Un ricordo in Famiglia. Alcune lettere di Guerra del soldato Gaetano Martino 1915-1918
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Finisco perchè la tromba mi chiama.
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S. Antimo 18 Marzo 1916.
Mio carissimo Antoniuccio.
Finalmente dopo una lunga aspettativa, che mi è parsa un'eternità ho ricevuto la tua pregiata raccomandata. Non puoi immaginare la mia gioia nel vederti sano e robusto nella fotografia. Così pure ti posso assicurare di me.
Sono quattro mesi che sono sotto le armi, ed anche questi mi son parsi così lunghi. Le marce e lo zaino mi stancano in maniera tale, che la sera al ritorno mi metto subito in branda.
Sono stato due mesi e mezzo a Napoli, e poi passai a S. Antimo in distaccamento. Dalla grande città ti mandai due mie lettere (che l'hai ricevute), e credevo di ricevere risposta colà, ma niente. Ci voleva un conforto, stante che le lettere di mamma erano sempre piene di dolore e dispiacere. Poveretta, ha ragione, teme, fra breve andrò ad affrontare il secolare nemico.
Il ventiquattro corrente mese, farò ritorno a Napoli per essere vestito grigio-verde e partire al Fronte. Spero di avere il coraggio di affrontare la prova suprema. Se cadrò vittima le mie ultime
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parole saranno all'Italia, a mamma a Maria, che mi hanno visto crescere, ed al mio carissimo Antoniuccio, che non ho avuto il bene di conoscerlo.
Giorni sono andai in licenza, e non puoi credere come trovai mamma. Cerchi tu di consolarla, sebbene da lontano, e puoi essere sicuro che quando ha tue notizie essa piange e maledice quel giorno che partisti per così lontana terra.
Finisco perchè la tromba mi chiama, per andare a fare una lunghissima marcia.
Ti bacio caramente. Tuo aff.mo fratello
Gaetano.
Andrò a combattere l'odiato nemico.
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Napoli 30 Maggio 1916.
Mio carissimo Antoniuccio.
Non puoi immaginare, quanta gioia prova il mio cuore, quando mi arrivano tue lettere. Tutte le cattive idee che mi fanno stare in continuo sopra-pensiero, fuggono, e per qualche ora sono allegro. Ma poi! Lo puoi immaginare.
Sono sei mesi che sono sotto le armi, e grazie a Dio sono ancora sotto il bel cielo d'Italia. Così
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Finisco perchè la tromba mi chiama.
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S. Antimo 18 Marzo 1916.
Mio carissimo Antoniuccio.
Finalmente dopo una lunga aspettativa, che mi è parsa un'eternità ho ricevuto la tua pregiata raccomandata. Non puoi immaginare la mia gioia nel vederti sano e robusto nella fotografia. Così pure ti posso assicurare di me.
Sono quattro mesi che sono sotto le armi, ed anche questi mi son parsi così lunghi. Le marce e lo zaino mi stancano in maniera tale, che la sera al ritorno mi metto subito in branda.
Sono stato due mesi e mezzo a Napoli, e poi passai a S. Antimo in distaccamento. Dalla grande città ti mandai due mie lettere (che l'hai ricevute), e credevo di ricevere risposta colà, ma niente. Ci voleva un conforto, stante che le lettere di mamma erano sempre piene di dolore e dispiacere. Poveretta, ha ragione, teme, fra breve andrò ad affrontare il secolare nemico.
Il ventiquattro corrente mese, farò ritorno a Napoli per essere vestito grigio-verde e partire al Fronte. Spero di avere il coraggio di affrontare la prova suprema. Se cadrò vittima le mie ultime
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parole saranno all'Italia, a mamma a Maria, che mi hanno visto crescere, ed al mio carissimo Antoniuccio, che non ho avuto il bene di conoscerlo.
Giorni sono andai in licenza, e non puoi credere come trovai mamma. Cerchi tu di consolarla, sebbene da lontano, e puoi essere sicuro che quando ha tue notizie essa piange e maledice quel giorno che partisti per così lontana terra.
Finisco perchè la tromba mi chiama, per andare a fare una lunghissima marcia.
Ti bacio caramente. Tuo aff.mo fratello
Gaetano.
Andrò a combattere l'odiato nemico.
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Napoli 30 Maggio 1916.
Mio carissimo Antoniuccio.
Non puoi immaginare, quanta gioia prova il mio cuore, quando mi arrivano tue lettere. Tutte le cattive idee che mi fanno stare in continuo sopra-pensiero, fubbono, e per qualche ora sono allegro. Ma poi! Lo puoi immaginare.
SOno sei mesi che sono sotto le armi, e grazie a Dio sono ancora sotto il bel cielo d'Italia. Così
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Finisco perchè la tromba mi chiama.
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S. Antimo 18 Marzo 1916.
Mio carissimo Antoniuccio.
Finalmente dopo una lunga aspettativa, che mi è parsa un'eternità ho ricevuto la tua pregiata raccomandata. Non puoi immaginare la mia gioia nel vederti sano e robusto nella fotografia. Così pure ti posso assicurare di me.
Sono quattro mesi che sono sotto le armi, ed anche questi mi son parsi così lunghi. Le marce e lo zaino mi stancano in maniera tale, che la sera al ritorno mi metto subito in branda.
Sono stato due mesi e mezzo a Napoli, e poi passai a S. Antimo in distaccamento. Dalla grande città ti mandai due mie lettere (che l'hai ricevute), e credevo di ricevere risposta colà, ma niente. Ci voleva un conforto, stante che le lettere di mamma erano sempre piene di dolore e dispiacere. Poveretta, ha ragione, teme, fra breve andrò ad affrontare il secolare nemico.
Il ventiquattro corrente mese, farò ritorno a Napoli per essere vestito grigio-verde e partire al Fronte. Spero di avere il coraggio di affrontare la prova suprema. Se cadrò vittima le mie ultime
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parole saranno all'Italia, a mamma a Maria, che mi hanno visto crescere, ed al mio carissimo Antoniuccio, che non ho avuto il bene di conoscerlo.
Giorni sono andai in licenza, e non puoi credere come trovai mamma. Cerchi tu di consolarla, sebbene da lontano, e puoi essere sicuro che quando ha tue notizie essa piange e maledice quel giorno che partisti per così lontana terra.
Finisco perchè la tromba mi chiama, per andare a fare una lunghissima marcia.
Ti bacio caramente. Tuo aff.mo fratello
Gaetano.
Andrò a combattere l'odiato nemico.
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Finisco perchè la tromba mi chiama.
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S. Antimo 18 Marzo 1916.
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Gorizia
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- Maria Ludovica Bitonti
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