Un ricordo in Famiglia. Alcune lettere di Guerra del soldato Gaetano Martino 1915-1918
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e cosa ci fanno fare, mentre il patrio governo li fa ingrasciare nei bei Castelli Italiani.
Bisognava vedere come scappavano, e come alzavano le mani, quando in Agosto le nostre valorose truppe occuparono Gorizia. San Michele ed altri monti. Non c'erano Ufficiali o meglio Comandanti per fermarli, per contenerne l'impeto. che s'era scatenato come una tempesta.
Io, col mio Reggimento ero di rincalzo, sotto il violento fuoco delle artiglierie di tutti i calibri, calmo, sereno, aspettando il momento di entrare anche il mio piccolo timorino in funzione. Le fucilate fischiavano, le grida dei feriti, le cannonate, il grido "Savoia" non ci facevano raccapezzare niente, e si stava tutti come accovacciati, aspettando gli ordini. Finalmente Gorizia è presa, e i nostri s'incamminano ancora verso Monte S. Marco, riescono ad occuparlo, ma non possono più continuare l'avanzata perché stanche, esauste dal lungo tratto di cammino fatto di corsa e poi i comandi ricevuti.
Si sostò su questo monte, s'incominciò a lavorare per fare le trincee. Non ho avuto mai tanta vena come in quei giorni. Un picone, una pala erano i miei strumenti, e malgrado non abituato, riuscivo a fare il mio bravo ricovero.
L'artiglieria nemica ci tirava ancora, ma i
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proiettili andavano a cadere ad una certa distanza senza danno. QUalche volta però colpivano in pieno, ed un giorno una piccola scheggia mi molestò la mano sinistra, senza produrmi danno.
Cosi, sono stato alla presa di Gorizia ed un mese in trincea.
Quasi ogni giorno aeroplani nemici vengono ad esplorare le nostre posizioni, ma ecco che i nostri tanto lo aggirono, fino a quando doveva ripiegare, o puramente scendere fino ad una certa distanza per poterlo tirare coi fucili. Due gironi consecutivi due di detti aeroplani furono abbatuti. Il primo andò a cadere nelle loro trinceee, ed il secondo colpito in pieno bersaglio dalle nostre fucilerie, cadde nelle nostre linee. Puoi immaginare che sfacelo!
Al vederli combattere è bello. Mi sembrano tanti grossi pesci che s'inseguono ed il più piccolo che cerca svignarsela è imboccato dagli altri che ha forza e che si sente il coraggio di poterlo fare ....
Che bella invenzione! Ti dico che per me è una vera consolazione, mi diverto a guardarli, tanto più che una volta anche tu ne facesti dei quadri a Tolve, e che sfortunatamente il tuo sogno non è stato realizzato. Ti potevi acquistare onore, e non l'hai saputo conoscere. Forse ti mancarono i mezzi, oppure peccasti di negligenza? (ben detto, caro ed amatis-
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e cosa ci fanno fare, mentre il patrio governo li fa ingrasciare nei bei Castelli Italiani.
Bisognava vedere come scappavano, e come alzavano le mani, quando in Agosto le nostre valorose truppe occuparono Gorizia. San Michele ed altri monti. Non c'erano Ufficiali o meglio Comandanti per fermarli, per contenerne l'impeto. che s'era scatenato come una tempesta.
Io, col mio Reggimento ero di rincalzo, sotto il violento fuoco delle artiglierie di tutti i calibri, calmo, sereno, aspettando il momento di entrare anche il mio piccolo timorino in funzione. Le fucilate fischiavano le grida dei feriti, le cannonate, il grido "Savoia" non ci facevano raccapezzare niente, e si stava tutti come accovacciati, aspettando gli ordini. Finalmente Gorizia è presa, e i nostri s'incamminano ancora verso Monte S. Marco, riescono ad occuparlo, ma non possono più continuare l'avanzata perchè stanche, esauste dal lungo tratto di cammino fatto di corsa e poi i comandi ricevuti.
Si sostò su questo monte, s'incominciò a lavorare per fare le trincee. Non ho avuto mai tanta vena come in quei giorni. Un picone, una pala erano i miei strumenti, e malgrado non abituato,riuscivo a fare il mio bravo ricovero.
L'artiglieria nemica ci tirava ancora, ma i
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proiettili andavano a cadere ad una certa distanza senza danno. QUalche volta però colpivano in pieno, ed un giorno una piccola scheggia mi molestò la mano sinistra, senza produrmi danno.
Cosi, sono stato alla presa di Gorizia ed un mese in trincea.
Quasi ogni giorno aeroplani nemici vengono ad esplorare le nostre posizioni, ma ecco che i nostri tanto lo aggirono, fino a quando doveva ripiegare, o puramente scendere fino ad una certa distanza per poterlo tirare coi fucili. Due gironi consecutivi due di detti aeroplani furono abbatuti. Il primo andò a cadere nelle loro trinceee, ed il secondo colpito in pieno bersaglio dalle nostre fucilerie, cadde nelle nostre linee. Puoi immaginare che sfacelo!
Al vederli combattere è bello. Mi sembrano tanti grossi pesci che s'inseguono ed il più piccolo che cerca svignarsela è imboccato dagli altri che ha forza e che si sente il coraggio di poterlo fare ....
Che bella invenzione! Ti dico che per me è una vera consolazione, mi diverto a guardarli, tanto più che una volta anche tu ne facesti dei quadri a Tolve, e che sfortunatamente il tuo sogno non è stato realizzato. Ti potevi acquistare onore, e non l'hai saputo conoscere. Forse ti mancarono i mezzi, oppure peccasti di negligenza? (ben detto, caro ed amatis-
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e cosa ci fanno fare, mentre il patrio governo li fa ingrasciare nei bei Castelli Italiani.
Bisognava vedere come scappavano, e come alzavano le mani, quando in Agosto le nostre valorose truppe occuparono Gorizia. San Michele ed altri monti. Non c'erano Ufficiali o meglio Comandanti per fermarli, per contenerne l'impeto. che s'era scatenato come una tempesta.
Io, col mio Reggimento ero di rincalzo, sotto il violento fuoco delle artiglierie di tutti i calibri, calmo, sereno, aspettando il momento di entrare anche il mio piccolo timorino in funzione. Le fucilate fischiavano le grida dei feriti, le cannonate, il grido "Savoia" non ci facevano raccapezzare niente, e si stava tutti come accovacciati, aspettando gli ordini. Finalmente Gorizia è presa, e i nostri s'incamminano ancora verso Monte S. Marco, riescono ad occuparlo, ma non possono più continuare l'avanzata perchè stanche, esauste dal lungo tratto di cammino fatto di corsa e poi i comandi ricevuti.
Si sostò su questo monte, s'incominciò a lavorare per fare le trincee. Non ho avuto mai tanta vena come in quei giorni. Un picone, una pala erano i miei strumenti, e malgrado non abituato,riuscivo a fare il mio bravo ricovero.
L'artiglieria nemica ci tirava ancora, ma i
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proiettili andavano a cadere ad una certa distanza senza danno. QUalche volta però colpivano in pieno, ed un giorno una piccola scheggia mi molestò la mano sinistra, senza produrmi danno.
Cosi, sono stato alla presa di Gorizia ed un mese in trincea.
Quasi ogni giorno aeroplani nemici vengono ad esplorare le nostre posizioni, ma ecco che i nostri tanto lo aggirono, fino a quando doveva ripiegare, o puramente scendere fino ad una certa distanza per poterlo tirare coi fucili. Due gironi consecutivi due di detti aeroplani furono abbatuti. Il primo andò a cadere nelle loro trinceee, ed il secondo colpito in pieno bersaglio dalle nostre fucilerie, cadde nelle nostre linee. Puoi immaginare che sfacelo!
Al vederli combattere è bello. Mi sembrano tanti grossi pesci che s'inseguono ed il più piccolo che cerca svignarsela è imboccato dagli altri che ha forza e che si sente il coraggio di poterlo fare ....
Che bella invenzione! Ti dico che per me è una vera consolazione, mi diverto a guardarli, tanto più che una volta anche tu ne facesti dei quadri a Tolve, e che sfortunatamente il tuo sogno non è stato realizzato. Ti potevi acquistare onore, e non l'hai saputo conoscere. Forse ti mancarono i mezzi, oppure peccasti di negligenza? (ben detto, caro ed amatis-
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e cosa ci fanno fare, mentre il patrio governo li fa ingrasciare nei bei Castelli Italiani.
Bisognava vedere come scappavano, e come alzavano le mani, quando in Agosto le nostre valorose truppe occuparono Gorizia. San Michele ed altri monti. Non c'erano Ufficiali o meglio Comandanti per fermarli, per contenerne l'impeto. che s'era scatenato come una tempesta.
Io, col mio Reggimento ero di rincalzo, sotto il violento fuoco delle artiglierie di tutti i calibri, calmo, sereno, aspettando il momento di entrare anche il mio piccolo timorino in funzione. Le fucilate fischiavano le grida dei feriti, le cannonate, il grido "Savoia" non ci facevano raccapezzare niente, e si stava tutti come accovacciati, aspettando gli ordini. Finalmente Gorizia è presa, e i nostri s'incamminano ancora verso Monte S. Marco, riescono ad occuparlo, ma non possono più continuare l'avanzata perchè stanche, esauste dal lungo tratto di cammino fatto di corsa e poi i comandi ricevuti.
Si sostò su questo monte, s'incominciò a lavorare per fare le trincee. Non ho avuto mai tanta vena come in quei giorni. Un picone, una pala erano i miei strumenti, e malgrado non abituato,riuscivo a fare il mio bravo ricovero.
L'artiglieria nemica ci tirava ancora, ma i
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proiettili andavano a cadere ad una certa distanza senza danno. QUalche volta però colpivano in pieno, ed un giorno una piccola scheggia mi molestò la mano sinistra, senza produrmi danno.
Cosi, sono stato alla presa di Gorizia ed un mese in trincea.
Quasi ogni giorno aeroplani nemici vengono ad esplorare le nostre posizioni, ma ecco che i nostri tanto lo aggirono, fino a quando doveva ripiegare, o puramente scendere fino ad una certa distanza per poterlo tirare coi fucili. Due gironi consecutivi due di detti aeroplani furono abbatuti. Il primo andò a cadere nelle loro trinceee, ed il secondo colpito in pieno bersaglio dalle nostre fucilerie, cadde nelle nostre linee. Puoi immaginare che sfacelo!
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e cosa ci fanno fare, mentre il patrio governo li fa ingrasciare nei bei Castelli Italiani.
Bisognava vedere come scappavano, e come alzavano le mani, quando in Agosto le nostre valorose truppe occuparono Gorizia. San Michele ed altri monti. Non c'erano Ufficiali o meglio Comandanti per fermarli, per contenerne l'impeto. che s'era scatenato come una tempesta.
Io, col mio Reggimento ero di rincalzo, sotto il violento fuoco delle artiglierie di tutti i calibri, calmo, sereno, aspettando il momento di entrare anche il mio piccolo timorino in funzione. Le fucilate fischiavano le grida dei feriti, le cannonate, il grido "Savoia" non ci facevano raccapezzare niente, e si stava tutti come accovacciati, aspettando gli ordini. Finalmente Gorizia è presa, e i nostri s'incamminano ancora verso Monte S. Marco, riescono ad occuparlo, ma non possono più continuare l'avanzata perchè stanche, esauste dal lungo tratto di cammino fatto di corsa e poi i comandi ricevuti.
Si sostò su questo monte, s'incominciò a lavorare per fare le trincee. Non ho avuto mai tanta vena come in quei giorni. Un picone, una pala erano i miei strumenti, e malgrado non abituato,riuscivo a fare il mio bravo ricovero.
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- Maria Ludovica Bitonti
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