Rivista "La Guerra Italiana". N. 20
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pag. 312
I DIARI DEI CAMPI DI BATTAGLIA
Dal taccuino di un ufficiale austriaco.
Si è parlato di un manoscritto rinvenuto dai soldati italiani sul campo di battaglia, note di taccuino nel quale i combattenti raccolgono le loro impressioni (vedi a questo proposito anche a pag. 197).
L'autore delle seguenti « note » è un ufficiale austriaco, che si dichiara « nato slovacco »; non sembra entusiasta di combattere per l'Austria; ma ha fatto, freddamente, il suo dovere, tanto da essere proposto per una medaglia. Il diario è interessante per i fatti che vi son notati ed anche per una sua cruda sincerità, quasi brutale, di spirito e di stile.
Il manoscritto ha in principio una lacuna: « ... faremo niente anche in seguito. È impossibile tener fronte ai Déport italiani coi nostri tubi. Che cosa sono veramente codesti cannoni Déport? Non ne ho la minima idea. Ma devono essere qualche cosa di terribile.
« 22 luglio. — Questa notte devo rilevare gli honved del 17°. Ricevo rinforzi. Si dice che di nuovo la ci è andata malissimo. Gli italiani avrebbero fatto prigioniero un numero enorme di honved. Con questo fuoco d'artiglieria!
« 23 luglio. — Gli honved erano già impazienti. Me l'immagino di leggeri. Non è un giuoco resistere per tre giorni sotto il terribile fuoco degl'italiani. Sono dei gran signori, quei bei tipi, e fanno spreco di munizioni. Succederà loro come ai francesi. Veramente quest'è una cosa che riguarda piuttosto loro; e io ho i miei pensieri coi quali rompermi il capo, se mi fa piacere. Umanamente incredibile ciò che succede qua.
Teste, gambe, zaini, zolle di terra, visceri, pietre, tutto vola in aria... I miei soldati sono come istupiditi e pallidi dal terrore. Non basta che i porcaccioni che abbiamo rilevato ci abbiano lasciati indietro i loro morti puzzolenti: anche la maggior parte dei miei è già fatta a brani dalle schegge.
« 24 luglio. — Notte terribile! Vorrei essere già morto. O non ci si farà uscire mai più da questa fossa, o ci si estrarrà pazzi... Ho avuto comunicazione che un intero battaglione di honved s'è arreso e che il tiro italiano ha prodotto gravissimi danni anche all'artiglieria. Stiamo freschi!
« 26 luglio. — Ci hanno rilevati. La è finita. Mi sento completamente demoralizzato. Anche i miei uomini sono stupiditi dal terrore, con gli occhi sbarrati, e tremano come fili d'erba. Ieri nel pomeriggio ne lasciai andare alcuni: probabilmente li avranno fucilati.
« 29 luglio. — Non è a dire quanto puzzino i morti! Da non poter resistere. Si apre la bocca per mangiare e s'inghiotte puzzo concentrato di cadavere...
« 3 agosto. — Il nostro battaglione ha perduto finora 613 uomini, cioè 276 fra morti e feriti e 333 dispersi.
Fra questi 1 capitano, 2 sottotenenti, 2 alfieri morti; 1 tenente e 1 cadetto dispersi.
« 5 agosto. — Altri 13 prigionieri italiani. È sciocco ciò che si fa con loro. Si portano di qua e di là, e sono sempre gli stessi. Io credo che siano quelli che abbiamo veduto 10 giorni fa.
« 6 agosto. — Oggi ho veduto per la prima volta soldati del « Landsturm » con fucili Werndl. Credevo di scoppiare dalle risa. E la baionetta che v'era applicata! È vero che gli italiani sono ancora alle lance (?); ma l'antico non è ridicolo, il fuori moda invece sì...
« Perdite nel treno. Gli italiani sparano senza tregua.
« Per mare la ci va splendidamente. Un sottomarino ha silurato ed affondato la « dreadnought » Conte di Cavour. Nell'ordine del giorno firmato dall'Arciduca Giuseppe è detto che un aeroplano è stato costretto ad atterrare nelle nostre posizioni. Forse che urtò contro le sue corna...
« 7 agosto. — La Conte di Cavour si è trasformata in un sottomarino. Forse non è neanche tanto. »
Il diario, in cui fra l'altro, l'ufficiale slovacco raccoglie, a proposito del cantiere di Monfalcone bombardato dall'artiglieria austriaca, le voci di quello Stato Maggiore, secondo le quali i nostri si preparavano dalle trincee per coprire la ritirata, s'interrompe poco oltre; sicchè il diarista non ha avuto il tempo di mettere, con la sua ironia, la ritirata italiana accanto all'affondamento della Cavour, con cui fa il paio. I suoi ricordi hanno un'appendice di note molte curiose.
foto - Un ponte di zattere sull'Isonzo presso Papariano.
pag. 313
Dal taccuino di un volontario italiano.
Il Veneto di Padova pubblica il diario di un volontario italiano — Domenico Bonatti. — Attraverso alle impressioni della corrispondenza si intravvede una forte, sobria e valorosa figura di antico soldato.
Egli comincia:
« 20 agosto. — ... Il padovano caporale Canella, troppo animoso e forse anche non abbastanza prudente, fu dei primi colpiti. Una palla lo trapassò dal petto alla schiena. Cadde, ruzzolò giù dai sassi in una buca e parve morto. Un alpino ed un soldato di fanteria accorsi per recargli aiuto si ritirarono feriti. Da cinque ore del mattino alle ventuna rimase sul terreno, privo di sensi. Raccolto dai portaferiti nella notte, attraverso alla forcella di..., fu portato all'ospedaletto della Croce Rosa.
2 agosto. — Sostituita dai bersaglieri l'... compagnia si ritira; a 23 ore è già di ritorno al Rifugio...
Consumato il rancio (un ottimo risotto che onorerebbe una trattoria di prim'ordine), a mezzanotte si scende la ripida montagna fino a S... Memento homo! Il 305 di tratto in tratto ci ricorda la realtà!
foto - Tipi di prigionieri austriaci.
24 agosto. — Stamattina sono sceso ancora fino a.... nella speranza di ritrovarvi all'Ospedale il collega volontario caporale Canella. Non è ancora giunto fin qua; dev'essere degente in qualche Ospedaletto più alto. Usciva dal portone d'ingresso un feretro coperto di un ricco drappo di velluto nero trapunto in oro. Era un povero soldato che faceva l'ultimo viaggio.
25 agosto. — Stasera si sparge lieta la notizia che « Giovannino » è in nostre mani. Chi sarà mai Giovannino? Mah! Gli alpini lo hanno battezzato così.
Sta nascosto fra i sassi che gli formano sicuro riparo in un posto avanzato dalle trincee nemiche in Val... Piccole feritoie disposte in giro gli danno un vasto campo d'azione. Dall'alba a notte fatta Giovannino tira, tira sempre. Passa un fante di corsa per superare pochi metri da passo a passo, corre di riparo in riparo un porta feriti, s'avanzano cautamente i cucinieri... Pin-zinn, Giovannino tira, non perde un'occasione. Egli ormai è già una personalità da proverbio, ed anche un po' comica. Su di lui un ufficiale ha messo la sua brava taglia; ma anche senza di questa gli alpini sono avidi di lui, spiano e stanno nell'agguato, con la cupidigia di cacciatori di caprioli.
2 settembre. — Piove ad intervalli, piove quasi tutto il dì, tempo snervante, noiosissimo. Attendiamo l'ordine di ora in ora per la prossima avanzata. L'ultima portantina trasporta un bel pezzo di ragazzo biondo. Sta disteso immobile, il cappello sul ventre, le mani incrociate sul petto. Gli occhi sono aperti.
Cosa avranno visto nelle ultime immagini?...»
foto - La mungitura delle vacche per gli ospedali da campo.
L'automobile e la guerra.
Le applicazioni dell'automobile nella guerra presente hanno avuto tale sviluppo da potersi dire che ne è derivato il sovvertimento di più di una regola dell'arte militare nei servizi logistici. infatti all'inizio delle ostilità — osserva l'Esercito Italiano — le Potenze belligeranti disponevano, pel servizio trasporti, di ben 250 000 vetture automobili.
Tale enorme numero di trasporti automobili era così ripartito: Francia 90.000 camions; Germania 70.000 rimorchiatori; Inghilterra 55.000 camions; Austria 25.000 rimorchiatori; la Russia 10.000 camions, e l'Italia ha pure un servizio automobilistico completo organizzato assai bene, che ha reso e rende ottimi servigi su tutti i fronti.
Il loro valore complessivo supera d'assai il miliardo di lire. Quando, anni or sono, gli enormi e pesanti veicoli automobili apparvero a detronizzare l'omnibus a cavalli, nessuno forse pensava che avrebbero reso un giorno così importanti servigi in una guerra immane e sterminatrice come l'attuale. Eppure i francesi confessano che l'incomparabile contingente di grossi trasporti automobili di cui disponevano li ha aiutati validamente. Già il secondo giorno della mobilitazione in Francia, 500 automobili parigini trasportavano 40 soldati ciascuno verso la frontiera belga.
foto - Un'automobile al passaggio di un ponte improvvisato. (Fot. rag. Osvaldo Rossi.)
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I DIARI DEI CAMPI DI BATTAGLIA
Dal taccuino di un ufficiale austriaco.
Si è parlato di un manoscritto rinvenuto dai soldati italiani sul campo di battaglia, note di taccuino nel quale i combattenti raccolgono le loro impressioni (vedi a questo proposito anche a pag. 197).
L'autore delle seguenti « note » è un ufficiale austriaco, che si dichiara « nato slovacco »; non sembra entusiasta di combattere per l'Austria; ma ha fatto, freddamente, il suo dovere, tanto da essere proposto per una medaglia. Il diario è interessante per i fatti che vi son notati ed anche per una sua cruda sincerità, quasi brutale, di spirito e di stile.
Il manoscritto ha in principio una lacuna: « ... faremo niente anche in seguito. È impossibile tener fronte ai Déport italiani coi nostri tubi. Che cosa sono veramente codesti cannoni Déport? Non ne ho la minima idea. Ma devono essere qualche cosa di terribile.
« 22 luglio. — Questa notte devo rilevare gli honved del 17°. Ricevo rinforzi. Si dice che di nuovo la ci è andata malissimo. Gli italiani avrebbero fatto prigioniero un numero enorme di honved. Con questo fuoco d'artiglieria!
« 23 luglio. — Gli honved erano già impazienti. Me l'immagino di leggeri. Non è un giuoco resistere per tre giorni sotto il terribile fuoco degl'italiani. Sono dei gran signori, quei bei tipi, e fanno spreco di munizioni. Succederà loro come ai francesi. Veramente quest'è una cosa che riguarda piuttosto loro; e io ho i miei pensieri coi quali rompermi il capo, se mi fa piacere. Umanamente incredibile ciò che succede qua.
Teste, gambe, zaini, zolle di terra, visceri, pietre, tutto vola in aria... I miei soldati sono come istupiditi e pallidi dal terrore. Non basta che i porcaccioni che abbiamo rilevato ci abbiano lasciati indietro i loro morti puzzolenti: anche la maggior parte dei miei è già fatta a brani dalle schegge.
« 24 luglio. — Notte terribile! Vorrei essere già morto. O non ci si farà uscire mai più da questa fossa, o ci si estrarrà pazzi... Ho avuto comunicazione che un intero battaglione di honved s'è arreso e che il tiro italiano ha prodotto gravissimi danni anche all'artiglieria. Stiamo freschi!
« 26 luglio. — Ci hanno rilevati. La è finita. Mi sento completamente demoralizzato. Anche i miei uomini sono stupiditi dal terrore, con gli occhi sbarrati, e tremano come fili d'erba. Ieri nel pomeriggio ne lasciai andare alcuni: probabilmente li avranno fucilati.
« 29 luglio. — Non è a dire quanto puzzino i morti! Da non poter resistere. Si apre la bocca per mangiare e s'inghiotte puzzo concentrato di cadavere...
« 3 agosto. — Il nostro battaglione ha perduto finora 613 uomini, cioè 276 fra morti e feriti e 333 dispersi.
Fra questi 1 capitano, 2 sottotenenti, 2 alfieri morti; 1 tenente e 1 cadetto dispersi.
« 5 agosto. — Altri 13 prigionieri italiani. È sciocco ciò che si fa con loro. Si portano di qua e di là, e sono sempre gli stessi. Io credo che siano quelli che abbiamo veduto 10 giorni fa.
« 6 agosto. — Oggi ho veduto per la prima volta soldati del « Landsturm » con fucili Werndl. Credevo di scoppiare dalle risa. E la baionetta che v'era applicata! È vero che gli italiani sono ancora alle lance (?); ma l'antico non è ridicolo, il fuori moda invece sì...
« Perdite nel treno. Gli italiani sparano senza tregua.
« Per mare la ci va splendidamente. Un sottomarino ha silurato ed affondato la « dreadnought » Conte di Cavour. Nell'ordine del giorno firmato dall'Arciduca Giuseppe è detto che un aeroplano è stato costretto ad atterrare nelle nostre posizioni. Forse che urtò contro le sue corna...
« 7 agosto. — La Conte di Cavour si è trasformata in un sottomarino. Forse non è neanche tanto. »
Il diario, in cui fra l'altro, l'ufficiale slovacco raccoglie, a proposito del cantiere di Monfalcone bombardato dall'artiglieria austriaca, le voci di quello Stato Maggiore, secondo le quali i nostri si preparavano dalle trincee per coprire la ritirata, s'interrompe poco oltre; sicchè il diarista non ha avuto il tempo di mettere, con la sua ironia, la ritirata italiana accanto all'affondamento della Cavour, con cui fa il paio. I suoi ricordi hanno un'appendice di note molte curiose.
foto - Un ponte di zattere sull'Isonzo presso Papariano.
pag. 313
Dal taccuino di un volontario italiano.
Il Veneto di Padova pubblica il diario di un volontario italiano — Domenico Bonatti. — Attraverso alle impressioni della corrispondenza si intravvede una forte, sobria e valorosa figura di antico soldato.
Egli comincia:
« 20 agosto. — ... Il padovano caporale Canella, troppo animoso e forse anche non abbastanza prudente, fu dei primi colpiti. Una palla lo trapassò dal petto alla schiena. Cadde, ruzzolò giù dai sassi in una buca e parve morto. Un alpino ed un soldato di fanteria accorsi per recargli aiuto si ritirarono feriti. Da cinque ore del mattino alle ventuna rimase sul terreno, privo di sensi. Raccolto dai portaferiti nella notte, attraverso alla forcella di..., fu portato all'ospedaletto della Croce Rosa.
2 agosto. — Sostituita dai bersaglieri l'... compagnia si ritira; a 23 ore è già di ritorno al Rifugio...
Consumato il rancio (un ottimo risotto che onorerebbe una trattoria di prim'ordine), a mezzanotte si scende la ripida montagna fino a S... Memento homo! Il 305 di tratto in tratto ci ricorda la realtà!
foto - Tipi di prigionieri austriaci.
24 agosto. — Stamattina sono sceso ancora fino a.... nella speranza di ritrovarvi all'Ospedale il collega volontario caporale Canella. Non è ancora giunto fin qua; dev'essere degente in qualche Ospedaletto più alto. Usciva dal portone d'ingresso un feretro coperto di un ricco drappo di velluto nero trapunto in oro. Era un povero soldato che faceva l'ultimo viaggio.
25 agosto. — Stasera si sparge lieta la notizia che « Giovannino » è in nostre mani. Chi sarà mai Giovannino? Mah! Gli alpini lo hanno battezzato così.
Sta nascosto fra i sassi che gli formano sicuro riparo in un posto avanzato dalle trincee nemiche in Val... Piccole feritoie disposte in giro gli danno un vasto campo d'azione. Dall'alba a notte fatta Giovannino tira, tira sempre. Passa un fante di corsa per superare pochi metri da passo a passo, corre di riparo in riparo un porta feriti, s'avanzano cautamente i cucinieri... Pin-zinn, Giovannino tira, non perde un'occasione. Egli ormai è già una personalità da proverbio, ed anche un po' comica. Su di lui un ufficiale ha messo la sua brava taglia; ma anche senza di questa gli alpini sono avidi di lui, spiano e stanno nell'agguato, con la cupidigia di cacciatori di caprioli.
2 settembre. — Piove ad intervalli, piove quasi tutto il dì, tempo snervante, noiosissimo. Attendiamo l'ordine di ora in ora per la prossima avanzata. L'ultima portantina trasporta un bel pezzo di ragazzo biondo. Sta disteso immobile, il cappello sul ventre, le mani incrociate sul petto. Gli occhi sono aperti.
Cosa avranno visto nelle ultime immagini?...»
foto - La mungitura delle vacche per gli ospedali da campo.
L'automobile e la guerra.
Le applicazioni dell'automobile nella guerra presente hanno avuto tale sviluppo da potersi dire che ne è derivato il sovvertimento di più di una regola dell'arte militare nei servizi logistici. infatti all'inizio delle ostilità — osserva l'Esercito Italiano — le Potenze belligeranti disponevano, pel servizio trasporti, di ben 250 000 vetture automobili.
Tale enorme numero di trasporti automobili era così ripartito: Francia 90.000 camions; Germania 70.000 rimorchiatori; Inghilterra 55.000 camions; Austria 25.000 rimorchiatori; la Russia 10.000 camions, e l'Italia ha pure un servizio automobilistico completo organizzato assai bene, che ha reso e rende ottimi servigi su tutti i fronti.
Il loro valore complessivo supera d'assai il miliardo di lire. Quando, anni or sono, gli enormi e pesanti veicoli automobili apparvero a detronizzare l'omnibus a cavalli, nessuno forse pensava che avrebbero reso un giorno così importanti servigi in una guerra immane e sterminatrice come l'attuale. Eppure i francesi confessano che l'incomparabile contingente di grossi trasporti automobili di cui disponevano li ha aiutati validamente. Già il secondo giorno della mobilitazione in Francia, 500 automobili parigini trasportavano 40 soldati ciascuno verso la frontiera belga.
foto - Un'automobile al passaggio di un ponte improvvisato. (Fot. rag. Osvaldo Rossi.)
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pag. 312
I DIARI DEI CAMPI DI BATTAGLIA
Dal taccuino di un ufficiale austriaco.
Si è parlato di un manoscritto rinvenuto dai soldati italiani sul campo di battaglia, note di taccuino nel quale i combattenti raccolgono le loro impressioni (vedi a questo proposito anche a pag. 197).
L'autore delle seguenti « note » è un ufficiale austriaco, che si dichiara « nato slovacco »; non sembra entusiasta di combattere per l'Austria; ma ha fatto, freddamente, il suo dovere, tanto da essere proposto per una medaglia. Il diario è interessante per i fatti che vi son notati ed anche per una sua cruda sincerità, quasi brutale, di spirito e di stile.
Il manoscritto ha in principio una lacuna: « ... faremo niente anche in seguito. È impossibile tener fronte ai Déport italiani coi nostri tubi. Che cosa sono veramente codesti cannoni Déport? Non ne ho la minima idea. Ma devono essere qualche cosa di terribile.
« 22 luglio. — Questa notte devo rilevare gli honved del 17°. Ricevo rinforzi. Si dice che di nuovo la ci è andata malissimo. Gli italiani avrebbero fatto prigioniero un numero enorme di honved. Con questo fuoco d'artiglieria!
« 23 luglio. — Gli honved erano già impazienti. Me l'immagino di leggeri. Non è un giuoco resistere per tre giorni sotto il terribile fuoco degl'italiani. Sono dei gran signori, quei bei tipi, e fanno spreco di munizioni. Succederà loro come ai francesi. Veramente quest'è una cosa che riguarda piuttosto loro; e io ho i miei pensieri coi quali rompermi il capo, se mi fa piacere. Umanamente incredibile ciò che succede qua.
Teste, gambe, zaini, zolle di terra, visceri, pietre, tutto vola in aria... I miei soldati sono come istupiditi e pallidi dal terrore. Non basta che i porcaccioni che abbiamo rilevato ci abbiano lasciati indietro i loro morti puzzolenti: anche la maggior parte dei miei è già fatta a brani dalle schegge.
« 24 luglio. — Notte terribile! Vorrei essere già morto. O non ci si farà uscire mai più da questa fossa, o ci si estrarrà pazzi... Ho avuto comunicazione che un intero battaglione di honved s'è arreso e che il tiro italiano ha prodotto gravissimi danni anche all'artiglieria. Stiamo freschi!
« 26 luglio. — Ci hanno rilevati. La è finita. Mi sento completamente demoralizzato. Anche i miei uomini sono stupiditi dal terrore, con gli occhi sbarrati, e tremano come fili d'erba. Ieri nel pomeriggio ne lasciai andare alcuni: probabilmente li avranno fucilati.
« 29 luglio. — Non è a dire quanto puzzino i morti! Da non poter resistere. Si apre la bocca per mangiare e s'inghiotte puzzo concentrato di cadavere...
« 3 agosto. — Il nostro battaglione ha perduto finora 613 uomini, cioè 276 fra morti e feriti e 333 dispersi.
Fra questi 1 capitano, 2 sottotenenti, 2 alfieri morti; 1 tenente e 1 cadetto dispersi.
« 5 agosto. — Altri 13 prigionieri italiani. È sciocco ciò che si fa con loro. Si portano di qua e di là, e sono sempre gli stessi. Io credo che siano quelli che abbiamo veduto 10 giorni fa.
« 6 agosto. — Oggi ho veduto per la prima volta soldati del « Landsturm » con fucili Werndl. Credevo di scoppiare dalle risa. E la baionetta che v'era applicata! È vero che gli italiani sono ancora alle lance (?); ma l'antico non è ridicolo, il fuori moda invece sì...
« Perdite nel treno. Gli italiani sparano senza tregua.
« Per mare la ci va splendidamente. Un sottomarino ha silurato ed affondato la « dreadnought » Conte di Cavour. Nell'ordine del giorno firmato dall'Arciduca Giuseppe è detto che un aeroplano è stato costretto ad atterrare nelle nostre posizioni. Forse che urtò contro le sue corna...
« 7 agosto. — La Conte di Cavour si è trasformata in un sottomarino. Forse non è neanche tanto. »
Il diario, in cui fra l'altro, l'ufficiale slovacco raccoglie, a proposito del cantiere di Monfalcone bombardato dall'artiglieria austriaca, le voci di quello Stato Maggiore, secondo le quali i nostri si preparavano dalle trincee per coprire la ritirata, s'interrompe poco oltre; sicchè il diarista non ha avuto il tempo di mettere, con la sua ironia, la ritirata italiana accanto all'affondamento della Cavour, con cui fa il paio. I suoi ricordi hanno un'appendice di note molte curiose.
foto - Un ponte di zattere sull'Isonzo presso Papariano.
Dal taccuino di un volontario italiano.
Il Veneto di Padova pubblica il diario di un volontario italiano — Domenico Bonatti. — Attraverso alle impressioni della corrispondenza si intravvede una forte, sobria e valorosa figura di antico soldato.
Egli comincia:
« 20 agosto. — ... Il padovano caporale Canella, troppo animoso e forse anche non abbastanza prudente, fu dei primi colpiti. Una palla lo trapassò dal petto alla schiena. Cadde, ruzzolò giù dai sassi in una buca e parve morto. Un alpino ed un soldato di fanteria accorsi per recargli aiuto si ritirarono feriti. Da cinque ore del mattino alle ventuna rimase sul terreno, privo di sensi. Raccolto dai portaferiti nella notte, attraverso alla forcella di..., fu portato all'ospedaletto della Croce Rosa.
2 agosto. — Sostituita dai bersaglieri l'... compagnia si ritira; a 23 ore è già di ritorno al Rifugio...
Consumato il rancio (un ottimo risotto che onorerebbe una trattoria di prim'ordine), a mezzanotte si scende la ripida montagna fino a S... Memento homo! Il 305 di tratto in tratto ci ricorda la realtà!
foto - Tipi di prigionieri austriaci.
24 agosto. — Stamattina sono sceso ancora fino a.... nella speranza di ritrovarvi all'Ospedale il collega volontario caporale Canella. Non è ancora giunto fin qua; dev'essere degente in qualche Ospedaletto più alto. Usciva dal portone d'ingresso un feretro coperto di un ricco drappo di velluto nero trapunto in oro. Era un povero soldato che faceva l'ultimo viaggio.
25 agosto. — Stasera si sparge lieta la notizia che « Giovannino » è in nostre mani. Chi sarà mai Giovannino? Mah! Gli alpini lo hanno battezzato così.
Sta nascosto fra i sassi che gli formano sicuro riparo in un posto avanzato dalle trincee nemiche in Val... Piccole feritoie disposte in giro gli danno un vasto campo d'azione. Dall'alba a notte fatta Giovannino tira, tira sempre. Passa un fante di corsa per superare pochi metri da passo a passo, corre di riparo in riparo un porta feriti, s'avanzano cautamente i cucinieri... Pin-zinn, Giovannino tira, non perde un'occasione. Egli ormai è già una personalità da proverbio, ed anche un po' comica. Su di lui un ufficiale ha messo la sua brava taglia; ma anche senza di questa gli alpini sono avidi di lui, spiano e stanno nell'agguato, con la cupidigia di cacciatori di caprioli.
2 settembre. — Piove ad intervalli, piove quasi tutto il dì, tempo snervante, noiosissimo. Attendiamo l'ordine di ora in ora per la prossima avanzata. L'ultima portantina trasporta un bel pezzo di ragazzo biondo. Sta disteso immobile, il cappello sul ventre, le mani incrociate sul petto. Gli occhi sono aperti.
Cosa avranno visto nelle ultime immagini?...»
foto - La mungitura delle vacche per gli ospedali da campo.
L'automobile e la guerra.
Le applicazioni dell'automobile nella guerra presente hanno avuto tale sviluppo da potersi dire che ne è derivato il sovvertimento di più di una regola dell'arte militare nei servizi logistici. infatti all'inizio delle ostilità — osserva l'Esercito Italiano — le Potenze belligeranti disponevano, pel servizio trasporti, di ben 250 000 vetture automobili.
Tale enorme numero di trasporti automobili era così ripartito: Francia 90.000 camions; Germania 70.000 rimorchiatori; Inghilterra 55.000 camions; Austria 25.000 rimorchiatori; la Russia 10.000 camions, e l'Italia ha pure un servizio automobilistico completo organizzato assai bene, che ha reso e rende ottimi servigi su tutti i fronti.
Il loro valore complessivo supera d'assai il miliardo di lire. Quando, anni or sono, gli enormi e pesanti veicoli automobili apparvero a detronizzare l'omnibus a cavalli, nessuno forse pensava che avrebbero reso un giorno così importanti servigi in una guerra immane e sterminatrice come l'attuale. Eppure i francesi confessano che l'incomparabile contingente di grossi trasporti automobili di cui disponevano li ha aiutati validamente. Già il secondo giorno della mobilitazione in Francia, 500 automobili parigini trasportavano 40 soldati ciascuno verso la frontiera belga.
foto - Un'automobile al passaggio di un ponte improvvisato. (Fot. rag. Osvaldo Rossi.)
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I DIARI DEI CAMPI DI BATTAGLIA
Dal taccuino di un ufficiale austriaco.
Si è parlato di un manoscritto rinvenuto dai soldati italiani sul campo di battaglia, note di taccuino nel quale i combattenti raccolgono le loro impressioni (vedi a questo proposito anche a pag. 197).
L'autore delle seguenti « note » è un ufficiale austriaco, che si dichiara « nato slovacco »; non sembra entusiasta di combattere per l'Austria; ma ha fatto, freddamente, il suo dovere, tanto da essere proposto per una medaglia. Il diario è interessante per i fatti che vi son notati ed anche per una sua cruda sincerità, quasi brutale, di spirito e di stile.
Il manoscritto ha in principio una lacuna: « ... faremo niente anche in seguito. È impossibile tener fronte ai Déport italiani coi nostri tubi. Che cosa sono veramente codesti cannoni Déport? Non ne ho la minima idea. Ma devono essere qualche cosa di terribile.
« 22 luglio. — Questa notte devo rilevare gli honved del 17°. Ricevo rinforzi. Si dice che di nuovo la ci è andata malissimo. Gli italiani avrebbero fatto prigioniero un numero enorme di honved. Con questo fuoco d'artiglieria!
« 23 luglio. — Gli honved erano già impazienti. Me l'immagino di leggeri. Non è un giuoco resistere per tre giorni sotto il terribile fuoco degl'italiani. Sono dei gran signori, quei bei tipi, e fanno spreco di munizioni. Succederà loro come ai francesi. Veramente quest'è una cosa che riguarda piuttosto loro; e io ho i miei pensieri coi quali rompermi il capo, se mi fa piacere. Umanamente incredibile ciò che succede qua.
Teste, gambe, zaini, zolle di terra, visceri, pietre, tutto vola in aria... I miei soldati sono come istupiditi e pallidi dal terrore. Non basta che i porcaccioni che abbiamo rilevato ci abbiano lasciati indietro i loro morti puzzolenti: anche la maggior parte dei miei è già fatta a brani dalle schegge.
« 24 luglio. — Notte terribile! Vorrei essere già morto. O non ci si farà uscire mai più da questa fossa, o ci si estrarrà pazzi... Ho avuto comunicazione che un intero battaglione di honved s'è arreso e che il tiro italiano ha prodotto gravissimi danni anche all'artiglieria. Stiamo freschi!
« 26 luglio. — Ci hanno rilevati. La è finita. Mi sento completamente demoralizzato. Anche i miei uomini sono stupiditi dal terrore, con gli occhi sbarrati, e tremano come fili d'erba. Ieri nel pomeriggio ne lasciai andare alcuni: probabilmente li avranno fucilati.
« 29 luglio. — Non è a dire quanto puzzino i morti! Da non poter resistere. Si apre la bocca per mangiare e s'inghiotte puzzo concentrato di cadavere...
« 3 agosto. — Il nostro battaglione ha perduto finora 613 uomini, cioè 276 fra morti e feriti e 333 dispersi.
Fra questi 1 capitano, 2 sottotenenti, 2 alfieri morti; 1 tenente e 1 cadetto dispersi.
« 5 agosto. — Altri 13 prigionieri italiani. È sciocco ciò che si fa con loro. Si portano di qua e di là, e sono sempre gli stessi. Io credo che siano quelli che abbiamo veduto 10 giorni fa.
« 6 agosto. — Oggi ho veduto per la prima volta soldati del « Landsturm » con fucili Werndl. Credevo di scoppiare dalle risa. E la baionetta che v'era applicata! È vero che gli italiani sono ancora alle lance (?); ma l'antico non è ridicolo, il fuori moda invece sì...
« Perdite nel treno. Gli italiani sparano senza tregua.
« Per mare la ci va splendidamente. Un sottomarino ha silurato ed affondato la « dreadnought » Conte di Cavour. Nell'ordine del giorno firmato dall'Arciduca Giuseppe è detto che un aeroplano è stato costretto ad atterrare nelle nostre posizioni. Forse che urtò contro le sue corna...
« 7 agosto. — La Conte di Cavour si è trasformata in un sottomarino. Forse non è neanche tanto. »
Il diario, in cui fra l'altro, l'ufficiale slovacco raccoglie, a proposito del cantiere di Monfalcone bombardato dall'artiglieria austriaca, le voci di quello Stato Maggiore, secondo le quali i nostri si preparavano dalle trincee per coprire la ritirata, s'interrompe poco oltre; sicchè [SIC] il diarista non ha avuto il tempo di mettere, con la sua ironia, la ritirata italiana accanto all'affondamento della Cavour, con cui fa il paio. I suoi ricordi hanno un'appendice di note molte curiose.
[FIG. Un ponte di zattere sull'Isonzo presso Papariano.]
Dal taccuino di un volontario italiano.
Il Veneto di Padova pubblica il diario di un volontario italiano — Domenico Bonatti. — Attraverso alle impressioni della corrispondenza si intravvede una forte, sobria e valorosa figura di antico soldato.
Egli comincia:
« 20 agosto. — ... Il padovano caporale Canella, troppo animoso e forse anche non abbastanza prudente, fu dei primi colpiti. Una palla lo trapassò dal petto alla schiena. Cadde, ruzzolò giù dai sassi in una buca e parve morto. Un alpino ed un soldato di fanteria accorsi per recargli aiuto si ritirarono feriti. Da cinque ore del mattino alle ventuna rimase sul terreno, privo di sensi. Raccolto dai portaferiti nella notte, attraverso alla forcella di..., fu portato all'ospedaletto della Croce Rosa.
2 agosto. — Sostituita dai bersaglieri l'... compagnia si ritira; a 23 ore è già di ritorno al Rifugio...
Consumato il rancio (un ottimo risotto che onorerebbe una trattoria di prim'ordine), a mezzanotte si scende la ripida montagna fino a S... Memento homo! Il 305 di tratto in tratto ci ricorda la realtà!
[FIG. Tipi di prigionieri austriaci.]
24 agosto. — Stamattina sono sceso ancora fino a.... nella speranza di ritrovarvi all'Ospedale il collega volontario caporale Canella. Non è ancora giunto fin qua; dev'essere degente in qualche Ospedaletto più alto. Usciva dal portone d'ingresso un feretro coperto di un ricco drappo di velluto nero trapunto in oro. Era un povero soldato che faceva l'ultimo viaggio.
25 agosto. — Stasera si sparge lieta la notizia che « Giovannino » è in nostre mani. Chi sarà mai Giovannino? Mah! Gli alpini lo hanno battezzato così.
Sta nascosto fra i sassi che gli formano sicuro riparo in un posto avanzato dalle trincee nemiche in Val... Piccole feritoie disposte in giro gli danno un vasto campo d'azione. Dall'alba a notte fatta Giovannino tira, tira sempre. Passa un fante di corsa per superare pochi metri da passo a passo, corre di riparo in riparo un porta feriti, s'avanzano cautamente i cucinieri... Pin-zinn, Giovannino tira, non perde un'occasione. Egli ormai è già una personalità da proverbio, ed anche un po' comica. Su di lui un ufficiale ha messo la sua brava taglia; ma anche senza di questa gli alpini sono avidi di lui, spiano e stanno nell'agguato, con la cupidigia di cacciatori di caprioli.
2 settembre. — Piove ad intervalli, piove quasi tutto il dì, tempo snervante, noiosissimo. Attendiamo l'ordine di ora in ora per la prossima avanzata. L'ultima portantina trasporta un bel pezzo di ragazzo biondo. Sta disteso immobile, il cappello sul ventre, le mani incrociate sul petto. Gli occhi sono aperti.
Cosa avranno visto nelle ultime immagini?...»
[FIG. La mungitura delle vacche per gli ospedali da campo.]
L'automobile e la guerra.
Le applicazioni dell'automobile nella guerra presente hanno avuto tale sviluppo da potersi dire che ne è derivato il sovvertimento di più di una regola dell'arte militare nei servizi logistici. infatti all'inizio delle ostilità — osserva l'Esercito Italiano — le Potenze belligeranti disponevano, pel servizio trasporti, di ben 250 000 vetture automobili.
Tale enorme numero di trasporti automobili era così ripartito: Francia 90.000 camions; Germania 70.000 rimorchiatori; Inghilterra 55.000 camions; Austria 25.000 rimorchiatori; la Russia 10.000 camions, e l'Italia ha pure un servizio automobilistico completo organizzato assai bene, che ha reso e rende ottimi servigi su tutti i fronti.
Il loro valore complessivo supera d'assai il miliardo di lire. Quando, anni or sono, gli enormi e pesanti veicoli automobili apparvero a detronizzare l'omnibus a cavalli, nessuno forse pensava che avrebbero reso un giorno così importanti servigi in una guerra immane e sterminatrice come l'attuale. Eppure i francesi confessano che l'incomparabile contingente di grossi trasporti automobili di cui disponevano li ha aiutati validamente. Già il secondo giorno della mobilitazione in Francia, 500 automobili parigini trasportavano 40 soldati ciascuno verso la frontiera belga.
[FIG. Un'automobile al passaggio di un ponte improvvisato. (Fot. rag. Osvaldo Rossi.)]
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I DIARI DEI CAMPI DI BATTAGLIA
Dal taccuino di un ufficiale austriaco.
Si è parlato di un manoscritto rinvenuto dai soldati italiani sul campo di battaglia, note di taccuino nel quale i combattenti raccolgono le loro impressioni (vedi a questo proposito anche a pag. 197).
L'autore delle seguenti « note » è un ufficiale austriaco, che si dichiara « nato slovacco »; non sembra entusiasta di combattere per l'Austria; ma ha fatto, freddamente, il suo dovere, tanto da essere proposto per una medaglia. Il diario è interessante per i fatti che vi son notati ed anche per una sua cruda sincerità, quasi brutale, di spirito e di stile.
Il manoscritto ha in principio una lacuna: « ... faremo niente anche in seguito. È impossibile tener fronte ai Déport italiani coi nostri tubi. Che cosa sono veramente codesti cannoni Déport? Non ne ho la minima idea. Ma devono essere qualche cosa di terribile.
« 22 luglio. — Questa notte devo rilevare gli honved del 17°. Ricevo rinforzi. Si dice che di nuovo la ci è andata malissimo. Gli italiani avrebbero fatto prigioniero un numero enorme di honved. Con questo fuoco d'artiglieria!
« 23 luglio. — Gli honved erano già impazienti. Me l'immagino di leggeri. Non è un giuoco resistere per tre giorni sotto il terribile fuoco degl'italiani. Sono dei gran signori, quei bei tipi, e fanno spreco di munizioni. Succederà loro come ai francesi. Veramente quest'è una cosa che riguarda piuttosto loro; e io ho i miei pensieri coi qualirompermi il capo, se mi fa piacere. Umanamente incredibile ciò che succede qua.
Test, gambe, zaini, zolle di terra, visceri, pietre, tutto vola in aria... I miei soldati sono come istupiditi e pallidi dal terrore. Non basta che i porcaccioni che abbiamo rilevato ci abbiano lasciati indietro i loro morti puzzolenti: anche la maggior parte dei miei è già fatta a brani dalle schegge.
« 24 luglio. — Notte terribile! Vorrei essere già morto. O non ci si farà uscire mai più da questa fossa, o ci si estrarrà pazzi... Ho avuto comunicazione che un intero battaglione di honved s'è arreso e che il tiro italiano ha prodotto gravissimi danni anche all'artiglieria. Stiamo freschi!
« 26 luglio. — Ci hanno rilevati. La è finita. Mi sento completamente demoralizzato. Anche i miei uomini sono stupiditi dal terrore, con gli occhi sbarrati, e tremano come fili d'erba. Ieri nel pomeriggio ne lasciai andare alcuni: probabilmente li avranno fucilati.
« 29 luglio. — Non è a dire quanto puzzino i morti! Da non poter resistere. Si apre la bocca per mangiare e s'inghiotte puzzo concentrato di cadavere...
« 3 agosto. — Il nostro battaglione ha perduto finora 613 uomini, cioè 276 fra morti e feriti e 333 dispersi.
Fra questi 1 capitano, 2 sottotenenti, 2 alfieri morti; 1 tenente e 1 cadetto dispersi.
« 5 agosto. — Altri 13 prigionieri italiani. È sciocco ciò che si fa con loro. Si portano di qua e di là, e sono sempre gli stessi. Io credo che siano quelli che abbiamo veduto 10 giorni fa.
« 6 agosto. — Oggi ho veduto per la prima volta soldati del « Landsturm » con fucili Werndl. Credevo di scoppiare dalle risa. E la baionetta che v'era applicata! È vero che gli italini sono ancora alle lance (?); ma l'antico non è ridicolo, il fuori moda invece sì...
« Perdite nel treno. Gli italiani sparano senza tregua.
« Per mare la ci va splendidamente. Un sottomarino ha silurato ed affondato la « dreadnought » Conte di Cavour. Nell'ordine del giorno firmato dall'Arciduca Giuseppe è detto che un aeroplano è stato costretto ad atterrare nelle nostre posizioni. Forse che urtò contro le sue corna...
« 7 agosto. — La Conte di Cavour si è trasformata in un sottomarino. Forse non è neanche tanto. »
Il diario, in cui fra l'altro, l'ufficiale slovacco raccoglie, a proposito del cantiere di Monfalcone bombardato dall'artiglieria austriaca, le voci di quello Stato Maggiore, secondo le quali i nostri si preparavano dalle trincee per coprire la ritirata, s'interrompe poco oltre; sicchè [SIC] il diarista non ha avuto il tempo di mettere, con la sua ironia, la ritirata italiana accanto all'affondamento della Cavour, con cui fa il paio. I suoi ricordi hanno un'appendice di note molte curiose.
[FIG. Un ponte di zattere sull'Isonzo presso Papariano.]
Dal taccuino di un volontario italiano.
Il Veneto di Padova pubblica il diario di un volontario italiano — Domenico Bonatti. — Attraverso alle impressioni della corrispondenza si intravvede una forte, sobria e valorosa figura di antico soldato.
Egli comincia:
« 20 agosto. — ... Il padovano caporale Canella, troppo animosoe forse anche non abbastanza prudente, fu dei primi colpiti. Una palla lo trapassò dal petto alla schiena. Cadde, ruzzolò giù dai sassi in una buca e parve morto. Un alpino ed un soldato di fanteria accorsi per recargli aiuto si ritirarono feriti. Da cinque ore del mattino alle ventuna rimase sul terreno, privo di sensi. Raccolto dai portaferiti nella notte, attraverso alla forcella di..., fu portato all'ospedaletto della Croce Rosa.
2 agosto. —
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I DIARI DEI CAMPI DI BATTAGLIA
Dal taccuino di un ufficiale austriaco.
Si è parlato di un manoscritto rinvenuto dai soldati italiani sul campo di battaglia, note di taccuino nel quale i combattenti raccolgono le loro impressioni (vedi a questo proposito anche a pag. 197).
L'autore delle seguenti « note » è un ufficiale austriaco, che si dichiara « nato slovacco »; non sembra entusiasta di combattere per l'Austria; ma ha fatto, freddamente, il suo dovere, tanto da essere proposto per una medaglia. Il diario è interessante per i fatti che vi son notati ed anche per una sua cruda sincerità, quasi brutale, di spirito e di stile.
Il manoscritto ha in principio una lacuna: « ... faremo niente anche in seguito. È impossibile tener fronte ai Déport italiani coi nostri tubi. Che cosa sono veramente codesti cannoni Déport? Non ne ho la minima idea. Ma devono essere qualche cosa di terribile.
« 22 luglio. — Questa notte devo rilevare gli honved del 17°. Ricevo rinforzi. Si dice che di nuovo la ci è andata malissimo. Gli italiani avrebbero fatto prigioniero un numero enorme di honved. Con questo fuoco d'artiglieria!
« 23 luglio. — Gli honved erano già impazienti. Me l'immagino di leggeri. Non è un giuoco resistere per tre giorni sotto il terribile fuoco degl'italiani. Sono dei gran signori, quei bei tipi, e fanno spreco di munizioni. Succederà loro come ai francesi. Veramente quest'è una cosa che riguarda piuttosto loro; e io ho i miei pensieri coi qualirompermi il capo, se mi fa piacere. Umanamente incredibile ciò che succede qua.
Test, gambe, zaini, zolle di terra, visceri, pietre, tutto vola in aria... I miei soldati sono come istupiditi e pallidi dal terrore. Non basta che i porcaccioni che abbiamo rilevato ci abbiano lasciati indietro i loro morti puzzolenti: anche la maggior parte dei miei è già fatta a brani dalle schegge.
« 24 luglio. — Notte terribile! Vorrei essere già morto. O non ci si farà uscire mai più da questa fossa, o ci si estrarrà pazzi... Ho avuto comunicazione che
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I DIARI DEI CAMPI DI BATTAGLIA
Dal taccuino di un ufficiale austriaco.
Si è parlato di un manoscritto rinvenuto dai soldati italiani sul campo di battaglia, note di taccuino nel quale i combattenti raccolgono le loro impressioni (vedi a questo proposito anche a pag. 197).
L'autore delle seguenti « note » è un ufficiale austriaco, che si dichiara « nato slovacco »; non sembra entusiasta di combattere per l'Austria; ma ha fatto, freddamente, il suo dovere, tanto da essere proposto per una medaglia. Il diario è interessante per i fatti che vi son notati ed anche per una sua cruda sincerità, quasi brutale, di spirito e di stile.
Il manoscritto ha in principio una lacuna: « ... faremo niente anche in seguito. È impossibile tener fronte ai Déport italiani coi nostri tubi. Che cosa sono veramente codesti cannoni Déport? Non ne ho la minima idea. Ma devono essere qualche cosa di terribile.
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I DIARI DEI CAMPI DI BATTAGLIA
Dal taccuino di un ufficiale austriaco.
Si è parlato di un manoscritto rinvenuto dai soldati italiani sul campo di battaglia, note di taccuino nel quale i combattenti raccolgono le loro impressioni (vedi a questo proposito anche a pag. 197).
L'autore delle seguenti « note » è un ufficiale austriaco, che si dichiara « nato slovacco »; non sembra entusiasta di combattere per l'Austria; ma ha fatto, freddamente, il suo dovere, tanto da essere proposto per una medaglia. Il diario è interessante per i fatti che vi son notati ed anche per una sua cruda sincerità, quasi brutale, di spirito e di stile.
Il manoscritto ha in principio una lacuna: « ... faremo niente anche in seguito. È impossibile tener fronte ai Déport italiani coi nostri tubi. Chec osa sono veramnete codesti cannoni Déport? Non ne ho la minima idea. Ma devono essere qualche cosa di terribile.
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- Guglielmina Di Girolamo
October 10, 1915
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