Rivista "La Guerra Italiana". N. 20

Edit transcription:
...
Transcription saved
Enhance your transcribing experience by using full-screen mode

Transcription

You have to be logged in to transcribe. Please login or register and click the pencil-button again

 pag. 306

 foto - Il passo del Tonale 
di dove un cammino, uscendo dalla valle di Vermiglio a Ossana, sale per Pejo alla Forcellina di Montozzo, i nostri alpini riescono a cacciare dai trinceramenti i drappelli nemici che guardano questa valle del Monte.

L'artiglieria, portentosamente issata a più di tremila metri sulla punta d'Ercavallo, decide queste battaglie montane. Avanziamo, nei giorni di poi, lungo la cresta dalla cima d'Albiole fino alla cima di Boai, così che il 21 agosto è raggiunta la testata di Strino, tributaria della valle di Vermiglio, e il costone del Re di Val. Il 18 agosto, il nemico sgombra il forte dei Pozzi Alti. Il 28, abbandona anche il forte Saccarana.

   Il 25 agosto la via dei ghiacciai dell'Adamello gli è nettamente preclusa, con l'occupazione del passo di Lago Scuro e del Corno Bedole, che dà a noi il dominio sopra la testata della Val di Genova.

   Nella Giudicaria, in Val Daone e in Val di Ledro. — Il 24 maggio, subito sconfinando, le nostre truppe occupano il ponte Caffaro oltre il lago d'Idro, verso l'Ampola. Il 29 piantano la bandiera su cima Spessa allo sbocco della val di Ledro, nella Giudicaria. Il 2 giugno sono già a Condino e si collegano a sinistra con compagnie alpine scese dalla val Camonica. Via via tutto il versante destro della val Daone è conquistato dai nostri, munito per la difesa e per l'offesa.

Il 28 luglio il monte Lavanech e la cima Pissola, le due ultime vette contrastate, ci appartengono. Dalla posizione della val Daone stendiamo la mano agli assalitori del Tonale, mentre sbarriamo la val di Chiese, presso Cimego, e dominiamo dalle alture di mezzodì la valle di Ledro e il Ponale fino al lago di Garda, che attende di essere tutto lago italiano.

   * È ormai guerra d'inverno quella che si combatte in alta montagna (vedi comunicato 2 ottobre); le nevi cadono abbondanti colmando avvallamenti, nascondendo rilievi e asperità, livellando il terreno; solo le grandi rocce emergono dalla superficie uguale.

   Le marce, e specialmente i trasporti, sono difficili e lentissimi, ciò che inceppa singolarmente anche i movimenti dell'artiglieria da montagna.

   Quindi la convenienza, notano tutti i giornali, di limitarsi agli attacchi frontali, quindi anche la convenienza di agire con le truppe raccolte con le schiere ravvicinate, diminuendo le distanze tra gli uomini in catena e i sostegni e il grosso. E la lentezza della marcia, insieme alla maggiore visibilità dei bersagli sulla neve, espone di più all'azione del fuoco avversario.

   Frontiera della Carnia. — 27 settembre. — Piccoli combattimenti a Malga Secondo, nella zona di Monte Coston, sulle falde del Monte Rombon (Plezzo) e del Potoce (Monte Nero). Ovunque il nemico fu ricacciato e lasciò nelle nostre mani alcuni prigionieri.

   Nella conca di Plezzo la nostra artiglieria disperse, con tiri aggiustati, una colonna nemica discendente per la valle della Keritnica e bersagliò sul Rombon nuclei di lavoratori nemici, scompigliandoli.

   30 settembre. — Nella zona di Plezzo frequenti piccole azioni nelle quali sono state fatte prigioniere alcune pattuglie nemiche.

   2 ottobre. — Piccola azione al passo di Pramasio.

   Frontiera del Friuli. 27 settembre — Sul Carso, all'estrema ala sinistra della nostra occupazione, le nostre fanterie, avanzando di sorpresa, riuscirono a compiere sensibili progressi in direzione di Peteano, rafforzandosi poi nelle posizioni raggiunte.

   28 settembre. — Viene respinta, sul Carso, una avanzata dell'avversario verso Selz.

   L'artiglieria nemica lanciò qualche granata incendiaria su Monfalcone, Mandria e Adria, ma il rapido intervento delle nostre batterie fece cessare il tiro.

   29 settembre. — Nella zona di Tolmino il nemico, stretto sempre più da vicino sull'altura di Santa Maria, ha tentato due attacchi di sorpresa nella notte sul 28 e sul 29 contro le nostre posizioni, ma è stato costantemente respinto.

   Ieri notte nostri reparti da montagna attaccarono le posizioni del nemico su contrafforti del Monte Nero che scendono su Tolmino e riuscirono in alcuni tratti a ricacciarlo con gravi perdite, prendendogli anche 60 prigionieri e 2 mitragliatrici.

   Nelle acque dell'Isonzo vennero pescate tre delle mine galleggianti che gli austriaci abbandonano ancora alla corrente nell'intento di danneggiare i nostri ponti.

   30 settembre. — Il numero degli uomini fatti prigionieri nel combattimento nella notte sul 29 nel settore di Tolmino ammonta a 88, tra i quali 3 ufficiali.

   Un idroplano nemico lanciò due bombe su Porto Buso: nessuna vittima, nessun danno. Un nostro velivolo bombardò, pare con efficacia, alcune località sul Carso indicate quali sede di alti comandi austriaci.

   1 ottobre. — Nella parte montuosa del teatro di operazioni, nebbie frequenti ed intense ostacolano l'azione delle artiglierie; ma consentono talora alle nostre fanterie ardite irruzioni di piccoli reparti che, avvicinandosi alle posizioni nemiche, ne distruggono le difese accessorie, vi aprono larghe brecce nei reticolati, e provocano allarmi nei difensori.

   Nel settore di Tolmino le nostre truppe, nella notte del 30 settembre, attaccarono, lungo tutto il fronte, dal Mrzli al Vodil (Monte Nero), ed alle alture di Santa Maria e di Santa Lucia, riuscendo, nonostante le straordinarie difficoltà del terreno, aggravate dalla inclemenza della stagione, ad espugnare fortissimi trinceramenti e facendo qualche diecina di prigionieri.

 foto - La Val d'Ampola per Ledro e Storo. 

 pag. 307 

   Manifestatosi un violento contrattacco di numerose forze nemiche, i successi aspramente conseguiti all'ala sinistra sui contrafforti del Mrzli e del Vodil non poterono essere mantenuti. All'ala destra, sulle colline di Santa Maria e di Santa Lucia, fu invece possibile afforzare e conservare il terreno conquistato.

   2 ottobre. — Lungo tutta la fronte dell'Isonzo dal Monte Rombon al Carso, il nemico fece ieri grande sperpero di fuochi di artiglieria e di fucileria: in qualche punto con tanta precipitazione che colpi assai corti di lontane batterie furono visti cadere sulle trincee austriache più avanzate. Le fanterie però in nessun punto della fronte pronunciarono attacchi: solo sulle falde del Rombon nuclei nemici tentarono di avvicinarsi alle nostre linee: ma con colpi bene aggiustati furono prontamente respinti.

   Un velivolo nemico lanciò ieri qualche bomba nei dintorni della stazione ferroviaria di Cervignano, ferendo due cittadini. Altri due velivoli tentarono incursioni contro le nostre posizioni sul Carso; ma furono ricacciati dal fuoco dei nostri posti antiaerei.

   3 ottobre. — Nel settore di Tolmino fu respinto un attacco nemico diretto contro le posizioni conquistate dalle nostre truppe sull'altura di Santa Maria.

   Lungo il rimanente fronte non si ebbe alcun avvenimento di qualche importanza.

   * La zona di Tolmino è di continuo aspramente disputata (vedi comunicato del 27 settembre). Il comunicato del comando supremo rileva che il nemico è « stretto sempre più da vicino ».  Infatti i nostri lo hanno quasi quotidianamente incalzato nelle sue posizioni dei contrafforti del Monte Nero, di Lusnica, dello Slemo, del ponte di San Daniele: allo Slemo restano loro da conquistare soli 150 metri di terreno per arrivare alla cima: al ponte di San Daniele — importantissimo perchè in comunicazione con la strada di Tolmino — tengono un forte sbarramento.

   Questa del ponte di San Daniele fu una delle operazioni più brillanti compiute dalle truppe del genio, che nella notte di ferragosto riuscirono a conquistarne una parte e a fortificarvisi. Un bel fortino austriaco

 foto - La piazza di Dimaro in Val di Sole. 

nelle adiacenze fu fatto saltare anche dal genio, e per far ciò un ufficiale vi lavorò assiduamente tre notti, preparando i fornelli di gelatina per l'esplosione.

   Ora i nostri incalzano il nemico sulle alture di Santa Maria, e questa situazione spiega i due tentativi notturni di riscossa del nemico felicemente respinti e il nostro vittorioso attacco sul Monte Nero.

   Nel settore di Tolmino, come negli altri, la situazione si presenta vantaggiosa per i nostri. Resta loro però un compito molto aspro. Tolmino è protetta da un sistema di alture, di cui la più elevata è il Monte Nero, dal quale si distacca un'altra vetta, che i nostri soldati hanno ormai definitivamente battezzata per Monte Rosso; tra questa e il Monte Verde si insinua il passo di Lusnica: seguono il Mrzli e lo Slemo.

   I nostri distendono le loro linee dal Monte Nero allo Slemo. Ma i 150 metri che debbono ancora conquistare sono coperti da una salda linea di trincee, che è chiamata il « trincerone ».

 foto - Il cantiere di Monfalcone dopo i bombardamenti e gl'incendi dell'agosto. 

Transcription saved

 pag. 306

 foto - Il passo del Tonale 
di dove un cammino, uscendo dalla valle di Vermiglio a Ossana, sale per Pejo alla Forcellina di Montozzo, i nostri alpini riescono a cacciare dai trinceramenti i drappelli nemici che guardano questa valle del Monte.

L'artiglieria, portentosamente issata a più di tremila metri sulla punta d'Ercavallo, decide queste battaglie montane. Avanziamo, nei giorni di poi, lungo la cresta dalla cima d'Albiole fino alla cima di Boai, così che il 21 agosto è raggiunta la testata di Strino, tributaria della valle di Vermiglio, e il costone del Re di Val. Il 18 agosto, il nemico sgombra il forte dei Pozzi Alti. Il 28, abbandona anche il forte Saccarana.

   Il 25 agosto la via dei ghiacciai dell'Adamello gli è nettamente preclusa, con l'occupazione del passo di Lago Scuro e del Corno Bedole, che dà a noi il dominio sopra la testata della Val di Genova.

   Nella Giudicaria, in Val Daone e in Val di Ledro. — Il 24 maggio, subito sconfinando, le nostre truppe occupano il ponte Caffaro oltre il lago d'Idro, verso l'Ampola. Il 29 piantano la bandiera su cima Spessa allo sbocco della val di Ledro, nella Giudicaria. Il 2 giugno sono già a Condino e si collegano a sinistra con compagnie alpine scese dalla val Camonica. Via via tutto il versante destro della val Daone è conquistato dai nostri, munito per la difesa e per l'offesa.

Il 28 luglio il monte Lavanech e la cima Pissola, le due ultime vette contrastate, ci appartengono. Dalla posizione della val Daone stendiamo la mano agli assalitori del Tonale, mentre sbarriamo la val di Chiese, presso Cimego, e dominiamo dalle alture di mezzodì la valle di Ledro e il Ponale fino al lago di Garda, che attende di essere tutto lago italiano.

   * È ormai guerra d'inverno quella che si combatte in alta montagna (vedi comunicato 2 ottobre); le nevi cadono abbondanti colmando avvallamenti, nascondendo rilievi e asperità, livellando il terreno; solo le grandi rocce emergono dalla superficie uguale.

   Le marce, e specialmente i trasporti, sono difficili e lentissimi, ciò che inceppa singolarmente anche i movimenti dell'artiglieria da montagna.

   Quindi la convenienza, notano tutti i giornali, di limitarsi agli attacchi frontali, quindi anche la convenienza di agire con le truppe raccolte con le schiere ravvicinate, diminuendo le distanze tra gli uomini in catena e i sostegni e il grosso. E la lentezza della marcia, insieme alla maggiore visibilità dei bersagli sulla neve, espone di più all'azione del fuoco avversario.

   Frontiera della Carnia. — 27 settembre. — Piccoli combattimenti a Malga Secondo, nella zona di Monte Coston, sulle falde del Monte Rombon (Plezzo) e del Potoce (Monte Nero). Ovunque il nemico fu ricacciato e lasciò nelle nostre mani alcuni prigionieri.

   Nella conca di Plezzo la nostra artiglieria disperse, con tiri aggiustati, una colonna nemica discendente per la valle della Keritnica e bersagliò sul Rombon nuclei di lavoratori nemici, scompigliandoli.

   30 settembre. — Nella zona di Plezzo frequenti piccole azioni nelle quali sono state fatte prigioniere alcune pattuglie nemiche.

   2 ottobre. — Piccola azione al passo di Pramasio.

   Frontiera del Friuli. 27 settembre — Sul Carso, all'estrema ala sinistra della nostra occupazione, le nostre fanterie, avanzando di sorpresa, riuscirono a compiere sensibili progressi in direzione di Peteano, rafforzandosi poi nelle posizioni raggiunte.

   28 settembre. — Viene respinta, sul Carso, una avanzata dell'avversario verso Selz.

   L'artiglieria nemica lanciò qualche granata incendiaria su Monfalcone, Mandria e Adria, ma il rapido intervento delle nostre batterie fece cessare il tiro.

   29 settembre. — Nella zona di Tolmino il nemico, stretto sempre più da vicino sull'altura di Santa Maria, ha tentato due attacchi di sorpresa nella notte sul 28 e sul 29 contro le nostre posizioni, ma è stato costantemente respinto.

   Ieri notte nostri reparti da montagna attaccarono le posizioni del nemico su contrafforti del Monte Nero che scendono su Tolmino e riuscirono in alcuni tratti a ricacciarlo con gravi perdite, prendendogli anche 60 prigionieri e 2 mitragliatrici.

   Nelle acque dell'Isonzo vennero pescate tre delle mine galleggianti che gli austriaci abbandonano ancora alla corrente nell'intento di danneggiare i nostri ponti.

   30 settembre. — Il numero degli uomini fatti prigionieri nel combattimento nella notte sul 29 nel settore di Tolmino ammonta a 88, tra i quali 3 ufficiali.

   Un idroplano nemico lanciò due bombe su Porto Buso: nessuna vittima, nessun danno. Un nostro velivolo bombardò, pare con efficacia, alcune località sul Carso indicate quali sede di alti comandi austriaci.

   1 ottobre. — Nella parte montuosa del teatro di operazioni, nebbie frequenti ed intense ostacolano l'azione delle artiglierie; ma consentono talora alle nostre fanterie ardite irruzioni di piccoli reparti che, avvicinandosi alle posizioni nemiche, ne distruggono le difese accessorie, vi aprono larghe brecce nei reticolati, e provocano allarmi nei difensori.

   Nel settore di Tolmino le nostre truppe, nella notte del 30 settembre, attaccarono, lungo tutto il fronte, dal Mrzli al Vodil (Monte Nero), ed alle alture di Santa Maria e di Santa Lucia, riuscendo, nonostante le straordinarie difficoltà del terreno, aggravate dalla inclemenza della stagione, ad espugnare fortissimi trinceramenti e facendo qualche diecina di prigionieri.

 foto - La Val d'Ampola per Ledro e Storo. 

 pag. 307 

   Manifestatosi un violento contrattacco di numerose forze nemiche, i successi aspramente conseguiti all'ala sinistra sui contrafforti del Mrzli e del Vodil non poterono essere mantenuti. All'ala destra, sulle colline di Santa Maria e di Santa Lucia, fu invece possibile afforzare e conservare il terreno conquistato.

   2 ottobre. — Lungo tutta la fronte dell'Isonzo dal Monte Rombon al Carso, il nemico fece ieri grande sperpero di fuochi di artiglieria e di fucileria: in qualche punto con tanta precipitazione che colpi assai corti di lontane batterie furono visti cadere sulle trincee austriache più avanzate. Le fanterie però in nessun punto della fronte pronunciarono attacchi: solo sulle falde del Rombon nuclei nemici tentarono di avvicinarsi alle nostre linee: ma con colpi bene aggiustati furono prontamente respinti.

   Un velivolo nemico lanciò ieri qualche bomba nei dintorni della stazione ferroviaria di Cervignano, ferendo due cittadini. Altri due velivoli tentarono incursioni contro le nostre posizioni sul Carso; ma furono ricacciati dal fuoco dei nostri posti antiaerei.

   3 ottobre. — Nel settore di Tolmino fu respinto un attacco nemico diretto contro le posizioni conquistate dalle nostre truppe sull'altura di Santa Maria.

   Lungo il rimanente fronte non si ebbe alcun avvenimento di qualche importanza.

   * La zona di Tolmino è di continuo aspramente disputata (vedi comunicato del 27 settembre). Il comunicato del comando supremo rileva che il nemico è « stretto sempre più da vicino ».  Infatti i nostri lo hanno quasi quotidianamente incalzato nelle sue posizioni dei contrafforti del Monte Nero, di Lusnica, dello Slemo, del ponte di San Daniele: allo Slemo restano loro da conquistare soli 150 metri di terreno per arrivare alla cima: al ponte di San Daniele — importantissimo perchè in comunicazione con la strada di Tolmino — tengono un forte sbarramento.

   Questa del ponte di San Daniele fu una delle operazioni più brillanti compiute dalle truppe del genio, che nella notte di ferragosto riuscirono a conquistarne una parte e a fortificarvisi. Un bel fortino austriaco

 foto - La piazza di Dimaro in Val di Sole. 

nelle adiacenze fu fatto saltare anche dal genio, e per far ciò un ufficiale vi lavorò assiduamente tre notti, preparando i fornelli di gelatina per l'esplosione.

   Ora i nostri incalzano il nemico sulle alture di Santa Maria, e questa situazione spiega i due tentativi notturni di riscossa del nemico felicemente respinti e il nostro vittorioso attacco sul Monte Nero.

   Nel settore di Tolmino, come negli altri, la situazione si presenta vantaggiosa per i nostri. Resta loro però un compito molto aspro. Tolmino è protetta da un sistema di alture, di cui la più elevata è il Monte Nero, dal quale si distacca un'altra vetta, che i nostri soldati hanno ormai definitivamente battezzata per Monte Rosso; tra questa e il Monte Verde si insinua il passo di Lusnica: seguono il Mrzli e lo Slemo.

   I nostri distendono le loro linee dal Monte Nero allo Slemo. Ma i 150 metri che debbono ancora conquistare sono coperti da una salda linea di trincee, che è chiamata il « trincerone ».

 foto - Il cantiere di Monfalcone dopo i bombardamenti e gl'incendi dell'agosto. 


Transcription history
  • October 22, 2018 09:09:05 Sara Fresi

     pag. 306

     foto - Il passo del Tonale 
    di dove un cammino, uscendo dalla valle di Vermiglio a Ossana, sale per Pejo alla Forcellina di Montozzo, i nostri alpini riescono a cacciare dai trinceramenti i drappelli nemici che guardano questa valle del Monte.

    L'artiglieria, portentosamente issata a più di tremila metri sulla punta d'Ercavallo, decide queste battaglie montane. Avanziamo, nei giorni di poi, lungo la cresta dalla cima d'Albiole fino alla cima di Boai, così che il 21 agosto è raggiunta la testata di Strino, tributaria della valle di Vermiglio, e il costone del Re di Val. Il 18 agosto, il nemico sgombra il forte dei Pozzi Alti. Il 28, abbandona anche il forte Saccarana.

       Il 25 agosto la via dei ghiacciai dell'Adamello gli è nettamente preclusa, con l'occupazione del passo di Lago Scuro e del Corno Bedole, che dà a noi il dominio sopra la testata della Val di Genova.

       Nella Giudicaria, in Val Daone e in Val di Ledro. — Il 24 maggio, subito sconfinando, le nostre truppe occupano il ponte Caffaro oltre il lago d'Idro, verso l'Ampola. Il 29 piantano la bandiera su cima Spessa allo sbocco della val di Ledro, nella Giudicaria. Il 2 giugno sono già a Condino e si collegano a sinistra con compagnie alpine scese dalla val Camonica. Via via tutto il versante destro della val Daone è conquistato dai nostri, munito per la difesa e per l'offesa.

    Il 28 luglio il monte Lavanech e la cima Pissola, le due ultime vette contrastate, ci appartengono. Dalla posizione della val Daone stendiamo la mano agli assalitori del Tonale, mentre sbarriamo la val di Chiese, presso Cimego, e dominiamo dalle alture di mezzodì la valle di Ledro e il Ponale fino al lago di Garda, che attende di essere tutto lago italiano.

       * È ormai guerra d'inverno quella che si combatte in alta montagna (vedi comunicato 2 ottobre); le nevi cadono abbondanti colmando avvallamenti, nascondendo rilievi e asperità, livellando il terreno; solo le grandi rocce emergono dalla superficie uguale.

       Le marce, e specialmente i trasporti, sono difficili e lentissimi, ciò che inceppa singolarmente anche i movimenti dell'artiglieria da montagna.

       Quindi la convenienza, notano tutti i giornali, di limitarsi agli attacchi frontali, quindi anche la convenienza di agire con le truppe raccolte con le schiere ravvicinate, diminuendo le distanze tra gli uomini in catena e i sostegni e il grosso. E la lentezza della marcia, insieme alla maggiore visibilità dei bersagli sulla neve, espone di più all'azione del fuoco avversario.

       Frontiera della Carnia. — 27 settembre. — Piccoli combattimenti a Malga Secondo, nella zona di Monte Coston, sulle falde del Monte Rombon (Plezzo) e del Potoce (Monte Nero). Ovunque il nemico fu ricacciato e lasciò nelle nostre mani alcuni prigionieri.

       Nella conca di Plezzo la nostra artiglieria disperse, con tiri aggiustati, una colonna nemica discendente per la valle della Keritnica e bersagliò sul Rombon nuclei di lavoratori nemici, scompigliandoli.

       30 settembre. — Nella zona di Plezzo frequenti piccole azioni nelle quali sono state fatte prigioniere alcune pattuglie nemiche.

       2 ottobre. — Piccola azione al passo di Pramasio.

       Frontiera del Friuli. 27 settembre — Sul Carso, all'estrema ala sinistra della nostra occupazione, le nostre fanterie, avanzando di sorpresa, riuscirono a compiere sensibili progressi in direzione di Peteano, rafforzandosi poi nelle posizioni raggiunte.

       28 settembre. — Viene respinta, sul Carso, una avanzata dell'avversario verso Selz.

       L'artiglieria nemica lanciò qualche granata incendiaria su Monfalcone, Mandria e Adria, ma il rapido intervento delle nostre batterie fece cessare il tiro.

       29 settembre. — Nella zona di Tolmino il nemico, stretto sempre più da vicino sull'altura di Santa Maria, ha tentato due attacchi di sorpresa nella notte sul 28 e sul 29 contro le nostre posizioni, ma è stato costantemente respinto.

       Ieri notte nostri reparti da montagna attaccarono le posizioni del nemico su contrafforti del Monte Nero che scendono su Tolmino e riuscirono in alcuni tratti a ricacciarlo con gravi perdite, prendendogli anche 60 prigionieri e 2 mitragliatrici.

       Nelle acque dell'Isonzo vennero pescate tre delle mine galleggianti che gli austriaci abbandonano ancora alla corrente nell'intento di danneggiare i nostri ponti.

       30 settembre. — Il numero degli uomini fatti prigionieri nel combattimento nella notte sul 29 nel settore di Tolmino ammonta a 88, tra i quali 3 ufficiali.

       Un idroplano nemico lanciò due bombe su Porto Buso: nessuna vittima, nessun danno. Un nostro velivolo bombardò, pare con efficacia, alcune località sul Carso indicate quali sede di alti comandi austriaci.

       1 ottobre. — Nella parte montuosa del teatro di operazioni, nebbie frequenti ed intense ostacolano l'azione delle artiglierie; ma consentono talora alle nostre fanterie ardite irruzioni di piccoli reparti che, avvicinandosi alle posizioni nemiche, ne distruggono le difese accessorie, vi aprono larghe brecce nei reticolati, e provocano allarmi nei difensori.

       Nel settore di Tolmino le nostre truppe, nella notte del 30 settembre, attaccarono, lungo tutto il fronte, dal Mrzli al Vodil (Monte Nero), ed alle alture di Santa Maria e di Santa Lucia, riuscendo, nonostante le straordinarie difficoltà del terreno, aggravate dalla inclemenza della stagione, ad espugnare fortissimi trinceramenti e facendo qualche diecina di prigionieri.

     foto - La Val d'Ampola per Ledro e Storo. 

     pag. 307 

       Manifestatosi un violento contrattacco di numerose forze nemiche, i successi aspramente conseguiti all'ala sinistra sui contrafforti del Mrzli e del Vodil non poterono essere mantenuti. All'ala destra, sulle colline di Santa Maria e di Santa Lucia, fu invece possibile afforzare e conservare il terreno conquistato.

       2 ottobre. — Lungo tutta la fronte dell'Isonzo dal Monte Rombon al Carso, il nemico fece ieri grande sperpero di fuochi di artiglieria e di fucileria: in qualche punto con tanta precipitazione che colpi assai corti di lontane batterie furono visti cadere sulle trincee austriache più avanzate. Le fanterie però in nessun punto della fronte pronunciarono attacchi: solo sulle falde del Rombon nuclei nemici tentarono di avvicinarsi alle nostre linee: ma con colpi bene aggiustati furono prontamente respinti.

       Un velivolo nemico lanciò ieri qualche bomba nei dintorni della stazione ferroviaria di Cervignano, ferendo due cittadini. Altri due velivoli tentarono incursioni contro le nostre posizioni sul Carso; ma furono ricacciati dal fuoco dei nostri posti antiaerei.

       3 ottobre. — Nel settore di Tolmino fu respinto un attacco nemico diretto contro le posizioni conquistate dalle nostre truppe sull'altura di Santa Maria.

       Lungo il rimanente fronte non si ebbe alcun avvenimento di qualche importanza.

       * La zona di Tolmino è di continuo aspramente disputata (vedi comunicato del 27 settembre). Il comunicato del comando supremo rileva che il nemico è « stretto sempre più da vicino ».  Infatti i nostri lo hanno quasi quotidianamente incalzato nelle sue posizioni dei contrafforti del Monte Nero, di Lusnica, dello Slemo, del ponte di San Daniele: allo Slemo restano loro da conquistare soli 150 metri di terreno per arrivare alla cima: al ponte di San Daniele — importantissimo perchè in comunicazione con la strada di Tolmino — tengono un forte sbarramento.

       Questa del ponte di San Daniele fu una delle operazioni più brillanti compiute dalle truppe del genio, che nella notte di ferragosto riuscirono a conquistarne una parte e a fortificarvisi. Un bel fortino austriaco

     foto - La piazza di Dimaro in Val di Sole. 

    nelle adiacenze fu fatto saltare anche dal genio, e per far ciò un ufficiale vi lavorò assiduamente tre notti, preparando i fornelli di gelatina per l'esplosione.

       Ora i nostri incalzano il nemico sulle alture di Santa Maria, e questa situazione spiega i due tentativi notturni di riscossa del nemico felicemente respinti e il nostro vittorioso attacco sul Monte Nero.

       Nel settore di Tolmino, come negli altri, la situazione si presenta vantaggiosa per i nostri. Resta loro però un compito molto aspro. Tolmino è protetta da un sistema di alture, di cui la più elevata è il Monte Nero, dal quale si distacca un'altra vetta, che i nostri soldati hanno ormai definitivamente battezzata per Monte Rosso; tra questa e il Monte Verde si insinua il passo di Lusnica: seguono il Mrzli e lo Slemo.

       I nostri distendono le loro linee dal Monte Nero allo Slemo. Ma i 150 metri che debbono ancora conquistare sono coperti da una salda linea di trincee, che è chiamata il « trincerone ».

     foto - Il cantiere di Monfalcone dopo i bombardamenti e gl'incendi dell'agosto. 

  • October 22, 2018 09:08:59 Sara Fresi
  • June 30, 2017 22:48:34 Dario Manzotti

     pag. 306

     foto - Il passo del Tonale 
    di dove un cammino, uscendo dalla valle di Vermiglio a Ossana, sale per Pejo alla Forcellina di Montozzo, i nostri alpini riescono a cacciare dai trinceramenti i drappelli nemici che guardano questa valle del Monte.

    L'artiglieria, portentosamente issata a più di tremila metri sulla punta d'Ercavallo, decide queste battaglie montane. Avanziamo, nei giorni di poi, lungo la cresta dalla cima d'Albiole fino alla cima di Boai, così che il 21 agosto è raggiunta la testata di Strino, tributaria della valle di Vermiglio, e il costone del Re di Val. Il 18 agosto, il nemico sgombra il forte dei Pozzi Alti. Il 28, abbandona anche il forte Saccarana.

       Il 25 agosto la via dei ghiacciai dell'Adamello gli è nettamente preclusa, con l'occupazione del passo di Lago Scuro e del Corno Bedole, che dà a noi il dominio sopra la testata della Val di Genova.

       Nella Giudicaria, in Val Daone e in Val di Ledro. — Il 24 maggio, subito sconfinando, le nostre truppe occupano il ponte Caffaro oltre il lago d'Idro, verso l'Ampola. Il 29 piantano la bandiera su cima Spessa allo sbocco della val di Ledro, nella Giudicaria. Il 2 giugno sono già a Condino e si collegano a sinistra con compagnie alpine scese dalla val Camonica. Via via tutto il versante destro della val Daone è conquistato dai nostri, munito per la difesa e per l'offesa.

    Il 28 luglio il monte Lavanech e la cima Pissola, le due ultime vette contrastate, ci appartengono. Dalla posizione della val Daone stendiamo la mano agli assalitori del Tonale, mentre sbarriamo la val di Chiese, presso Cimego, e dominiamo dalle alture di mezzodì la valle di Ledro e il Ponale fino al lago di Garda, che attende di essere tutto lago italiano.

       * È ormai guerra d'inverno quella che si combatte in alta montagna (vedi comunicato 2 ottobre); le nevi cadono abbondanti colmando avvallamenti, nascondendo rilievi e asperità, livellando il terreno; solo le grandi rocce emergono dalla superficie uguale.

       Le marce, e specialmente i trasporti, sono difficili e lentissimi, ciò che inceppa singolarmente anche i movimenti dell'artiglieria da montagna.

       Quindi la convenienza, notano tutti i giornali, di limitarsi agli attacchi frontali, quindi anche la convenienza di agire con le truppe raccolte con le schiere ravvicinate, diminuendo le distanze tra gli uomini in catena e i sostegni e il grosso. E la lentezza della marcia, insieme alla maggiore visibilità dei bersagli sulla neve, espone di più all'azione del fuoco avversario.

       Frontiera della Carnia. — 27 settembre. — Piccoli combattimenti a Malga Secondo, nella zona di Monte Coston, sulle falde del Monte Rombon (Plezzo) e del Potoce (Monte Nero). Ovunque il nemico fu ricacciato e lasciò nelle nostre mani alcuni prigionieri.

       Nella conca di Plezzo la nostra artiglieria disperse, con tiri aggiustati, una colonna nemica discendente per la valle della Keritnica e bersagliò sul Rombon nuclei di lavoratori nemici, scompigliandoli.

       30 settembre. — Nella zona di Plezzo frequenti piccole azioni nelle quali sono state fatte prigioniere alcune pattuglie nemiche.

       2 ottobre. — Piccola azione al passo di Pramasio.

       Frontiera del Friuli. 27 settembre — Sul Carso, all'estrema ala sinistra della nostra occupazione, le nostre fanterie, avanzando di sorpresa, riuscirono a compiere sensibili progressi in direzione di Peteano, rafforzandosi poi nelle posizioni raggiunte.

       28 settembre. — Viene respinta, sul Carso, una avanzata dell'avversario verso Selz.

       L'artiglieria nemica lanciò qualche granata incendiaria su Monfalcone, Mandria e Adria, ma il rapido intervento delle nostre batterie fece cessare il tiro.

       29 settembre. — Nella zona di Tolmino il nemico, stretto sempre più da vicino sull'altura di Santa Maria, ha tentato due attacchi di sorpresa nella notte sul 28 e sul 29 contro le nostre posizioni, ma è stato costantemente respinto.

       Ieri notte nostri reparti da montagna attaccarono le posizioni del nemico su contrafforti del Monte Nero che scendono su Tolmino e riuscirono in alcuni tratti a ricacciarlo con gravi perdite, prendendogli anche 60 prigionieri e 2 mitragliatrici.

       Nelle acque dell'Isonzo vennero pescate tre delle mine galleggianti che gli austriaci abbandonano ancora alla corrente nell'intento di danneggiare i nostri ponti.

       30 settembre. — Il numero degli uomini fatti prigionieri nel combattimento nella notte sul 29 nel settore di Tolmino ammonta a 88, tra i quali 3 ufficiali.

       Un idroplano nemico lanciò due bombe su Porto Buso: nessuna vittima, nessun danno. Un nostro velivolo bombardò, pare con efficacia, alcune località sul Carso indicate quali sede di alti comandi austriaci.

       1 ottobre. — Nella parte montuosa del teatro di operazioni, nebbie frequenti ed intense ostacolano l'azione delle artiglierie; ma consentono talora alle nostre fanterie ardite irruzioni di piccoli reparti che, avvicinandosi alle posizioni nemiche, ne distruggono le difese accessorie, vi aprono larghe brecce nei reticolati, e provocano allarmi nei difensori.

       Nel settore di Tolmino le nostre truppe, nella notte del 30 settembre, attaccarono, lungo tutto il fronte, dal Mrzli al Vodil (Monte Nero), ed alle alture di Santa Maria e di Santa Lucia, riuscendo, nonostante le straordinarie difficoltà del terreno, aggravate dalla inclemenza della stagione, ad espugnare fortissimi trinceramenti e facendo qualche diecina di prigionieri.

     foto - La Val d'Ampola per Ledro e Storo. 

     pag. 307 

       Manifestatosi un violento contrattacco di numerose forze nemiche, i successi aspramente conseguiti all'ala sinistra sui contrafforti del Mrzli e del Vodil non poterono essere mantenuti. All'ala destra, sulle colline di Santa Maria e di Santa Lucia, fu invece possibile afforzare e conservare il terreno conquistato.

       2 ottobre. — Lungo tutta la fronte dell'Isonzo dal Monte Rombon al Carso, il nemico fece ieri grande sperpero di fuochi di artiglieria e di fucileria: in qualche punto con tanta precipitazione che colpi assai corti di lontane batterie furono visti cadere sulle trincee austriache più avanzate. Le fanterie però in nessun punto della fronte pronunciarono attacchi: solo sulle falde del Rombon nuclei nemici tentarono di avvicinarsi alle nostre linee: ma con colpi bene aggiustati furono prontamente respinti.

       Un velivolo nemico lanciò ieri qualche bomba nei dintorni della stazione ferroviaria di Cervignano, ferendo due cittadini. Altri due velivoli tentarono incursioni contro le nostre posizioni sul Carso; ma furono ricacciati dal fuoco dei nostri posti antiaerei.

       3 ottobre. — Nel settore di Tolmino fu respinto un attacco nemico diretto contro le posizioni conquistate dalle nostre truppe sull'altura di Santa Maria.

       Lungo il rimanente fronte non si ebbe alcun avvenimento di qualche importanza.

       * La zona di Tolmino è di continuo aspramente disputata (vedi comunicato del 27 settembre). Il comunicato del comando supremo rileva che il nemico è « stretto sempre più da vicino ».  Infatti i nostri lo hanno quasi quotidianamente incalzato nelle sue posizioni dei contrafforti del Monte Nero, di Lusnica, dello Slemo, del ponte di San Daniele: allo Slemo restano loro da conquistare soli 150 metri di terreno per arrivare alla cima: al ponte di San Daniele — importantissimo perchè in comunicazione con la strada di Tolmino — tengono un forte sbarramento.

       Questa del ponte di San Daniele fu una delle operazioni più brillanti compiute dalle truppe del genio, che nella notte di ferragosto riuscirono a conquistarne una parte e a fortificarvisi. Un bel fortino austriaco

     foto - La piazza di Dimaro in Val di Sole. 

    nelle adiacenze fu fatto saltare anche dal genio, e per far ciò un ufficiale vi lavorò assiduamente tre notti, preparando i fornelli di gelatina per l'esplosione.

       Ora i nostri incalzano il nemico sulle alture di Santa Maria, e questa situazione spiega i due tentativi notturni di riscossa del nemico felicemente respinti e il nostro vittorioso attacco sul Monte Nero.

       Nel settore di Tolmino, come negli altri, la situazione si presenta vantaggiosa per i nostri. Resta loro però un compito molto aspro. Tolmino è protetta da un sistema di alture, di cui la più elevata è il Monte Nero, dal quale si distacca un'altra vetta, che i nostri soldati hanno ormai definitivamente battezzata per Monte Rosso; tra questa e il Monte Verde si insinua il passo di Lusnica: seguono il Mrzli e lo Slemo.

       I nostri distendono le loro linee dal Monte Nero allo Slemo. Ma i 150 metri che debbono ancora conquistare sono coperti da una salda linea di trincee, che è chiamata il « trincerone ».

     foto - Il cantiere di Monfalcone dopo i bombardamenti e gl'incendi dell'agosto. 


  • June 26, 2017 21:38:58 Dario Manzotti

    [FIG. Il passo del Tonale]
    di dove un cammino, uscendo dalla valle di Vermiglio a Ossana, sale per Pejo alla Forcellina di Montozzo, i nostri alpini riescono a cacciare dai trinceramenti i drappelli nemici che guardano questa valle del Monte.

    L'artiglieria, portentosamente issata a più di tremila metri sulla punta d'Ercavallo, decide queste battaglie montane. Avanziamo, nei giorni di poi, lungo la cresta dalla cima d'Albiole fino alla cima di Boai, così che il 21 agosto è raggiunta la testata di Strino, tributaria della valle di Vermiglio, e il costone del Re di Val. Il 18 agosto, il nemico sgombra il forte dei Pozzi Alti. Il 28, abbandona anche il forte Saccarana.

      Il 25 agosto la via dei ghiacciai dell'Adamello gli è nettamente preclusa, con l'occupazione del passo di Lago Scuro e del Corno Bedole, che dà a noi il dominio sopra la testata della Val di Genova.

       Nella Giudicaria, in Val Daone e in Val di Ledro. — Il 24 maggio, subito sconfinando, le nostre truppe occupano il ponte Caffaro oltre il lago d'Idro, verso l'Ampola. Il 29 piantano la bandiera su cima Spessa allo sbocco della val di Ledro, nella Giudicaria. Il 2 giugno sono già a Condino e si collegano a sinistra con compagnie alpine scese dalla val Camonica. Via via tutto il versante destro della val Daone è conquistato dai nostri, munito per la difesa e per l'offesa.

    Il 28 luglio il monte Lavanech e la cima Pissola, le due ultime vette contrastate, ci appartengono. Dalla posizione della val Daone stendiamo la mano agli assalitori del Tonale, mentre sbarriamo la val di Chiese, presso Cimego, e dominiamo dalle alture di mezzodì la valle di Ledro e il Ponale fino al lago di Garda, che attende di essere tutto lago italiano.

       * È ormai guerra d'inverno quella che si combatte in alta montagna (vedi comunicato 2 ottobre); le nevi cadono abbondanti colmando avvallamenti, nascondendo rilievi e asperità, livellando il terreno; solo le grandi rocce emergono dalla superficie uguale.

       Le marce, e specialmente i trasporti, sono difficili e lentissimi, ciò che inceppa singolarmente anche i movimenti dell'artiglieria da montagna.

       Quindi la convenienza, notano tutti i giornali, di limitarsi agli attacchi frontali, quindi anche la convenienza di agire con le truppe racclte con le schiere ravvicinate, diminuendo le distanze tra gli uomini in catena e i sostegni e il grosso. E la lentezza della marcia, insieme alla maggiore visibilità dei bersagli sulla neve, espone di più all'azione del fuoco avversario.

       Frontiera della Carnia. — 27 settembre. — Piccoli combattimenti a Malga Secondo, nella zonda di Monte Coston, sulle falde del Monte Rombon (Plezzo) e del Potoce (Monte Nero). Ovunque il nemico furicacciato e lasciò nelle nostre mani alcuni prigionieri.

       Nella conca di Plezzo la nostra artiglieria disperse, con tiri aggiustati, una colonna nemica discendente per la valle della Keritnica e bersagliò sul Rombon nuclei di lavoratori nemici, scompigliandoli.

       30 settembre. — Nella zona di Plezzo frequenti piccole azioni nelle quali sono state fatte prigioniere alcune pattuglie nemiche.

       2 ottobre. — Piccola azione al passo di Pramasio.

       Frontiera del Friuli. 27 settembre — Sul Carso, all'estrema ala sinistra della nostra occupazione, le nostre fanterie, avanzando di sorpresa, riuscirono a compiere sensibili progressi in direzione di Peteano, rafforzandosi poi nelle posizioni raggiunte.

       28 settembre. — Viene respinta, sul Carso, una avanzata dell'avversario verso Selz.

       L'artiglieria nemica lanciò qualche granata incendiaria su Monfalcone, Mandria e Adria, ma il rapido intervento delle nostre batterie fece cessare il tiro.

       29 settembre. — Nella zona di Tolmino il nemico, stretto sempre più da vicino sull'altura di Santa Maria, ha tentato due attacchi di sorpresa nella notte sul 28 e sul 29 contro le nostre posizioni, ma è stato costantemente respinto.

       Ieri notte nostri reparti da montagna attaccarono le posizioni del nemico su contrafforti del Monte Nero che scendono su Tolmino e riuscirono in alcuni tratti a ricacciarlo con gravi perdite, prendendogli anche 60 prigionieri e 2 mitragliarici.

       Nelle acque dell'Isonzo vennero pescate tre delle mine galleggianti che gli austriaci abbandonano ancora alla corrente nell'intento di danneggiare i nostri ponti.

       30 settembre. — Il numero degli uomini fatti prigionieri nel combattimento nella notte sul 29 nel settore di Tolmino ammonta a 88, tra i quali 3 ufficiali.

       Un idroplano nemico lanciò due bombe su Porto Buso: nessuna vittima, nessun danno. Un nostro velivolo bombardò, pare con efficacia, alcune località sul Carso indicate quali sede di alti comandi austriaci.

       1 ottobre. — Nella parte montuosa del teatro di operazioni, nebbie frequenti ed intense ostacolano l'azione delle artiglierie; ma consentono talora alle nostre fanterie ardite irruzioni di piccoli reparti che, avvicinandosi alle posizioni nemiche, ne distruggono le difese accessorie, vi aprono larghe brecce nei reticolati, e provocano allarmi nei difensori.

       Nel settore di Tolmino le nostre truppe, nella notte del 30 settembre, attaccarono, lungo tutto il fronte, dal Mrzli al Vodil (Monte Nero), ed alle alture di Santa Maria e di Santa Lucia, riuscendo, nonostante le straordinarie difficoltà del terreno, aggravate dalla inclemenza della stagione, ad espugnare fortissimi trinceramenti e facendo qualche diecina di prigionieri.

    [FIG. La Val d'Ampola per Ledro e Storo.]


       Manifestatosi un violento contrattacco di numerose forze nemiche, i successi aspramente conseguiti all'ala sinistra sui contrafforti del Mrzli e del Vodil non poterono essere mantenuti. All'ala destra, sulle colline di Santa Maria e di Santa Lucia, fu invece possibile afforzare e conservare il terreno conquistato.

       2 ottobre. — Lungo tutta la fronte dell'Isonzo dal Monte Rombon al Carso, il nemico fece ieri grande sperpero di fuochi di artiglieria e di fucileria: in qualche punto con tanta precipitazione che colpi assai corti di lontane batterie furono visti cadere sulle trincee austriache più avanzate. Le fanterie però in nessun punto della fronte pronunciarono attacchi: solo sulle falde del Rombon nuclei nemici tentarono di avvicinarsi alle nostre linee: ma con colpi bene aggiustati furono prontamente respinti.

       Un velivolo nemico lanciò ieri qualche bomba nei dintorni della stazione ferroviaria di Cervignano, ferendo due cittadini. Altri due velivoli tentarono incursioni contro le nostre posizioni sul Carso; ma furono ricacciati dal fuoco dei nostri posti antiaerei.

       3 ottobre. — Nel settore di Tolmino fu respinto un attacco nemico diretto contro le posizioni conquistate dalle nostre truppe sull'altura di Santa Maria.

       Lungo il rimanente fronte non si ebbe alcun avvenimento di qualche importanza.

       * La zona di Tolmino è di continuo aspramente disputata (vedi comunicato del 27 settembre). Il comunicato del comando supremo rileva che il nemico è « stretto sempre più da vicino ».  Infatti i nostri lo hanno quasi quotidianamente incalzato nelle sue posizioni dei contrafforti del Monte Nero, di Lusnica, dello Slemo, del ponte di San Daniele: allo Slemo restano loro da conquistare soli 150 metri di terreno per arrivare alla cima: al ponte di San Daniele — importantissimo perchè [SIC] in comunicazione con la strada di Tolmino — tengono un forte sbarramento.

       Questa del ponte di San Daniele fu una delle operazioni più brillanti compiute dalle truppe del genio, che nella notte di ferragosto riuscirono a conquistarne una parte e a fortificarvisi. Un bel fortino austriaco

    [FIG. La piazza di Dimaro in Val di Sole.]

    nelle adiacenze fu fatto saltare anche dal genio, e per far ciò un ufficiale vi lavorò assiduamente tre notti, preparando i fornelli di gelatina per l'esplosione.

       Ora i nostri incalzano il nemico sulle alture di Santa Maria, e questa situazione spiega i due tentativi notturni di riscossa del nemico felicemente respinti e il nostro vittorioso attacco sul Monte Nero.

       Nel settore di Tolmino, come negli altri, la situazione si presenta vantaggiosa per i nostri. Resta loro però un compito molto aspro. Tolmino è protetta da un sistema di alture, di cui la più elevata è il Monte Nero, dal quale si distacca un'altra vetta, che i nostri soldati hanno ormai definitivamente battezzata per Monte Rosso; tra questa e il Monte Verde si insinua il passo di Lusnica: seguono il Mrzli e lo Slemo.

       I nostri distendono le loro linee dal Monte Nero allo Slemo. Ma i 150 metri che debbono ancora conquistare sono coperti da una salda linea di trincee, che è chiamata il « trincerone ».

    [FIG. Il cantiere di Monfalcone dopo i bombardamenti e gl'incendi dell'agosto.]


  • June 26, 2017 21:33:51 Dario Manzotti

    [FIG. Il passo del Tonale]
    di dove un cammino, uscendo dalla valle di Vermiglio a Ossana, sale per Pejo alla Forcellina di Montozzo, i nostri alpini riescono a cacciare dai trinceramenti i drappelli nemici che guardano questa valle del Monte.

    L'artiglieria, portentosamente issata a più di tremila metri sulla punta d'Ercavallo, decide queste battaglie montane. Avanziamo, nei giorni di poi, lungo la cresta dalla cima d'Albiole fino alla cima di Boai, così che il 21 agosto è raggiunta la testata di Stringo, tributaria della valle di Vermiglio, e il costone del Re di Val. Il 18 agosto, il nemico sgombra il forte dei Pozzi Alti. Il 28, abbandona anche il forte Saccarana.

      Il 25 agosto la via dei ghiacciai dell'Adamello gli è nettamente preclusa, con l'occupazione del passo di Lago Scuro e del Corno Bedole, che dà a noi il dominio sopra la testata della Val di Genova.

       Nella Giudicaria, in Val Daone e in Val di Ledro. — Il 24 maggio, subito sconfinando, le nostre truppe occupano il ponte Caffaro oltre il lago d'Idro, verso l'Ampola. Il 29 piantano la bandiera su cima Spessa allo sbocco della val di Ledro, nella Giudicaria. Il 2 giugno sono già a Condino e si collegano a sinistra con compagnie alpine scese dalla val Camonica. Via via tutto il versante destro della val Daone è conquistato dai nostri, munito per la difesa e per l'offesa.

    Il 298 luglio il monte Lavanech e la cima Pissola, le due ultime vette contrastate, ci appartengono. Dalla posizione della val Daone stendiamo la mano agli assalitori del Tonale, mentre sbarriamo la val di Chiese, presso Cimego, e dominiamo dalle alture di mezzodì la valle di Ledro e il Ponale fino al lago diGarda, che attende di essere tutto lago italiano.

       * È ormai guerra d'inverno quella che si combatte in alta montagna (vedi comunicato 2 ottobre); le nevi cadono abbondanti colmando avvallamenti, nascondendo rilievi e asperità, livellando il terreno; solo le grandi rocce emergono dalla superficie uguale.

       Le marce, e specialmente i trasporti, sono difficili e lentissimi, ciò che inceppa singolarmente anche i movimenti dell'artiglieria da montagna.

       Quindi la convenienza, notano tutti i giornali, di limitarsi agli attacchi frontali, quindi anche la convenienza di agire con le truppe racclte con le schiere ravvicinate, diminuendo le distanze tra gli uomini in catena e i sostegni e il grosso. E la lentezza della marcia, insieme alla maggiore visibilità dei bersagli sulla neve, espone di più all'azione del fuoco avversario.

       Frontiera della Carnia. — 27 settembre. — Piccoli combattimenti a Malga Secondo, nella zonda di Monte Coston, sulle falde del Monte Rombon (Plezzo) e del Potoce (Monte Nero). Ovunque il nemico furicacciato e lasciò nelle nostre mani alcuni prigionieri.

       Nella conca di Plezzo la nostra artiglieria disperse, con tiri aggiustati, una colonna nemica discendente per la valle della Keritnica e bersagliò sul Rombon nuclei di lavoratori nemici, scompigliandoli.

       30 settembre. — Nella zona di Plezzo frequenti piccole azioni nelle quali sono state fatte prigioniere alcune pattuglie nemiche.

       2 ottobre. — Piccola azione al passo di Pramasio.

       Frontiera del Friuli. 27 settembre — Sul Carso, all'estrema ala sinistra della nostra occupazione, le nostre fanterie, avanzando di sorpresa, riuscirono a compiere sensibili progressi in direzione di Peteano, rafforzandosi poi nelle posizioni raggiunte.

       28 settembre. — Viene respinta, sul Carso, una avanzata dell'avversario verso Selz.

       L'artiglieria nemica lanciò qualche granata incendiaria su Monfalcone, Mandria e Adria, ma il rapido intervento delle nostre batterie fece cessare il tiro.

       29 setembre. — Nella zona di Tolmino il nemico, stretto sempre più da vicino sull'altura di Santa Maria, ha tentato due attacchi di sorpresa nella notte sul 28 e sul 29 contro le nostre posizioni, ma è stato costantemente respinto.

       Ieri notte nostri reparti da montagna attaccarono le posizioni del nemico su contrafforti del Monte Nero che scendono su Tolmino e riuscirono in alcuni tratti a ricacciarlo con gravi perdite, prendendogli anche 60 prigionieri e 2 mitragliarici.

       Nelle acque dell'Isonzo vennero pescate tre delle mine galleggianti che gli austriaci abbandonano ancora alla corrente nell'intento di danneggiare i nostri ponti.

       30 settembre. — Il numero degli uomini fatti prigionieri nel combattimento nella notte sul 29 nel settore di Tolmino ammonta a 88, tra i quali 3 ufficiali.

       Un idroplano emico lanciò due bombe su Porto Buso: nessuna vittima, nessun danno. Un nostro velivolo bombardò, pare con efficacia, alcune località sul Carso indicate quali sede di alti comandi austriaci.

       1 ottobre. — Nella parte montuosa del teatro di operazioni, nebbie frequenti ed intense ostacolano l'azione delle artiglierie; ma consentono talora alle nostre fanterie ardite irruzioni di piccoli reparti che, avvicinandosi alle posizioni mnemiche, ne distruggono le difese accessorie, vi aprono larghe brecce nei reticolati, e provocano allarmi nei difensori.

       Nel settore di Tolmino le nostre truppe, nella notte del 30 settembre, attaccarono, lungo tutto il fronte, dal Mrzli al Vodil (Monte Nero), ed alle alture di Santa Maria e di Santa Lucia, riuscendo, nonostante le straordinarie difficoltà del terreno, aggravate dalla inclemenza della stagione, ad espugnare fortissimi trinceramenti e facendo qualche diecina di prigionieri.

    [FIG. La Val d'Ampola per Ledro e Storo.]


       Manifestatosi un violento contrattacco di numerose forze nemiche, i successi aspramente conseguiti all'ala sinistra sui contrafforti del Mrzli e del Vodil non poterono essere mantenuti. All'ala destram, sulle colline di Santa Maria e di Santa Lucia, fu invece possibile afforzare e conservare il terreno conquistato.

       2 ottobre. — Lungo tutta la fronte dell'Isonzo dal Monte Rombon al Carso, il nemico fece ieri grande sperpero di fuochi di artiglieria e di fucileria: in qualche punto con tanta precipitazione che colpi assai corti di lontane batterie furono visti cadere sulle trincee austriache più avanzate. Le fanterie però in nessun punto della fronte pronunciarono attacchi: solo sulle falde del Rombon nuclei nemici tentarono di avvicinarsi alle nostre linee: ma con colpi bene aggiustati furono prontamente respinti.

       Un velivolo nemico lanciò ieri qualche bomba nei dintorni della stazione ferroviaria di Cervignano, ferendo due cittadini. Altri due velivoli tentarono incursioni contro le nostre posizioni sul Carso; ma furono ricacciati dal fuoco dei nostri posti antiaerei.

       3 ottobre. — Nel settore di Tolmino fu respinto un attacco nemico diretto contro le posizioni conquistate dalle nostre truppe sull'altura di Santa Maria.

       Lungo il rimanente fronte non si ebbe alcun avvenimento di qualche importanza.

       * La zona di Tolmino è di continuo aspramente disputata (vedi comunicato del 27 settembre). Il comunicato del comando supremo rileva che il nemico è « stretto sempre più da vicino ».  Infatti i nostri lo hanno quasi quotidianamente incalzato nelle sue posizioni dei contrafforti del Monte Nero, di Lusnica, dello Slemo, del ponte di San Daniele: allo Slemo restano loro da conquistare soli 150 metri di terreno per arrivare alla cima: al ponte di San Daniele — importantissimo perchè [SIC] in comunicazione con la strada di Tolmino — tengono un forte sbarramento.

       Questa del ponte di San Daniele fu una delle operazioni più brillanti compiute dalle truppe del genio, che nella notte di ferragosto riuscirono a conquistarne una parte e a fortificarvisi. Un bel fortino austriaco

    [FIG. La piazza di Dimaro in Val di Sole.]

    nelle adiacenze fu fatto saltare anche dal enio, e per far ciò un ufficiale vi lavorò assiduamente tre notti, preparando i fornelli di gelatina per l'esplosione.

       Ora i nostri incalzano il nemico sulle alture di Santa Maria, e questa situazione spiega i due tentativi notturni di riscossa del nemico felicemente respinti e il nostro vittorioso attacco sul Monte Nero.

       Nel settore di Tolmino, come negli altri, la situazione si presenta vantaggiosa per i nostri. Resta loro però un compito molto aspro. Tolmino è protetta da un sistema di alture, di cui la più elevata è il Monte Nero, dal quale si distacca un'altra vetta, che i nostri soldati hanno ormai definitivamente battezzata per Monte Rosso; tra questa e il Monte Verde si insinua il passo di Lusnica: seguono il Mrzli e lo Slemo.

       I nostri distendono le loro linee dal Monte Nero allo Slemo. Ma i 150 metri che debbono ancora conquistare sono coperti da una salda linea di trincee, che è chiamata il « trincerone ».

    [FIG. Il cantiere di Monfalcone dopo i bombardamenti e gl'incendi dell'agosto.]


  • June 26, 2017 21:16:38 Dario Manzotti

    [FIG. Il passo del Tonale]
    di dove un cammino, uscendo dalla valle di Vermiglio a Ossana, sale per Pejo alla Forcellina di Montozzo, i nostri alpini riescono a cacciare dai trinceramenti i drappelli nemici che guardano questa valle del Monte.

    L'artiglieria, portentosamente issata a più di tremila metri sulla punta d'Ercavallo, decide queste battaglie montane. Avanziamo, nei giorni di poi, lungo la cresta dalla cima d'Albiole fino alla cima di Boai, così che il 21 agosto è raggiunta la testata di Stringo, tributaria della valle di Vermiglio, e il costone del Re di Val. Il 18 agosto, il nemico sgombra il forte dei Pozzi Alti. Il 28, abbandona anche il forte Saccarana.

      Il 25 agosto la via dei ghiacciai dell'Adamello gli è nettamente preclusa, con l'occupazione del passo di Lago Scuro e del Corno Bedole, che dà a noi il dominio sopra la testata della Val di Genova.

       Nella Giudicaria, in Val Daone e in Val di Ledro. — Il 24 maggio, subito sconfinando, le nostre truppe occupano il ponte Caffaro oltre il lago d'Idro, verso l'Ampola. Il 29 piantano la bandiera su cima Spessa allo sbocco della val di Ledro, nella Giudicaria. Il 2 giugno sono già a Condino e si collegano a sinistra con compagnie alpine scese dalla val Camonica. Via via tutto il versante destro della val Daone è conquistato dai nostri, munito per la difesa e per l'offesa.

    Il 298 luglio il monte Lavanech e la cima Pissola, le due ultime vette contrastate, ci appartengono. Dalla posizione della val Daone stendiamo la mano agli assalitori del Tonale, mentre sbarriamo la val di Chiese, presso Cimego, e dominiamo dalle alture di mezzodì la valle di Ledro e il Ponale fino al lago diGarda, che attende di essere tutto lago italiano.

       * È ormai guerra d'inverno quella che si combatte in alta montagna (vedi comunicato 2 ottobre); le nevi cadono abbondanti colmando avvallamenti, nascondendo rilievi e asperità, livellando il terreno; solo le grandi rocce emergono dalla superficie uguale.

       Le marce, e specialmente i trasporti, sono difficili e lentissimi, ciò che inceppa singolarmente anche i movimenti dell'artiglieria da montagna.

       Quindi la convenienza, notano tutti i giornali, di limitarsi agli attacchi frontali, quindi anche la convenienza di agire con le truppe racclte con le schiere ravvicinate, diminuendo le distanze tra gli uomini in catena e i sostegni e il grosso. E la lentezza della marcia, insieme alla maggiore visibilità dei bersagli sulla neve, espone di più all'azione del fuoco avversario.

       Frontiera della Carnia. — 27 settembre. — Piccoli combattimenti a Malga Secondo, nella zonda di Monte Coston, sulle falde del Monte Rombon (Plezzo) e del Potoce (Monte Nero). Ovunque il nemico furicacciato e lasciò nelle nostre mani alcuni prigionieri.

       Nella conca di Plezzo la nostra artiglieria disperse, con tiri aggiustati, una colonna nemica discendente per la valle della Keritnica e bersagliò sul Rombon nuclei di lavoratori nemici, scompigliandoli.

       30 settembre. — Nella zona di Plezzo frequenti piccole azioni nelle quali sono state fatte prigioniere alcune pattuglie nemiche.

       2 ottobre. — Piccola azione al passo di Pramasio.

       Frontiera del Friuli. 27 settembre — Sul Carso, all'estrema ala sinistra della nostra occupazione, le nostre fanterie, avanzando di sorpresa, riuscirono a compiere sensibili progressi in direzione di Peteano, rafforzandosi poi nelle posizioni raggiunte.

       28 settembre. — Viene respinta, sul Carso, una avanzata dell'avversario verso Selz.

       L'artiglieria nemica lanciò qualche granata incendiaria su Monfalcone, Mandria e Adria, ma il rapido intervento delle nostre batterie fece cessare il tiro.

       29 setembre. — Nella zona di Tolmino il nemico, stretto sempre più da vicino sull'altura di Santa Maria, ha tentato due attacchi di sorpresa nella notte sul 28 e sul 29 contro le nostre posizioni, ma è stato costantemente respinto.

       Ieri notte nostri reparti da montagna attaccarono le posizioni del nemico su contrafforti del Monte Nero che scendono su Tolmino e riuscirono in alcuni tratti a ricacciarlo con gravi perdite, prendendogli anche 60 prigionieri e 2 mitragliarici.

       Nelle acque dell'Isonzo vennero pescate tre delle mine galleggianti che gli austriaci abbandonano ancora alla corrente nell'intento di danneggiare i nostri ponti.

       30 settembre. — Il numero degli uomini fatti prigionieri nel combattimento nella notte sul 29 nel settore di Tolmino ammonta a 88, tra i quali 3 ufficiali.

       Un idroplano emico lanciò due bombe su Porto Buso: nessuna vittima, nessun danno. Un nostro velivolo bombardò, pare con efficacia, alcune località sul Carso indicate quali sede di alti comandi austriaci.

       1 ottobre. — Nella parte montuosa del teatro di operazioni, nebbie frequenti ed intense ostacolano l'azione delle artiglierie; ma consentono talora alle nostre fanterie ardite irruzioni di piccoli reparti che, avvicinandosi alle posizioni mnemiche, ne distruggono le difese accessorie, vi aprono larghe brecce nei reticolati, e provocano allarmi nei difensori.

       Nel settore di Tolmino le nostre truppe, nella notte del 30 settembre, attaccarono, lungo tutto il fronte, dal Mrzli al Vodil (Monte Nero), ed alle alture di Santa Maria e di Santa Lucia, riuscendo, nonostante le straordinarie difficoltà del terreno, aggravate dalla inclemenza della stagione, ad espugnare fortissimi trinceramenti e facendo qualche diecina di prigionieri.

    [FIG. La Val d'Ampola per Ledro e Storo.]


  • June 26, 2017 18:20:30 Dario Manzotti

    [FIG. Il passo del Tonale]
    di dove un cammino, uscendo dalla valle di Vermiglio a Ossana, sale per Pejo alla Forcellina di Montozzo, i nostri alpini riescono a cacciare dai trinceramenti i drappelli nemici che guardano questa valle del Monte.

    L'artiglieria, portentosamente issata a più di tremila metri sulla punta d'Ercavallo, decide queste battaglie montane. Avanziamo, nei giorni di poi, lungo la cresta dalla cima d'Albiole fino alla cima di Boai, così che il 21 agosto è raggiunta la testata di Stringo, tributaria della valle di Vermiglio, e il costone del Re di Val. Il 18 agosto, il nemico sgombra il forte dei Pozzi Alti. Il 28, abbandona anche il forte Saccarana.

      Il 25 agosto


Description

Save description
    Location(s)
    Login and add location


    ID
    5850 / 66307
    Source
    http://europeana1914-1918.eu/...
    Contributor
    Guglielmina Di Girolamo
    License
    http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/


    October 10, 1915
    Login to edit the languages
    • Italiano

    Login to edit the fronts
    • Italian Front

    Login to add keywords
    • Home Front

    Login and add links

    Notes and questions

    Login to leave a note