Rivista "La Guerra Italiana". N. 20

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 pag. 318 

NEL PAESE

Il nuovo ministro della Marina.

 foto - Vice ammiraglio Camillo Corsi, di Roma, nuovo ministro della Marina. 

  Il 30 settembre il Re ha firmato il decreto che nomina il vice ammiraglio Camillo Corsi a ministro della Marina. Il Corsi — che ha 55 anni — è nativo di Roma. Fu promosso guardia marina nel 1879, e contrammiraglio nel 1911. Da tenente di vascello comandò la regia nave Palinuro per due consecutive campagne all'estero per istruzione dei mozzi che navigano a vela, e successivamente comandò l'Archimede, la Confienza e il cacciatorpediniere Lampo.

Fece una lunga campagna al comando della regia nave Umbria nell'America meridionale; fu il primo comandante della regia corazzata Roma, della quale curò l'allestimento; tenne il comando di divisioni navali; fu capo di stato maggiore della division delle navi e torpediniere di riserva della forza navale riunita e coprì la carica di capo di stato maggiore dell'armata.

   Attualmente era comandante in caop della prima squadra: fu a varie riprese destinato al Ministero, coprendo cariche importantissime, fra le quali quella di capo gabinetto del compianto ministro Mirabello; comandò la regia Accademia navale di Livorno e la divisione navale per l'istruzione degli allievi.

   Quale capo di stato maggiore, comandante in capo delle forze navali riunite, prese parte alla campagna di guerra italo-turca, distinguendosi nell'occupazione di varie isole e specialmente nell'attacco ai forti dei Dardanelli, meritando l'alta onoreficenza di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.

Il telegramma di Cadorna a Barzilai.

   Complessivamente, al discorso Barzilai (vedi pagina 303), aderirono 223 deputati, 26 ex-deputati e 57 senatori. Il capo dello Stato Maggiore, generale Cadorna, ha inviato al ministro Barzilai il seguente telegramma: «Voglia gradire l'espressione della mia viva ammirazione per il magnifico discorso che avrà una grande eco in tutte le truppe che valorosamente combattono alle frontiere d'Italia e che spirerà come un soffio vivificatore sull'intera penisola. Le sono poi particolarmente grato per le parole benevole, troppo benevole, che mi ha dedicato. Non sono nè Fabio, nè Scipio, ma sono animato da una fede insuperabile nei destini d'Italia».

   Il 29 settembre la città di Ancona commemorò, con solennità, il cinquantenario della sua liberazione. Pronunciò un discorso l'on. Cappa al teatro delle Muse, e quando l'oratore ebbe un accenno al generale Asinari di Bernezzo, che era presente e che, come è noto, venne, quattro anni or sono, collocato a riposo per un'affermazione irredentista, la folla, balzata in piedi, fece all'illustre vegliardo una entusiatica ovazione, durata oltre dieci minuti, mentre le bande eseguivano la marcia reale, fra il più grande entusiasmo.

   Il ministero della Pubblica Istruzione rilevò — il 30 settembre — dalla fonderia Nelli a Roma i gessi colossali che servirono per gli stampi di fusione del monumento a Dante, di Trento, e che quindi possono direttamente venir adoperati per la rifusione. Acquistati nel dicembre del 1910, erano custoditi in una delle aule delle Terme Diocleziane (vedi pag. 280).

   Il Duca di Genova — quale luogotenente del Regno — ha firmato un decreto (1 ottobre) per le modalità di proroga dei contratti agrari.

   Nella passeggiata, del 3 ottobre, per la raccolta degli indumenti di lana, a Milano, furono dai cittadini offerti generosamente circa 600 quintali di merce.

   Alcune famiglie, pur di dare, toglievano un materasso dal letto, si privavano fin dell'unica coperta, donavano l'ultimo scialle; certe altre avevano già acquistato gli indumenti da offrire ed erano pronte al passaggio dei carri.

   Le offerte in denaro furono di qualche migliaio di lire e vennero portati nel magazzino di viale Beatrice d'Este oltre mille bastoni, biciclette, materassi, pelli, scialli, coperte numerosissime, ecc.

L'esportazione e il contrabbando di guerra.

  L'Italia, giustamente preoccupandosi (in un periodo nel quale tanto strazio si fa del diritto, e in ispecie del diritto internazionale !) di precisare con solenne dichiarazione a quali norme si sarebbe attenuta in materia di contrabbando di guerra, con decreto 3 giugno 1915, apportò alcune modificazioni.

   In primo luogo, il citato decreto dichiara che non sono messi in vigore gli articoli 22, 24 e 28 della convenzione, riguardanti la specificazione delle merci di contrabbando assoluto e condizionale: restando sostituite a detti articoli le disposizioni del R. Decreto 3 giugno 1915, N. 839, che contiene appunto (con alcune differenze della dichiarazione di Londra) gli elenchi degli oggetti di contrabbando assoluto o condizionale. In secondo luogo, il nostro Governo, necessitate cogente, e per supreme necessità di difesa nazionale, all'art.4 dello stesso Decreto ha stabilito che, «nonostante le disposizioni dell'art. 35 della dichiarazione di Londra, il contrabbando condizionale sarà soggetto a cattura a bordo d'una nave diretta a un porto neutrale, se i recapiti di bordo non mostrano chi è il consegnatario delle merci, ovvero se essi mostrano che il consegnatario delle merci risiede in territorio appartenente al nemico o da lui occupato».

   Le ragioni di questa deroga al principio del viaggio continuo sono evidenti, nota in proposito la rivista «L'Esportazione»: nell'ipotesi prevista dall'art.4 testè citato, la presunzione di una destinazione ostile si presenta così ovvia e imperiosa da giustificare il diritto di cattura. Notisi però che il successivo art. 5 dello stesso decreto riconosce espressamente ai proprietari della merce, pur nel caso dell'art.4 il diritto di provare la destinazione legittima.

   Queste, sostanzialmente, le modificazioni con le quali la dichiarazione di Londra è stata adottata dal nostro Paese dall'inizio della guerra.

   Anche le Potenze dell'Intesa hanno fatto dichiarazioni simili a quella dell'Italia.

 pag. 319 

FIGURAZIONI E SIMBOLI

  Parliamo ancora dei simboli e delle figurazioni della guerra, perchè le manifestazioni varie riassumono, e spesso con grande efficacia, quello che è speranza, fede e ricordo e commozione nel nostro popolo. Dal saluto augurale ai combattenti, alle ardenti invocazioni di vittoria, dall'impeto gagliardo e pieno di sdegni contro il secolare oppressore, ai ricordi assidui e riconoscenti ai massimi fattori dell'indipendenza italiana, queste figurazioni e questi simboli dicono e cantano la sanguinosa ed eroica storia presente.

   E l'arte pura e le arti sussidiarie, nelle multiformi espressioni, hanno raccolto in ogni campo e diffuso a piene mani tutto ciò che poteva appagare il pubblico: quanto è uscito dalla mente di artefici illustri o mediocri, da officine note o modeste, quanto era sospiro, pensiero, volontà, dell'umile popolano o di figli di re perchè oggi tutti i cittadini hanno un'anima sola.

   Una delle manifestazioni più notevoli è appunto quella voluta dalla Regina Elena con pensiero fragrante di gentilezza. L'augusta Signora ha fatto eseguire due gruppi dei figli Jolanda, Mafalda, Umberto, Giovanna, Maria, uno dedicato ai soldati e l'altro ai marinai d'Italia, con la scritta: Anno di guerra 1915. Ai soldati (o marinai) della cara Patria, saluti ed auguri, e sono poste in vendita a scopo benefico. L'introito della vendita del primo gruppo andrà all'ambulatorio e infermeria presieduti dalla marchesa Centurione, dama di Palazzo della Regina in Roma: il ricavo della vendita del gruppo per i marinai è destinato a beneficio della Scuola infermiere Regina Elena d'Italia, presieduta dalla contessa Guicciardini, dama di Corte della Regina.

L'incarico della vendita venna affidato allo studio fotografico Carlo De Marchi di Milano, ma cartoline e fotografie sono diffuse in molti negozi tanto a Milano, come in quasi tutte le città d'Italia.

   Dalle officine Stefano Johnson è uscita una nuova medaglia commemorativa, di bellissimo conio, che rappresenta i due Re: il nonno che raccolse a Novara la corona e seppre unire l'Italia in libera Nazione, e il nipote che pronunciò ai soldati le parole fatidiche: « ... a voi la gloria di compiere finalmente l'opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri».

   Da un lato della medaglia questa storica frase del proclama reale del 24 maggio è contornata dalla dedica «Ai soldati di terra e di mare». Vi è in tale figurazione una voluta parsimonia ed austerità di fregi che è la caratteristica e il pregio di una medagli di guerra, una forte espressione dei busti che, come erme antiche, spiccano sullo sfondo della medaglia stessa.

G. V.

 foto - La medaglia commemorativa della guerra. 

 foto - I saluti e gli auguri dei figli del Re ai marinai e ai soldati della Patria. 

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 pag. 318 

NEL PAESE

Il nuovo ministro della Marina.

 foto - Vice ammiraglio Camillo Corsi, di Roma, nuovo ministro della Marina. 

  Il 30 settembre il Re ha firmato il decreto che nomina il vice ammiraglio Camillo Corsi a ministro della Marina. Il Corsi — che ha 55 anni — è nativo di Roma. Fu promosso guardia marina nel 1879, e contrammiraglio nel 1911. Da tenente di vascello comandò la regia nave Palinuro per due consecutive campagne all'estero per istruzione dei mozzi che navigano a vela, e successivamente comandò l'Archimede, la Confienza e il cacciatorpediniere Lampo.

Fece una lunga campagna al comando della regia nave Umbria nell'America meridionale; fu il primo comandante della regia corazzata Roma, della quale curò l'allestimento; tenne il comando di divisioni navali; fu capo di stato maggiore della division delle navi e torpediniere di riserva della forza navale riunita e coprì la carica di capo di stato maggiore dell'armata.

   Attualmente era comandante in caop della prima squadra: fu a varie riprese destinato al Ministero, coprendo cariche importantissime, fra le quali quella di capo gabinetto del compianto ministro Mirabello; comandò la regia Accademia navale di Livorno e la divisione navale per l'istruzione degli allievi.

   Quale capo di stato maggiore, comandante in capo delle forze navali riunite, prese parte alla campagna di guerra italo-turca, distinguendosi nell'occupazione di varie isole e specialmente nell'attacco ai forti dei Dardanelli, meritando l'alta onoreficenza di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.

Il telegramma di Cadorna a Barzilai.

   Complessivamente, al discorso Barzilai (vedi pagina 303), aderirono 223 deputati, 26 ex-deputati e 57 senatori. Il capo dello Stato Maggiore, generale Cadorna, ha inviato al ministro Barzilai il seguente telegramma: «Voglia gradire l'espressione della mia viva ammirazione per il magnifico discorso che avrà una grande eco in tutte le truppe che valorosamente combattono alle frontiere d'Italia e che spirerà come un soffio vivificatore sull'intera penisola. Le sono poi particolarmente grato per le parole benevole, troppo benevole, che mi ha dedicato. Non sono nè Fabio, nè Scipio, ma sono animato da una fede insuperabile nei destini d'Italia».

   Il 29 settembre la città di Ancona commemorò, con solennità, il cinquantenario della sua liberazione. Pronunciò un discorso l'on. Cappa al teatro delle Muse, e quando l'oratore ebbe un accenno al generale Asinari di Bernezzo, che era presente e che, come è noto, venne, quattro anni or sono, collocato a riposo per un'affermazione irredentista, la folla, balzata in piedi, fece all'illustre vegliardo una entusiatica ovazione, durata oltre dieci minuti, mentre le bande eseguivano la marcia reale, fra il più grande entusiasmo.

   Il ministero della Pubblica Istruzione rilevò — il 30 settembre — dalla fonderia Nelli a Roma i gessi colossali che servirono per gli stampi di fusione del monumento a Dante, di Trento, e che quindi possono direttamente venir adoperati per la rifusione. Acquistati nel dicembre del 1910, erano custoditi in una delle aule delle Terme Diocleziane (vedi pag. 280).

   Il Duca di Genova — quale luogotenente del Regno — ha firmato un decreto (1 ottobre) per le modalità di proroga dei contratti agrari.

   Nella passeggiata, del 3 ottobre, per la raccolta degli indumenti di lana, a Milano, furono dai cittadini offerti generosamente circa 600 quintali di merce.

   Alcune famiglie, pur di dare, toglievano un materasso dal letto, si privavano fin dell'unica coperta, donavano l'ultimo scialle; certe altre avevano già acquistato gli indumenti da offrire ed erano pronte al passaggio dei carri.

   Le offerte in denaro furono di qualche migliaio di lire e vennero portati nel magazzino di viale Beatrice d'Este oltre mille bastoni, biciclette, materassi, pelli, scialli, coperte numerosissime, ecc.

L'esportazione e il contrabbando di guerra.

  L'Italia, giustamente preoccupandosi (in un periodo nel quale tanto strazio si fa del diritto, e in ispecie del diritto internazionale !) di precisare con solenne dichiarazione a quali norme si sarebbe attenuta in materia di contrabbando di guerra, con decreto 3 giugno 1915, apportò alcune modificazioni.

   In primo luogo, il citato decreto dichiara che non sono messi in vigore gli articoli 22, 24 e 28 della convenzione, riguardanti la specificazione delle merci di contrabbando assoluto e condizionale: restando sostituite a detti articoli le disposizioni del R. Decreto 3 giugno 1915, N. 839, che contiene appunto (con alcune differenze della dichiarazione di Londra) gli elenchi degli oggetti di contrabbando assoluto o condizionale. In secondo luogo, il nostro Governo, necessitate cogente, e per supreme necessità di difesa nazionale, all'art.4 dello stesso Decreto ha stabilito che, «nonostante le disposizioni dell'art. 35 della dichiarazione di Londra, il contrabbando condizionale sarà soggetto a cattura a bordo d'una nave diretta a un porto neutrale, se i recapiti di bordo non mostrano chi è il consegnatario delle merci, ovvero se essi mostrano che il consegnatario delle merci risiede in territorio appartenente al nemico o da lui occupato».

   Le ragioni di questa deroga al principio del viaggio continuo sono evidenti, nota in proposito la rivista «L'Esportazione»: nell'ipotesi prevista dall'art.4 testè citato, la presunzione di una destinazione ostile si presenta così ovvia e imperiosa da giustificare il diritto di cattura. Notisi però che il successivo art. 5 dello stesso decreto riconosce espressamente ai proprietari della merce, pur nel caso dell'art.4 il diritto di provare la destinazione legittima.

   Queste, sostanzialmente, le modificazioni con le quali la dichiarazione di Londra è stata adottata dal nostro Paese dall'inizio della guerra.

   Anche le Potenze dell'Intesa hanno fatto dichiarazioni simili a quella dell'Italia.

 pag. 319 

FIGURAZIONI E SIMBOLI

  Parliamo ancora dei simboli e delle figurazioni della guerra, perchè le manifestazioni varie riassumono, e spesso con grande efficacia, quello che è speranza, fede e ricordo e commozione nel nostro popolo. Dal saluto augurale ai combattenti, alle ardenti invocazioni di vittoria, dall'impeto gagliardo e pieno di sdegni contro il secolare oppressore, ai ricordi assidui e riconoscenti ai massimi fattori dell'indipendenza italiana, queste figurazioni e questi simboli dicono e cantano la sanguinosa ed eroica storia presente.

   E l'arte pura e le arti sussidiarie, nelle multiformi espressioni, hanno raccolto in ogni campo e diffuso a piene mani tutto ciò che poteva appagare il pubblico: quanto è uscito dalla mente di artefici illustri o mediocri, da officine note o modeste, quanto era sospiro, pensiero, volontà, dell'umile popolano o di figli di re perchè oggi tutti i cittadini hanno un'anima sola.

   Una delle manifestazioni più notevoli è appunto quella voluta dalla Regina Elena con pensiero fragrante di gentilezza. L'augusta Signora ha fatto eseguire due gruppi dei figli Jolanda, Mafalda, Umberto, Giovanna, Maria, uno dedicato ai soldati e l'altro ai marinai d'Italia, con la scritta: Anno di guerra 1915. Ai soldati (o marinai) della cara Patria, saluti ed auguri, e sono poste in vendita a scopo benefico. L'introito della vendita del primo gruppo andrà all'ambulatorio e infermeria presieduti dalla marchesa Centurione, dama di Palazzo della Regina in Roma: il ricavo della vendita del gruppo per i marinai è destinato a beneficio della Scuola infermiere Regina Elena d'Italia, presieduta dalla contessa Guicciardini, dama di Corte della Regina.

L'incarico della vendita venna affidato allo studio fotografico Carlo De Marchi di Milano, ma cartoline e fotografie sono diffuse in molti negozi tanto a Milano, come in quasi tutte le città d'Italia.

   Dalle officine Stefano Johnson è uscita una nuova medaglia commemorativa, di bellissimo conio, che rappresenta i due Re: il nonno che raccolse a Novara la corona e seppre unire l'Italia in libera Nazione, e il nipote che pronunciò ai soldati le parole fatidiche: « ... a voi la gloria di compiere finalmente l'opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri».

   Da un lato della medaglia questa storica frase del proclama reale del 24 maggio è contornata dalla dedica «Ai soldati di terra e di mare». Vi è in tale figurazione una voluta parsimonia ed austerità di fregi che è la caratteristica e il pregio di una medagli di guerra, una forte espressione dei busti che, come erme antiche, spiccano sullo sfondo della medaglia stessa.

G. V.

 foto - La medaglia commemorativa della guerra. 

 foto - I saluti e gli auguri dei figli del Re ai marinai e ai soldati della Patria. 


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  • October 22, 2018 09:16:21 Sara Fresi

     pag. 318 

    NEL PAESE

    Il nuovo ministro della Marina.

     foto - Vice ammiraglio Camillo Corsi, di Roma, nuovo ministro della Marina. 

      Il 30 settembre il Re ha firmato il decreto che nomina il vice ammiraglio Camillo Corsi a ministro della Marina. Il Corsi — che ha 55 anni — è nativo di Roma. Fu promosso guardia marina nel 1879, e contrammiraglio nel 1911. Da tenente di vascello comandò la regia nave Palinuro per due consecutive campagne all'estero per istruzione dei mozzi che navigano a vela, e successivamente comandò l'Archimede, la Confienza e il cacciatorpediniere Lampo.

    Fece una lunga campagna al comando della regia nave Umbria nell'America meridionale; fu il primo comandante della regia corazzata Roma, della quale curò l'allestimento; tenne il comando di divisioni navali; fu capo di stato maggiore della division delle navi e torpediniere di riserva della forza navale riunita e coprì la carica di capo di stato maggiore dell'armata.

       Attualmente era comandante in caop della prima squadra: fu a varie riprese destinato al Ministero, coprendo cariche importantissime, fra le quali quella di capo gabinetto del compianto ministro Mirabello; comandò la regia Accademia navale di Livorno e la divisione navale per l'istruzione degli allievi.

       Quale capo di stato maggiore, comandante in capo delle forze navali riunite, prese parte alla campagna di guerra italo-turca, distinguendosi nell'occupazione di varie isole e specialmente nell'attacco ai forti dei Dardanelli, meritando l'alta onoreficenza di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.

    Il telegramma di Cadorna a Barzilai.

       Complessivamente, al discorso Barzilai (vedi pagina 303), aderirono 223 deputati, 26 ex-deputati e 57 senatori. Il capo dello Stato Maggiore, generale Cadorna, ha inviato al ministro Barzilai il seguente telegramma: «Voglia gradire l'espressione della mia viva ammirazione per il magnifico discorso che avrà una grande eco in tutte le truppe che valorosamente combattono alle frontiere d'Italia e che spirerà come un soffio vivificatore sull'intera penisola. Le sono poi particolarmente grato per le parole benevole, troppo benevole, che mi ha dedicato. Non sono nè Fabio, nè Scipio, ma sono animato da una fede insuperabile nei destini d'Italia».

       Il 29 settembre la città di Ancona commemorò, con solennità, il cinquantenario della sua liberazione. Pronunciò un discorso l'on. Cappa al teatro delle Muse, e quando l'oratore ebbe un accenno al generale Asinari di Bernezzo, che era presente e che, come è noto, venne, quattro anni or sono, collocato a riposo per un'affermazione irredentista, la folla, balzata in piedi, fece all'illustre vegliardo una entusiatica ovazione, durata oltre dieci minuti, mentre le bande eseguivano la marcia reale, fra il più grande entusiasmo.

       Il ministero della Pubblica Istruzione rilevò — il 30 settembre — dalla fonderia Nelli a Roma i gessi colossali che servirono per gli stampi di fusione del monumento a Dante, di Trento, e che quindi possono direttamente venir adoperati per la rifusione. Acquistati nel dicembre del 1910, erano custoditi in una delle aule delle Terme Diocleziane (vedi pag. 280).

       Il Duca di Genova — quale luogotenente del Regno — ha firmato un decreto (1 ottobre) per le modalità di proroga dei contratti agrari.

       Nella passeggiata, del 3 ottobre, per la raccolta degli indumenti di lana, a Milano, furono dai cittadini offerti generosamente circa 600 quintali di merce.

       Alcune famiglie, pur di dare, toglievano un materasso dal letto, si privavano fin dell'unica coperta, donavano l'ultimo scialle; certe altre avevano già acquistato gli indumenti da offrire ed erano pronte al passaggio dei carri.

       Le offerte in denaro furono di qualche migliaio di lire e vennero portati nel magazzino di viale Beatrice d'Este oltre mille bastoni, biciclette, materassi, pelli, scialli, coperte numerosissime, ecc.

    L'esportazione e il contrabbando di guerra.

      L'Italia, giustamente preoccupandosi (in un periodo nel quale tanto strazio si fa del diritto, e in ispecie del diritto internazionale !) di precisare con solenne dichiarazione a quali norme si sarebbe attenuta in materia di contrabbando di guerra, con decreto 3 giugno 1915, apportò alcune modificazioni.

       In primo luogo, il citato decreto dichiara che non sono messi in vigore gli articoli 22, 24 e 28 della convenzione, riguardanti la specificazione delle merci di contrabbando assoluto e condizionale: restando sostituite a detti articoli le disposizioni del R. Decreto 3 giugno 1915, N. 839, che contiene appunto (con alcune differenze della dichiarazione di Londra) gli elenchi degli oggetti di contrabbando assoluto o condizionale. In secondo luogo, il nostro Governo, necessitate cogente, e per supreme necessità di difesa nazionale, all'art.4 dello stesso Decreto ha stabilito che, «nonostante le disposizioni dell'art. 35 della dichiarazione di Londra, il contrabbando condizionale sarà soggetto a cattura a bordo d'una nave diretta a un porto neutrale, se i recapiti di bordo non mostrano chi è il consegnatario delle merci, ovvero se essi mostrano che il consegnatario delle merci risiede in territorio appartenente al nemico o da lui occupato».

       Le ragioni di questa deroga al principio del viaggio continuo sono evidenti, nota in proposito la rivista «L'Esportazione»: nell'ipotesi prevista dall'art.4 testè citato, la presunzione di una destinazione ostile si presenta così ovvia e imperiosa da giustificare il diritto di cattura. Notisi però che il successivo art. 5 dello stesso decreto riconosce espressamente ai proprietari della merce, pur nel caso dell'art.4 il diritto di provare la destinazione legittima.

       Queste, sostanzialmente, le modificazioni con le quali la dichiarazione di Londra è stata adottata dal nostro Paese dall'inizio della guerra.

       Anche le Potenze dell'Intesa hanno fatto dichiarazioni simili a quella dell'Italia.

     pag. 319 

    FIGURAZIONI E SIMBOLI

      Parliamo ancora dei simboli e delle figurazioni della guerra, perchè le manifestazioni varie riassumono, e spesso con grande efficacia, quello che è speranza, fede e ricordo e commozione nel nostro popolo. Dal saluto augurale ai combattenti, alle ardenti invocazioni di vittoria, dall'impeto gagliardo e pieno di sdegni contro il secolare oppressore, ai ricordi assidui e riconoscenti ai massimi fattori dell'indipendenza italiana, queste figurazioni e questi simboli dicono e cantano la sanguinosa ed eroica storia presente.

       E l'arte pura e le arti sussidiarie, nelle multiformi espressioni, hanno raccolto in ogni campo e diffuso a piene mani tutto ciò che poteva appagare il pubblico: quanto è uscito dalla mente di artefici illustri o mediocri, da officine note o modeste, quanto era sospiro, pensiero, volontà, dell'umile popolano o di figli di re perchè oggi tutti i cittadini hanno un'anima sola.

       Una delle manifestazioni più notevoli è appunto quella voluta dalla Regina Elena con pensiero fragrante di gentilezza. L'augusta Signora ha fatto eseguire due gruppi dei figli Jolanda, Mafalda, Umberto, Giovanna, Maria, uno dedicato ai soldati e l'altro ai marinai d'Italia, con la scritta: Anno di guerra 1915. Ai soldati (o marinai) della cara Patria, saluti ed auguri, e sono poste in vendita a scopo benefico. L'introito della vendita del primo gruppo andrà all'ambulatorio e infermeria presieduti dalla marchesa Centurione, dama di Palazzo della Regina in Roma: il ricavo della vendita del gruppo per i marinai è destinato a beneficio della Scuola infermiere Regina Elena d'Italia, presieduta dalla contessa Guicciardini, dama di Corte della Regina.

    L'incarico della vendita venna affidato allo studio fotografico Carlo De Marchi di Milano, ma cartoline e fotografie sono diffuse in molti negozi tanto a Milano, come in quasi tutte le città d'Italia.

       Dalle officine Stefano Johnson è uscita una nuova medaglia commemorativa, di bellissimo conio, che rappresenta i due Re: il nonno che raccolse a Novara la corona e seppre unire l'Italia in libera Nazione, e il nipote che pronunciò ai soldati le parole fatidiche: « ... a voi la gloria di compiere finalmente l'opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri».

       Da un lato della medaglia questa storica frase del proclama reale del 24 maggio è contornata dalla dedica «Ai soldati di terra e di mare». Vi è in tale figurazione una voluta parsimonia ed austerità di fregi che è la caratteristica e il pregio di una medagli di guerra, una forte espressione dei busti che, come erme antiche, spiccano sullo sfondo della medaglia stessa.

    G. V.

     foto - La medaglia commemorativa della guerra. 

     foto - I saluti e gli auguri dei figli del Re ai marinai e ai soldati della Patria. 

  • October 22, 2018 09:16:13 Sara Fresi
  • July 2, 2017 22:38:18 Dario Manzotti

     pag. 318 

    NEL PAESE

    Il nuovo ministro della Marina.

     foto - Vice ammiraglio Camillo Corsi, di Roma, nuovo ministro della Marina. 

      Il 30 settembre il Re ha firmato il decreto che nomina il vice ammiraglio Camillo Corsi a ministro della Marina. Il Corsi — che ha 55 anni — è nativo di Roma. Fu promosso guardia marina nel 1879, e contrammiraglio nel 1911. Da tenente di vascello comandò la regia nave Palinuro per due consecutive campagne all'estero per istruzione dei mozzi che navigano a vela, e successivamente comandò l'Archimede, la Confienza e il cacciatorpediniere Lampo.

    Fece una lunga campagna al comando della regia nave Umbria nell'America meridionale; fu il primo comandante della regia corazzata Roma, della quale curò l'allestimento; tenne il comando di divisioni navali; fu capo di stato maggiore della division delle navi e torpediniere di riserva della forza navale riunita e coprì la carica di capo di stato maggiore dell'armata.

       Attualmente era comandante in caop della prima squadra: fu a varie riprese destinato al Ministero, coprendo cariche importantissime, fra le quali quella di capo gabinetto del compianto ministro Mirabello; comandò la regia Accademia navale di Livorno e la divisione navale per l'istruzione degli allievi.

       Quale capo di stato maggiore, comandante in capo delle forze navali riunite, prese parte alla campagna di guerra italo-turca, distinguendosi nell'occupazione di varie isole e specialmente nell'attacco ai forti dei Dardanelli, meritando l'alta onoreficenza di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.

    Il telegramma di Cadorna a Barzilai.

       Complessivamente, al discorso Barzilai (vedi pagina 303), aderirono 223 deputati, 26 ex-deputati e 57 senatori. Il capo dello Stato Maggiore, generale Cadorna, ha inviato al ministro Barzilai il seguente telegramma: «Voglia gradire l'espressione della mia viva ammirazione per il magnifico discorso che avrà una grande eco in tutte le truppe che valorosamente combattono alle frontiere d'Italia e che spirerà come un soffio vivificatore sull'intera penisola. Le sono poi particolarmente grato per le parole benevole, troppo benevole, che mi ha dedicato. Non sono nè Fabio, nè Scipio, ma sono animato da una fede insuperabile nei destini d'Italia».

       Il 29 settembre la città di Ancona commemorò, con solennità, il cinquantenario della sua liberazione. Pronunciò un discorso l'on. Cappa al teatro delle Muse, e quando l'oratore ebbe un accenno al generale Asinari di Bernezzo, che era presente e che, come è noto, venne, quattro anni or sono, collocato a riposo per un'affermazione irredentista, la folla, balzata in piedi, fece all'illustre vegliardo una entusiatica ovazione, durata oltre dieci minuti, mentre le bande eseguivano la marcia reale, fra il più grande entusiasmo.

       Il ministero della Pubblica Istruzione rilevò — il 30 settembre — dalla fonderia Nelli a Roma i gessi colossali che servirono per gli stampi di fusione del monumento a Dante, di Trento, e che quindi possono direttamente venir adoperati per la rifusione. Acquistati nel dicembre del 1910, erano custoditi in una delle aule delle Terme Diocleziane (vedi pag. 280).

       Il Duca di Genova — quale luogotenente del Regno — ha firmato un decreto (1 ottobre) per le modalità di proroga dei contratti agrari.

       Nella passeggiata, del 3 ottobre, per la raccolta degli indumenti di lana, a Milano, furono dai cittadini offerti generosamente circa 600 quintali di merce.

       Alcune famiglie, pur di dare, toglievano un materasso dal letto, si privavano fin dell'unica coperta, donavano l'ultimo scialle; certe altre avevano già acquistato gli indumenti da offrire ed erano pronte al passaggio dei carri.

       Le offerte in denaro furono di qualche migliaio di lire e vennero portati nel magazzino di viale Beatrice d'Este oltre mille bastoni, biciclette, materassi, pelli, scialli, coperte numerosissime, ecc.

    L'esportazione e il contrabbando di guerra.

      L'Italia, giustamente preoccupandosi (in un periodo nel quale tanto strazio si fa del diritto, e in ispecie del diritto internazionale !) di precisare con solenne dichiarazione a quali norme si sarebbe attenuta in materia di contrabbando di guerra, con decreto 3 giugno 1915, apportò alcune modificazioni.

       In primo luogo, il citato decreto dichiara che non sono messi in vigore gli articoli 22, 24 e 28 della convenzione, riguardanti la specificazione delle merci di contrabbando assoluto e condizionale: restando sostituite a detti articoli le disposizioni del R. Decreto 3 giugno 1915, N. 839, che contiene appunto (con alcune differenze della dichiarazione di Londra) gli elenchi degli oggetti di contrabbando assoluto o condizionale. In secondo luogo, il nostro Governo, necessitate cogente, e per supreme necessità di difesa nazionale, all'art.4 dello stesso Decreto ha stabilito che, «nonostante le disposizioni dell'art. 35 della dichiarazione di Londra, il contrabbando condizionale sarà soggetto a cattura a bordo d'una nave diretta a un porto neutrale, se i recapiti di bordo non mostrano chi è il consegnatario delle merci, ovvero se essi mostrano che il consegnatario delle merci risiede in territorio appartenente al nemico o da lui occupato».

       Le ragioni di questa deroga al principio del viaggio continuo sono evidenti, nota in proposito la rivista «L'Esportazione»: nell'ipotesi prevista dall'art.4 testè citato, la presunzione di una destinazione ostile si presenta così ovvia e imperiosa da giustificare il diritto di cattura. Notisi però che il successivo art. 5 dello stesso decreto riconosce espressamente ai proprietari della merce, pur nel caso dell'art.4 il diritto di provare la destinazione legittima.

       Queste, sostanzialmente, le modificazioni con le quali la dichiarazione di Londra è stata adottata dal nostro Paese dall'inizio della guerra.

       Anche le Potenze dell'Intesa hanno fatto dichiarazioni simili a quella dell'Italia.

     pag. 319 

    FIGURAZIONI E SIMBOLI

      Parliamo ancora dei simboli e delle figurazioni della guerra, perchè le manifestazioni varie riassumono, e spesso con grande efficacia, quello che è speranza, fede e ricordo e commozione nel nostro popolo. Dal saluto augurale ai combattenti, alle ardenti invocazioni di vittoria, dall'impeto gagliardo e pieno di sdegni contro il secolare oppressore, ai ricordi assidui e riconoscenti ai massimi fattori dell'indipendenza italiana, queste figurazioni e questi simboli dicono e cantano la sanguinosa ed eroica storia presente.

       E l'arte pura e le arti sussidiarie, nelle multiformi espressioni, hanno raccolto in ogni campo e diffuso a piene mani tutto ciò che poteva appagare il pubblico: quanto è uscito dalla mente di artefici illustri o mediocri, da officine note o modeste, quanto era sospiro, pensiero, volontà, dell'umile popolano o di figli di re perchè oggi tutti i cittadini hanno un'anima sola.

       Una delle manifestazioni più notevoli è appunto quella voluta dalla Regina Elena con pensiero fragrante di gentilezza. L'augusta Signora ha fatto eseguire due gruppi dei figli Jolanda, Mafalda, Umberto, Giovanna, Maria, uno dedicato ai soldati e l'altro ai marinai d'Italia, con la scritta: Anno di guerra 1915. Ai soldati (o marinai) della cara Patria, saluti ed auguri, e sono poste in vendita a scopo benefico. L'introito della vendita del primo gruppo andrà all'ambulatorio e infermeria presieduti dalla marchesa Centurione, dama di Palazzo della Regina in Roma: il ricavo della vendita del gruppo per i marinai è destinato a beneficio della Scuola infermiere Regina Elena d'Italia, presieduta dalla contessa Guicciardini, dama di Corte della Regina.

    L'incarico della vendita venna affidato allo studio fotografico Carlo De Marchi di Milano, ma cartoline e fotografie sono diffuse in molti negozi tanto a Milano, come in quasi tutte le città d'Italia.

       Dalle officine Stefano Johnson è uscita una nuova medaglia commemorativa, di bellissimo conio, che rappresenta i due Re: il nonno che raccolse a Novara la corona e seppre unire l'Italia in libera Nazione, e il nipote che pronunciò ai soldati le parole fatidiche: « ... a voi la gloria di compiere finalmente l'opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri».

       Da un lato della medaglia questa storica frase del proclama reale del 24 maggio è contornata dalla dedica «Ai soldati di terra e di mare». Vi è in tale figurazione una voluta parsimonia ed austerità di fregi che è la caratteristica e il pregio di una medagli di guerra, una forte espressione dei busti che, come erme antiche, spiccano sullo sfondo della medaglia stessa.

    G. V.

     foto - La medaglia commemorativa della guerra. 

     foto - I saluti e gli auguri dei figli del Re ai marinai e ai soldati della Patria. 


  • June 28, 2017 20:49:50 Dario Manzotti

    NEL PAESE

    Il nuovo ministro della Marina.

      Il 30 settembre il Re ha firmato il decreto che nomina il vice ammiraglio Camillo Corsi a ministro della Marina. Il Corsi — che ha 55 anni — è nativo di Roma. Fu promosso guardia marina nel 1879, e contrammiraglio nel 1911. Da tenente di vascello comandò la regia nave Palinuro per due consecutive campagne all'estero per istruzione dei mozzi che navigano a vela, e successivamente comandò l'Archimede, la Confienza e il cacciatorpediniere Lampo.

    Fece una lunga campagna al comando della regia nave Umbria nell'America meridionale; fu il primo comandante della regia corazzata Roma, della quale curò l'allestimento; tenne il comando di divisioni navali; fu capo di stato maggiore della division delle navi e torpediniere di riserva della forza navale riunita e coprì la carica di capo di stato maggiore dell'armata.

       Attualmente era comandante in caop della prima squadra: fu a varie riprese destinato al Ministero, coprendo cariche importantissime, fra le quali quella di capo gabinetto del compianto ministro Mirabello; comandò la regia Accademia navale di Livorno e la divisione navale per l'istruzione degli allievi.

       Quale capo di stato maggiore, comandante in capo delle forze navali riunite, prese parte alla campagna di guerra italo-turca, distinguendosi nell'occupazione di varie isole e specialmente nell'attacco ai forti dei Dardanelli, meritando l'alta onoreficenza di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.

    Il telegramma di Cadorna a Barzilai.

       Complessivamente, al discorso Barzilai (vedi pagina 303), aderirono 223 deputati, 26 ex-deputati e 57 senatori. Il capo dello Stato Maggiore, generale Cadorna, ha inviato al ministro Barzilai il seguente telegramma: «Voglia gradire l'espressione della mia viva ammirazione per il magnifico discorso che avrà una grande eco in tutte le truppe che valorosamente combattono alle frontiere d'Italia e che spirerà come un soffio vivificatore sull'intera penisola. Le sono poi particolarmente grato per le parole benevole, troppo benevole, che mi ha dedicato. Non sono nè [SIC] Fabio, nè [SIC] Scipio, ma sono animato da una fede insuperabile nei destini d'Italia».

       Il 29 settembre la città di Ancona commemorò, con solennità, il cinquantenario della sua liberazione. Pronunciò un discorso l'on. Cappa al teatro delle Muse, e quando l'oratore ebbe un accenno al generale Asinari di Bernezzo, che era presente e che, come è noto, venne, quattro anni or sono, collocato a riposo per un'affermazione irredentista, la folla, balzata in piedi, fece all'illustre vegliardo una entusiatica ovazione, durata oltre dieci minuti, mentre le bande eseguivano la marcia reale, fra il più grande entusiasmo.

       Il ministero della Pubblica Istruzione rilevò — il 30 settembre — dalla fonderia Nelli a Roma i gessi colossali che servirono per gli stampi di fusione del monumento a Dante, di Trento, e che quindi possono direttamente venir adoperati per la rifusione. Acquistati nel dicembre del 1910, erano custoditi in una delle aule delle Terme Diocleziane (vedi pag. 280).

       Il Duca di Genova — quale luogotenente del Regno — ha firmato un decreto (1 ottobre) per le modalità di proroga dei contratti agrari.

       Nella passeggiata, del 3 ottobre, per la raccolta degli indumenti di lana, a Milano, furono dai cittadini offerti generosamente circa 600 quintali di merce.

       Alcune famiglie, pur di dare, toglievano un materasso dal letto, si privavano fin dell'unica coperta, donavano l'ultimo scialle; certe altre avevano già acquistato gli indumenti da offrire ed erano pronte al passaggio dei carri.

       Le offerte in denaro furono di qualche migliaio di lire e vennero portati nel magazzino di viale Beatrice d'Este oltre mille bastoni, biciclette, materassi, pelli, scialli, coperte numerosissi, ecc.

    L'esportazione e il contrabbando di guerra.

      L'Italia, giustamente preoccupandosi (in un periodo nel quale tanto strazio si fa del diritto, e in ispecie del diritto internazionale !) di precisare con solenne dichiarazione a quali norme si sarebbe attenuta in materia di contrabbando di guerra, con decreto 3 giugno 1915, apportò alcune modificazioni.

       In primo luogo, il citato decreto dichiara che non sono messi in vigore gli articoli 22, 24 e 28 della convenzione, riguardanti la specificazione delle merci di contrabbando assoluto e condizionale: restando sostituite a detti articoli le disposizioni del R. Decreto 3 giugno 1915, N. 839, che contiene appunto (con alcune differenze della dichiarazione di Londra) gli elenchi degli oggetti di contrabbando assoluto o condizionale. In secondo luogo, il nostro Governo, necessitate cogente, e per supreme necessità di difesa nazionale, all'art.4 dello stesso Decreto ha stabilito che, «nonostante le disposizioni dell'art. 35 della dichiarazione di Londra, il contrabbando condizionale sarà soggetto a cattura a bordo d'una nave diretta a un porto neutrale, se i recapiti di bordo non mostrano chi è il consegnatario delle merci, ovvero se essi mostrano che il consegnatario delle merci risiede in territorio appartenente al nemico o da lui occupato».

       Le ragioni di questa deroga al principio del viaggio continuo sono evidenti, nota in proposito la rivista «L'Esportazione»: nell'ipotesi prevista dall'art.4 testè citato, la presunzione di una destinazione ostile si presenta così ovvia e imperiosa da giustificare il diritto di cattura. Notisi però che il successivo art. 5 dello stesso decreto riconosce espressamente ai proprietari della merce, pur nel caso dell'art.4 il diritto di provare la destinazione legittima.

       Queste, sostanzialmente, le modificazioni con le quali la dichiarazione di Londra è stata adottata dal nostro Paese dall'inizio della guerra.

       Anche le Potenze dell'Intesa hanno fatto dichiarazioni simili a quella dell'Italia.

    FIGURAZIONI E SIMBOLI

      Parliamo ancora dei simboli e delle figurazioni della guerra, perchè le manifestazioni varie riassumo, e spesso con grande efficacia, quello che è speranza, fede e ricordo e commozione nel nostro popolo. Dal saluto augurale ai combattenti, alle ardenti invocazioni di vittoria, dall'impeto gagliardo e pieno di sdegni contro il secolare oppressore, ai ricordi assidui e riconoscenti ai massimi fattori dell'indipendenza italiana, queste figurazioni e questi simboli dicono e cantano la sanguinosa ed eroica storia presente.

       E l'arte pura e le arti sussidiarie, nelle multiformi espressioni, hanno raccolto in ogni campo e diffuso a piene mani tutto ciò che poteva appagare il pubblico: quanto è uscito dalla mente di artefici illustri o mediocri, da officine note o modeste, quanto era sospiro, pensiero, volontà, dell'umile popolano o di figli di re perchè oggi tutti i cittadini hanno un'anima sola.

       Una delle manifestazioni più notevoli è appunto quella voluta dalla Regina Elena con pensiero fragrante di gentilezza. L'augusta Signora ha fatto eseguire due gruppi dei figli Jolanda, Mafalda, Umberto, Giovanna, Maria, uno dedicato ai soldati e l'altro ai marinai d'Italia, con la scritta: Anno di guerra 1915. Ai soldati (o marinai) della cara Patria, saluti ed auguri, e sono poste in vendita a scopo benefico. L'introiot della vendita del primo gruppo andrà all'ambulatorio e infermeria presieduti dalla marchesa Centurione, dama di Palazzo della Regina in Roma: il ricavo della vendita del gruppo per i marinai è destinato a beneficio della Scuola infermiere Regina Elena d'Italia, presieduta dalla contessa Guicciardini, dama di Corte della Regina.

    L'incarico della vendita venna affidato allo studio fotografico Carlo De Marchi di Milano, ma cartoline e fotografie sono diffuse in molti negozi tanto a Milano, come in quasi tutte le città d'Italia.

       Dalle officine Stefano Johnson è uscita una nuova medaglia commemorativa, di bellissimo conio, che rappresenta i due Re: il nonno che raccolse a Novara la corona e seppre unire l'Italia in libera Nazione, e il nipote che pronunciò ai soldati le parole fatidiche: « ... a voi la gloria di compiere finalmente l'opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri».

       Da un lato della medaglia questa storica frase del proclama reale del 24 maggio è contornata dalla dedica «Ai soldati di terra e di mare». Vi è in tale figurazione una voluta parsimonia ed austerità di fregi che è la caratteristica e il pregio di una medagli di guerra, una forte espressione dei busti che, come erme antiche, spiccano sullo sfondo della medaglia stessa.

    G. V.

    [FIG. La medaglia commemorativa della guerra.]

    [FIG. I saluti e gli auguri dei figli del Re ai marinai e ai soldati della Patria.]


  • June 28, 2017 20:40:45 Dario Manzotti

    NEL PAESE

    Il nuovo ministro della Marina.

      Il 30 settembre il Re ha firmato il decreto che nomina il vice ammiraglio Camillo Corsi a ministro della Marina. Il Corsi — che ha 55 anni — è nativo di Roma. Fu promosso guardia marina nel 1879, e contrammiraglio nel 1911. Da tenente di vascello comandò la regia nave Palinuro per due consecutive campagne all'estero per istruzione dei mozzi che navigano a vela, e successivamente comandò l'Archimede, la Confienza e il cacciatorpediniere Lampo.

    Fece una lunga campagna al comando della regia nave Umbria nell'America meridionale; fu il primo comandante della regia corazzata Roma, della quale curò l'allestimento; tenne il comando di divisioni navali; fu capo di stato maggiore della division delle navi e torpediniere di riserva della forza navale riunita e coprì la carica di capo di stato maggiore dell'armata.

       Attualmente era comandante in caop della prima squadra: fu a varie riprese destinato al Ministero, coprendo cariche importantissime, fra le quali quella di capo gabinetto del compianto ministro Mirabello; comandò la regia Accademia navale di Livorno e la divisione navale per l'istruzione degli allievi.

       Quale capo di stato maggiore, comandante in capo delle forze navali riunite, prese parte alla campagna di guerra italo-turca, distinguendosi nell'occupazione di varie isole e specialmente nell'attacco ai forti dei Dardanelli, meritando l'alta onoreficenza di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.

    Il telegramma di Cadorna a Barzilai.

       Complessivamente, al discorso Barzilai (vedi pagina 303), aderirono 223 deputati, 26 ex-deputati e 57 senatori. Il capo dello Stato Maggiore, generale Cadorna, ha inviato al ministro Barzilai il seguente telegramma: «Voglia gradire l'espressione della mia viva ammirazione per il magnifico discorso che avrà una grande eco in tutte le truppe che valorosamente combattono alle frontiere d'Italia e che spirerà come un soffio vivificatore sull'intera penisola. Le sono poi particolarmente grato per le parole benevole, troppo benevole, che mi ha dedicato. Non sono nè [SIC] Fabio, nè [SIC] Scipio, ma sono animato da una fede insuperabile nei destini d'Italia».

       Il 29 settembre la città di Ancona commemorò, con solennità, il cinquantenario della sua liberazione. Pronunciò un discorso l'on. Cappa al teatro delle Muse, e quando l'oratore ebbe un accenno al generale Asinari di Bernezzo, che era presente e che, come è noto, venne, quattro anni or sono, collocato a riposo per un'affermazione irredentista, la folla, balzata in piedi, fece all'illustre vegliardo una entusiatica ovazione, durata oltre dieci minuti, mentre le bande eseguivano la marcia reale, fra il più grande entusiasmo.

       Il ministero della Pubblica Istruzione rilevò — il 30 settembre — dalla fonderia Nelli a Roma i gessi colossali che servirono per gli stampi di fusione del monumento a Dante, di Trento, e che quindi possono direttamente venir adoperati per la rifusione. Acquistati nel dicembre del 1910, erano custoditi in una delle aule delle Terme Diocleziane (vedi pag. 280).

       Il Duca di Genova — quale luogotenente del Regno — ha firmato un decreto (1 ottobre) per le modalità di proroga dei contratti agrari.

       Nella passeggiata, del 3 ottobre, per la raccolta degli indumenti di lana, a Milano, furono dai cittadini offerti generosamente circa 600 quintali di merce.

       Alcune famiglie, pur di dare, toglievano un materasso dal letto, si privavano fin dell'unica coperta, donavano l'ultimo scialle; certe altre avevano già acquistato gli indumenti da offrire ed erano pronte al passaggio dei carri.

       Le offerte in denaro furono di qualche migliaio di lire e vennero portati nel magazzino di viale Beatrice d'Este oltre mille bastoni, biciclette, materassi, pelli, scialli, coperte numerosissi, ecc.

    L'esportazione e il contrabbando di guerra.

      L'Italia, giustamente preoccupandosi (in un periodo nel quale tanto strazio si fa del diritto, e in ispecie del diritto internazionale !) di precisare con solenne dichiarazione a quali norme si sarebbe attenuta in materia di contrabbando di guerra, con decreto 3 giugno 1915, apportò alcune modificazioni.

       In primo luogo, il citato decreto dichiara che non sono messi in vigore gli articoli 22, 24 e 28 della convenzione, riguardanti la specificazione delle merci di contrabbando assoluto e condizionale: restando sostituite a detti articoli le disposizioni del R. Decreto 3 giugno 1915, N. 839, che contiene appunto (con alcune differenze della dichiarazione di Londra) gli elenchi degli oggetti di contrabbando assoluto o condizionale. In secondo luogo, il nostro Governo, necessitate cogente, e per supreme necessità di difesa nazionale, all'art.4 dello stesso Decreto ha stabilito che, «nonostante le disposizioni dell'art. 35 della dichiarazione di Londra, il contrabbando condizionale sarà soggetto a cattura a bordo d'una nave diretta a un porto neutrale, se i recapiti di bordo non mostrano chi è il consegnatario delle merci, ovvero se essi mostrano che il consegnatario delle merci risiede in territorio appartenente al nemico o da lui occupato».

       Le ragioni di questa deroga al principio del viaggio continuo sono evidenti, nota in proposito la rivista «L'Esportazione»: nell'ipotesi prevista dall'art.4 testè citato, la presunzione di una destinazione ostile si presenta così ovvia e imperiosa da giustificare il diritto di cattura. Notisi però che il successivo art. 5 dello stesso decreto riconosce espressamente ai proprietari della merce, pur nel caso dell'art.4 il diritto di provare la destinazione legittima.

       Queste, sostanzialmente, le modificazioni con le quali la dichiarazione di Londra è stata adottata dal nostro Paese dall'inizio della guerra.

       Anche le Potenze dell'Intesa hanno fatto dichiarazioni simili a quella dell'Italia.

    FIGURAZIONI E SIMBOLI



  • June 28, 2017 20:32:38 Dario Manzotti

    NEL PAESE

    Il nuovo ministro della Marina.

      Il 30 settembre il Re ha firmato il decreto che nomina il vice ammiraglio Camillo Corsi a ministro della Marina. Il Corsi — che ha 55 anni — è nativo di Roma. Fu promosso guardia marina nel 1879, e contrammiraglio nel 1911. Da tenente di vascello comandò la regia nave Palinuro per due consecutive campagne all'estero per istruzione dei mozzi che navigano a vela, e successivamente comandò l'Archimede, la Confienza e il cacciatorpediniere Lampo.

    Fece una lunga campagna al comando della regia nave Umbria nell'America meridionale; fu il primo comandante della regia corazzata Roma, della quale curò l'allestimento; tenne il comando di divisioni navali; fu capo di stato maggiore della division delle navi e torpediniere di riserva della forza navale riunita e coprì la carica di capo di stato maggiore dell'armata.

       Attualmente era comandante in caop della prima squadra: fu a varie riprese destinato al Ministero, coprendo cariche importantissime, fra le quali quella di capo gabinetto del compianto ministro Mirabello; comandò la regia Accademia navale di Livorno e la divisione navale per l'istruzione degli allievi.

       Quale capo di stato maggiore, comandante in capo delle forze navali riunite, prese parte alla campagna di guerra italo-turca, distinguendosi nell'occupazione di varie isole e specialmente nell'attacco ai forti dei Dardanelli, meritando l'alta onoreficenza di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.

    Il telegramma di Cadorna a Barzilai.

       Complessivamente, al discorso Barzilai (vedi pagina 303), aderirono 223 deputati, 26 ex-deputati e 57 senatori. Il capo dello Stato Maggiore, generale Cadorna, ha inviato al ministro Barzilai il seguente telegramma: «Voglia gradire l'espressione della mia viva ammirazione per il magnifico discorso che avrà una grande eco in tutte le truppe che valorosamente combattono alle frontiere d'Italia e che spirerà come un soffio vivificatore sull'intera penisola. Le sono poi particolarmente grato per le parole benevole, troppo benevole, che mi ha dedicato. Non sono nè [SIC] Fabio, nè [SIC] Scipio, ma sono animato da una fede insuperabile nei destini d'Italia».

       Il 29 settembre la città di Ancona commemorò, con solennità, il cinquantenario della sua liberazione. Pronunciò un discorso l'on. Cappa al teatro delle Muse, e quando l'oratore ebbe un accenno al generale Asinari di Bernezzo, che era presente e che, come è noto, venne, quattro anni or sono, collocato a riposo per un'affermazione irredentista, la folla, balzata in piedi, fece all'illustre vegliardo una entusiatica ovazione, durata oltre dieci minuti, mentre le bande eseguivano la marcia reale, fra il più grande entusiasmo.

       Il ministero della Pubblica Istruzione rilevò — il 30 settembre — dalla fonderia Nelli a Roma i gessi colossali che servirono per gli stampi di fusione del monumento a Dante, di Trento, e che quindi possono direttamente venir adoperati per la rifusione. Acquistati nel dicembre del 1910, erano custoditi in una delle aule delle Terme Diocleziane (vedi pag. 280).

       Il Duca di Genova — quale luogotenente del Regno — ha firmato un decreto (1 ottobre) per le modalità di proroga dei contratti agrari.



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    5850 / 66321
    Source
    http://europeana1914-1918.eu/...
    Contributor
    Guglielmina Di Girolamo
    License
    http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/


    October 10, 1915
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