Propaganda di guerra. Estratto del Bollettino della R. Società Geografica Italiana, (25 novembre 1917), n. 1
Transcription
Transcription history
-
e coalizione che viene tollerato o riconosciuto quando ha ragioni
semplicemente economiche, troverà sempre maggiori ostacoli da parte
di chi veda in ogni forma di associazione un motivo di risveglio
politico che voglio impedire o scongiurare.
<<E questo che si è detto degli operai, può ridirsi in gran parte
con poche varianti, dei lavoratori agricoli, per cui ogni inceppo al
progresso generale dell'economia e dell'agricoltura è un danno certo.
<<Resta - si dirà - per chi vive alla giornata, il rifugio dell'emigrazione.
Ma non tutti vogliono emigrare. Non tutti possono emigrare.
Gli emigranti saranno accolti all'estero solo in quanto convenga non
respongerli. La stessa ultima conferenza operaia generale di Berna,
nella sua proposte - che sono poi semplice proposte - ha riservati
tali casi di esclusione, tra malattie ed analfabetismo, che non so
quanti, fra contadini ed operai, si vedrebbero interdetta ogni emigrazione.
E sanno poi gli emigranti quali ambiente e quale trattamento
trovano semplicemente dove il loro paese è poco o mal considerato.
Due anni di lotta ardimentosa, disciplinata, costante, avevano rialzato
nell'opinione dei più lontani il credito degli Italiani; pareva avessero
acquistata proprio la virtù che più loro pareva mancare: la facoltà
dello sforzo ordinato, collettivo, costante!
<<Così, anche quando sembra che non coincida, risorge e vive nell'interesse
della patria l'interesse più legittimo di ogni cittadino;
pure dei più trascurati a cui la patria è talora matrigna. E ciò in
guerra più ancora che in pace. La guerra è un'orrenda cosa, ma ha la
sua logica la quale esige che si tragga alla sua conclusione: chi
vacilla e cede, spesso non fugge nemmeno al pericolo che vorrebbe
evitare. Napoleone si trasse dietro, nella campagna di Russia, i
sudditi degli Stati vassalli; la Germania, dopo avere straziate la Polonia
ed altre regioni della Russia, ne costringe i superstiti a combattere
ancora per una causa non propria, contro popoli liberi. E chi si
arrende oggi alla Germania in questa guerra, che, se soccombesse
l'Europa, sarebbe continuata dall'America e dal Giappone, probabilmente
sarebbe obbligato domani a combattere sotto gli ordini
del vincitore contro il proprio sentimento, contro il proprio interesse,
contro il proprio paese; e la sua resa non sarebbe valsa a salvargli
nè l'onore, nè gli interessi, nè la vita!>>.
ETTORE CICCOTTI
Deputato al Parlamento.
Tutti facciano il loro dovere!
Ogni cittadino può farlo. Ognuno può essere di una utilità grande
nella universale collaborazione se si renda conto della propria attitudine
a <<modificare l'ambiente>>. In molti luoghi, pur troppo,
questa modificazione è necessaria. In molti luoghi l'opera di elevazione
morale è stata proseguida soltanto da una minoranza a cui
l'indifferenza o la leggerezza o l'impazienza o l'inconsideratezza
della maggioranza ha reso più duri e meno fecondi gli sforzi.
Tutti, per esempio, hanno letto i bandi e gli avvertimenti del
Comando Supremo e del Ministero della Guerra sugli sbandati e
sui disertori. Che vi siano molti sbandati non è un fatto da cui si
debba trarre argomento di inerte sconforto e di pessimismo deprimente:
è una conseguenza dei dolorosi avvenimenti militari, a cui,
come a ogni altra, si può porre rimedio, se si vuole. E se non si
vuole, si concorre ad accrescere i pericoli presenti e futuri. Così
anche pei disertori. Ve ne sono in tutti i Paesi belligeranti, perchè
questo deliberato sbandamento individuale è un fenomeno che accompagna
tutte le guerre e che si aggrava in tutte le guerre di
lunga durata. Ma questo male si può frenare, se si vuole. E se non
si vuole, si concorre a indebolire quella resistenza su cui è fondata
ogni speranza, nonchè di vittoria, di salvezza.
Ora, i cattivi soldati possono persistere nella loro incoscienza
o nella loro fellonia soltanto se riescono a trovarsi fra cattivi cittadini.
Un ambiente dominato da una insufficiente e intorpidita
coscienza del dovere è malsano; esso favorisce e sviluppa i germi
dell'indisciplina del tradimento.
Se è convinzione onesta il principio da tutti accolto che chi
oggi si stacca in qualsiasi modo dalla compagine nazionale è un
nemico, chi non vuol sopportare la taccia di essere nemico della
Patria, persino quando la Patria fa appello a tutti i suoi figli, deve
aiutare a segregare e a domare il male, e farsi obbligo di denunziare
i colpevoli, perchè la denunzia in questi casi ha l'alto valore
disciplinare e morale dell'allarme che la sentinella grida al minimo
sospetto d'un'azione ostile. Ogni cittadino deve con la sua condotta,
con le sue parole - quando è opportuno parlare - e col suo
silenzio - quando è necessario tacere, - rendere irrespirabile
l'aria della nazione a tutti i traditori e a tutte le vittime inconscie
della propaganda di tradimento.
Questo bisogna considerare, che è un lato appena della complessa
funzione di ciascun Italiano, per vedere subito come non vi
sia persona la quale non possa concretare e precisare il suo ufficio
nell'<<esercito solo>>. Bisogna risanare l'ambiente; bisogna distruggere
gli elementi tossici che sono stati in esso diffusi. E nessuno è
così debole, così piccolo, così umile, così oscuro, che non possa
essere un prezioso collaboratore in questa impresa d'importanza
vitale.
Ogni cittadino renda fruttifere le parole di conconrdia e di disciplina
che echeggiano da ogni parte, proponendosi di collaborare alla
purificazione dell'ambiente.
(Riassunto dal Correre della Sera).
-
e coalizione che viene tollerato o riconosciuto quando ha ragioni
semplicemente economiche, troverà sempre maggiori ostacoli da parte
di chi veda in ogni forma di associazione un motivo di risveglio
politico che voglio impedire o scongiurare.
<<E questo che si è detto degli operai, può ridirsi in gran parte
con poche varianti, dei lavoratori agricoli, per cui ogni inceppo al
progresso generale dell'economia e dell'agricoltura è un danno certo.
<<Resta - si dirà - per chi vive alla giornata, il rifugio dell'emigrazione.
Ma non tutti vogliono emigrare. Non tutti possono emigrare.
Gli emigranti saranno accolti all'estero solo in quanto convenga non
respongerli. La stessa ultima conferenza operaia generale di Berna,
nella sua proposte - che sono poi semplice proposte - ha riservati
tali casi di esclusione, tra malattie ed analfabetismo, che non so
quanti, fra contadini ed operai, si vedrebbero interdetta ogni emigrazione.
E sanno poi gli emigranti quali ambiente e quale trattamento
trovano semplicemente dove il loro paese è poco o mal considerato.
Due anni di lotta ardimentosa, disciplinata, costante, avevano rialzato
nell'opinione dei più lontani il credito degli Italiani; pareva avessero
acquistata proprio la virtù che più loro pareva mancare: la facoltà
dello sforzo ordinato, collettivo, costante!
<<Così, anche quando sembra che non coincida, risorge e vive nell'interesse
della patria l'interesse più legittimo di ogni cittadino;
pure dei più trascurati a cui la patria è talora matrigna. E ciò in
guerra più ancora che in pace. La guerra è un'orrenda cosa, ma ha la
sua logica la quale esige che si tragga alla sua conclusione: chi
vacilla e cede, spesso non fugge nemmeno al pericolo che vorrebbe
evitare. Napoleone si trasse dietro, nella campagna di Russia, i
sudditi degli Stati vassalli; la Germania, dopo avere straziate la Polonia
ed altre regioni della Russia, ne costringe i superstiti a combattere
ancora per una causa non propria, contro popoli liberi. E chi si
arrende oggi alla Germania in questa guerra, che, se soccombesse
l'Europa, sarebbe continuata dall'America e dal Giappone, probabilmente
sarebbe obbligato domani a combattere sotto gli ordini
del vincitore contro il proprio sentimento, contro il proprio interesse,
contro il proprio paese; e la sua resa non sarebbe valsa a salvargli
nè l'onore, nè gli interessi, nè la vita!>>.
ETTORE CICCOTTI
Deputato al Parlamento.
Tutti facciano il loro dovere!
Ogni cittadino può farlo. Ognuno può essere di una utilità grande
nella universale collaborazione se si renda conto della propria attitudine
a <<modificare l'ambiente>>. In molti luoghi, pur troppo,
questa modificazione è necessaria. In molti luoghi l'opera di elevazione
morale è stata proseguida soltanto da una minoranza a cui
l'indifferenza o la leggerezza o l'impazienza o l'inconsideratezza
della maggioranza ha reso più duri e meno fecondi gli sforzi.
Tutti, per esempio, hanno letto i bandi e gli avvertimenti del
Comando Supremo e del Ministero della Guerra sugli sbandati e
sui disertori. Che vi siano molti sbandati non è un fatto da cui si
debba trarre argomento di inerte sconforto e di pessimismo deprimente:
è una conseguenza dei dolorosi avvenimenti militari, a cui,
come a ogni altra, si può porre rimedio, se si vuole. E se non si
vuole, si concorre ad accrescere i pericoli presenti e futuri. Così
anche pei disertori. Ve ne sono in tutti i Paesi belligeranti, perchè
questo deliberato sbandamento individuale è un fenomeno che accompagna
tutte le guerre e che si aggrava in tutte le guerre di
lunga durata. Ma questo male si può frenare, se si vuole. E se non
si vuole, si concorre a indebolire quella resistenza su cui è fondata
ogni speranza, nonchè di vittoria, di salvezza.
Ora, i cattivi soldati possono persistere nella loro incoscienza
o nella loro fellonia soltanto se riescono a trovarsi fra cattivi cittadini.
Un ambiente dominato da una insufficiente e intorpidita
coscienza del dovere è malsano; esso favorisce e sviluppa i germi
dell'indisciplina del tradimento.
Se è convinzione onesta il principio da tutti accolto che chi
oggi si stacca in qualsiasi modo dalla compagine nazionale è un
nemico, chi non vuol sopportare la taccia di essere nemico della
Patria, persino quando la Patria fa appello a tutti i suoi figli, deve
aiutare a segregare e a domare il male, e farsi obbligo di denunziare
i colpevoli, perchè la denunzia in questi casi ha l'alto valore
disciplinare e morale dell'allarme che la sentinella grida al minimo
sospetto d'un'azione ostile. Ogni cittadino deve con la sua condotta,
con le sue parole - quando è opportuno parlare - e col suo
silenzio - quando è necessario tacere, - rendere irrespirabile
l'aria della nazione a tutti i traditori e a tutte le vittime inconscie
della propaganda di tradimento.
Questo bisogna considerare, che è un lato appena della complessa
funzione di ciascun Italiano, per vedere subito come non vi
sia persona la quale non possa concretare e precisare il suo ufficio
nell'<<esercito solo>>. Bisogna risanare l'ambiente; bisogna distruggere
gli elementi tossici che sono stati in esso diffusi. E nessuno è
così debole, così piccolo, così umile, così oscuro, che non possa
essere un prezioso collaboratore in questa impresa d'importanza
vitale.
Ogni cittadino renda fruttifere le parole di conconrdia e di disciplina
che echeggiano da ogni parte, proponendosi di collaborare alla
purificazione dell'ambiente.
(Riassunto dal Correre della Sera).
-
e coalizione che viene tollerato o riconosciuto quando ha ragioni
semplicemente economiche, troverà sempre maggiori ostacoli da parte
di chi veda in ogni forma di associazione un motivo di risveglio
politico che voglio impedire o scongiurare.
<<E questo che si è detto degli operai, può ridirsi in gran parte
con poche varianti, dei lavoratori agricoli, per cui ogni inceppo al
progresso generale dell'economia e dell'agricoltura è un danno certo.
<<Resta - si dirà - per chi vive alla giornata, il rifugio dell'emigrazione.
Ma non tutti vogliono emigrare. Non tutti possono emigrare.
Gli emigranti saranno accolti all'estero solo in quanto convenga non
respongerli. La stessa ultima conferenza operaia generale di Berna,
nella sua proposte - che sono poi semplice proposte - ha riservati
tali casi di esclusione, tra malattie ed analfabetismo, che non so
quanti, fra contadini ed operai, si vedrebbero interdetta ogni emigrazione.
E sanno poi gli emigranti quali ambiente e quale trattamento
trovano semplicemente dove il loro paese è poco o mal considerato.
Due anni di lotta ardimentosa, disciplinata, costante, avevano rialzato
nell'opinione dei più lontani il credito degli Italiani; pareva avessero
acquistata proprio la virtù che più loro pareva mancare: la facoltà
dello sforzo ordinato, collettivo, costante!
<<Così, anche quando sembra che non coincida, risorge e vive nell'interesse
della patria l'interesse più legittimo di ogni cittadino;
pure dei più trascurati a cui la patria è talora matrigna. E ciò in
guerra più ancora che in pace. La guerra è un'orrenda cosa, ma ha la
sua logica la quale esige che si tragga alla sua conclusione: chi
vacilla e cede, spesso non fugge nemmeno al pericolo che vorrebbe
evitare. Napoleone si trasse dietro, nella campagna di Russia, i
sudditi degli Stati vassalli; la Germania, dopo avere straziate la Polonia
ed altre regioni della Russia, ne costringe i superstiti a combattere
ancora per una causa non propria, contro popoli liberi. E chi si
arrende oggi alla Germania in questa guerra, che, se soccombesse
l'Europa, sarebbe continuata dall'America e dal Giappone, probabilmente
sarebbe obbligato domani a combattere sotto gli ordini
del vincitore contro il proprio sentimento, contro il proprio interesse,
contro il proprio paese; e la sua resa non sarebbe valsa a salvargli
nè l'onore, nè gli interessi, nè la vita!>>.
ETTORE CICCOTTI
Deputato al Parlamento.
Tutti facciano il loro dovere!
Ogni cittadino può farlo. Ognuno può essere di una utilità grande
nella universale collaborazione se si renda conto della propria attitudine
a <<modificare l'ambiente>>. In molti luoghi, pur troppo,
questa modificazione è necessaria. In molti luoghi l'opera di elevazione
morale è stata proseguida soltanto da una minoranza a cui
l'indifferenza o la leggerezza o l'impazienza o l'inconsideratezza
della maggioranza ha reso più duri e meno fecondi gli sforzi.
Tutti, per esempio, hanno letto i bandi e gli avvertimenti del
Comando Supremo e del Ministero della Guerra sugli sbandati e
sui disertori. Che vi siano molti sbandati non è un fatto da cui si
debba trarre argomento di inerte sconforto e di pessimismo deprimente:
è una conseguenza dei dolorosi avvenimenti militari, a cui,
come a ogni altra, si può porre rimedio, se si vuole. E se non si
vuole, si concorre ad accrescere i pericoli presenti e futuri. Così
anche pei disertori. Ve ne sono in tutti i Paesi belligeranti, perchè
questo deliberato sbandamento individuale è un fenomeno che accompagna
tutte le guerre e che si aggrava in tutte le guerre di
lunga durata. Ma questo male si può frenare, se si vuole. E se non
si vuole, si concorre a indebolire quella resistenza su cui è fondata
ogni speranza, nonchè di vittoria, di salvezza.
Ora, i cattivi soldati possono persistere nella loro incoscienza
o nella loro fellonia soltanto se riescono a trovarsi fra cattivi cittadini.
Un ambiente dominato da una insufficiente e intorpidita
coscienza del dovere è malsano; esso favorisce e sviluppa i germi
dell'indisciplina del tradimento.
Se è convinzione onesta il principio da tutti accolto che chi
oggi si stacca in qualsiasi modo dalla compagine nazionale è un
nemico, chi non vuol sopportare
-
e coalizione che viene tollerato o riconosciuto quando ha ragioni
semplicemente economiche, troverà sempre maggiori ostacoli da parte
di chi veda in ogni forma di associazione un motivo di risveglio
politico che voglio impedire o scongiurare.
<<E questo che si è detto degli operai, può ridirsi in gran parte
con poche varianti, dei lavoratori agricoli, per cui ogni inceppo al
progresso generale dell'economia e dell'agricoltura è un danno certo.
<<Resta - si dirà - per chi vive alla giornata, il rifugio dell'emigrazione.
Ma non tutti vogliono emigrare. Non tutti possono emigrare.
Gli emigranti saranno accolti all'estero solo in quanto convenga non
respongerli. La stessa ultima conferenza operaia generale di Berna,
nella sua proposte - che sono poi semplice proposte - ha riservati
tali casi di esclusione, tra malattie ed analfabetismo, che non so
quanti, fra contadini ed operai, si vedrebbero interdetta ogni emigrazione.
E sanno poi gli emigranti quali ambiente e quale trattamento
trovano semplicemente dove il loro paese è poco o mal considerato.
Due anni di lotta ardimentosa, disciplinata, costante, avevano rialzato
nell'opinione dei più lontani il credito degli Italiani; pareva avessero
acquistata proprio la virtù che più loro pareva mancare: la facoltà
dello sforzo ordinato, collettivo, costante!
<<Così, anche quando sembra che non coincida, risorge e vive nell'interesse
della patria l'interesse più legittimo di ogni cittadino;
pure dei più trascurati a cui la patria è talora matrigna. E ciò in
guerra più ancora che in pace. La guerra è un'orrenda cosa, ma ha la
sua logica la quale esige che si tragga alla sua conclusione: chi
vacilla e cede, spesso non fugge nemmeno al pericolo che vorrebbe
evitare. Napoleone si trasse dietro, nella campagna di Russia, i
sudditi degli Stati vassalli; la Germania, dopo avere straziate la Polonia
-
e coalizione che viene tollerato o riconosciuto quando ha ragioni
semplicemente economiche, troverà sempre maggiori ostacoli da parte
di chi veda in ogni forma di associazione un motivo di risveglio
politico che voglio impedire o scongiurare.
Description
Save description- 41.87194||12.567379999999957||||1
Location(s)
Story location
- ID
- 5547 / 69761
- Contributor
- Società Geografica Italiana
Login to edit the languages
- Italiano
Login to edit the fronts
- Italian Front
Login to add keywords
- Home Front
- Propaganda
- Remembrance
- Trench Life
Login to leave a note