Rivista "La Guerra Italiana". N. 20
Transcription
Transcription history
-
pag. 310
Plezzo sporge le sue prime case tra gli alberi di una collina dominata da un campanile a cui le cannonate nemiche hanno tolta la cuspide di ardesia. Il campanile, mozzato, sembra una vecchia torre abbandonata. La cittadina è completamente deserta e mostra i segni di una fuga precipitosa, ordinata dalle autorità improvvisamente: i negozi sono aperti e sul tavolo di un mercante di panni le forbici si aprono sul taglio di una stoffa interrotto dalla fuga.
Le nostre truppe non entrano nella città per non sottoporre le abitazioni al martirio delle artiglierie nemiche che hanno incendiato la chiesa e demolito parecchie abitazioni. Anche ad un corteo di prigionieri presi sull'Javorcek hanno fatto percorrere un'altra via, quella della montagna, affinchè i cannoni nemici non distruggessero il pegno di una faticosa operazione.
Il corteo è giunto incolume, a traverso la strada maestra dell'Isonzo, sottratta alle minacce nemiche.
L'episodio di Monte Coston.
La conquista del Monte Coston presso la vallata dell'Astico, venne accolta — scrive un giornale di Vicenza — con viva soddisfazione, perchè qui si conosce l'importanza strategica della località.
I 123 prigionieri, fra i quali cinque ufficiali, di cui uno di grado superiore, appena arresisi, chiesero avidamente da bere; la siccità di settembre aveva esaurito il loro scarso rifornimento di acqua, nè potevano aver comunicazioni con l'altipiano di Folgaria e con l'alta vallata dell'Astico, che per mezzo di aeroplani ! Ebbero rifornimenti a mezzo di un velivolo che gettò dall'alto delle scatole di carne e pagnotte; ma alcune di queste insufficienti provviste, sbagliando traiettoria, caddero nelle nostre file; si possono immaginare i bei pepati commenti dai nostri soldati!
Un giovane prigioniero austriaco sedicenne, prima di depositare il fucile, proditoriamente sparò contro una nostra sentinella, freddandola: l'atto vile eccitò i nostri soldati che ben a ragione volevano linciarlo; fu salvato dal pronto accorrere degli ufficiali. Ha l'aspetto truce, l'occhio bieco di chi premedita la selvaggia vendetta.
Gli austriaci, prima di proseguire per i posti di concentramento, furono accuratamente disinfettati e cambiati; il loro passaggio pei paesi dell'alta vallata dell'Astico sollevò viva curiosità e così pure la vista del bottino catturato. Gli austriaci, provenienti dalla resa del Coston, sono giovanetti imberbi od anziani, di età più che matura, in gran parte padri di famiglia.
Un posto austriaco accerchiato.
In una corrispondenza al Secolo si narra un fatto d'arme vittorioso per i nostri nel Trentino al quale presero parte molti milanesi e il deputato on. Gasparotto.
« Con bella preparazione — scrive il corrispondente, che è un ufficiale — il nostro Comando voleva occupare una importante posizione, un'altura già resa nota nei comunicati ufficiali, ma che a me non è consentito di nominare, e difesa con accanimento dagli austriaci, i quali ne conoscevano tutta l'importanza. Il nostro Comando — sfuggendo e sfidando nel contempo l'insidia dei forti — riuscì ad ottenere l'accerchiamento del monte tanto disputato. Vani riuscirono gli sforzi dell'austriaco accerchiato per aprirsi un varco, vano riuscì lo sforzo di battaglioni austriaci accorsi per tentare dall'esterno di sfondare la forte linea armonicamente composta dalla rappresentanza di tutte le armi nostre. Ottenuto l'accerchiamento fu deciso l'assalto generale. Il nemico non beveva da tre giorni, ma si batteva accanitamente. La notte scambiava segnalazioni coi forti, i quali dovevano certamente dirgli: « resistete che arrivano rinforzi », e resisterono infatti; ma irresistibile fu l'ultimo assalto dei nostri. I difensori del monte, ritenuto da loro imprendibile, come dissero poi i prigionieri, dovettero arrendersi. L'on. Gasparotto — che partecipò con gli altri a questo movimento meraviglioso che costò ai nostri questa volta pochi sacrifici di uomini, ma molti disagi — per qualche momento fu creduto morto. La notizia si propalò fulminea su tutta la linea e arrivò naturalmente ai milanesi producendo grande impressione.
Poi, finalmente, si seppe che era invece vivo, più vivo che mai! E la notizia ricorse velocemente la linea riportando la letizia negli animi. »
foto - Questi grossi mortai possono appena essere smossi dallo sforzo simultaneo di cinquanta persone.
foto - I MORTI PER LA PATRIA
I MORTI PER LA PATRIA. — Da sinistra a destra; prima linea: marchese Sersale, di Casapulla (Caserta), ten. colonnello fanteria; Mario Campioni, di Milano, ten. colonn. alpini; Gaetano Reali, di Firenze, magg. bersaglieri; Siro Sacchetti, di Orte, capitano fanteria; Menotti di Francesco, di Aquila, capitano artiglieria; seconda linea: ing. Luigi Ferraris, di Saluzzo, tenente artiglieria; Eugenio Cannovale, di Messina, capitano di fanteria; avv. Loreto Starace, di Vico Equense, tenente fanteria; Filippo Criscuolo, di Spezia, tenente fanteria; Paolino Gibelli, di Oneglia, tenente fanteria; terza linea: Achille Besozzi, di Laveno, tenente alpini; avv. Ranieri Rocchi, di Perugia, tenente amministrazione; cav. Federico Marchetti, di Morrovalle (Macerata), ten. colonn. fanteria; Ernesto Leante, di Galatone (Lecce), sottoten. fanteria; Vito Pantaleo, di Bitonto, tenente fanteria; quarta linea: Alfredo Maurelli, di Milano, sottoten. fanteria; Adolfo Montoneri, di Avola, sottoten. artiglieria; Giovanni Monticone, di Torino, sottoten. fanteria; Luigi Costanzo, di Popolo (Casale), Capo torp. Medusa; ing. Giuseppe Spatocco, di Chieti, sottoten. artiglieria; quinta linea: Enrico Lobefalo, di Salerno, sottotenente fanteria; Giulio Selmi-Godart, di Modena, sottoten. fanteria; Mario Salsa, di Toirano (Genova), caporalmagg. fanteria; Angelo Albanesi, di Milano, caporalmagg. cavalleria; Giorgio Paolo Lazzari, di Milano, soldato di fanteria.
-
pag. 310
Plezzo sporge le sue prime case tra gli alberi di una collina dominata da un campanile a cui le cannonate nemiche hanno tolta la cuspide di ardesia. Il campanile, mozzato, sembra una vecchia torre abbandonata. La cittadina è completamente deserta e mostra i segni di una fuga precipitosa, ordinata dalle autorità improvvisamente: i negozi sono aperti e sul tavolo di un mercante di panni le forbici si aprono sul taglio di una stoffa interrotto dalla fuga.
Le nostre truppe non entrano nella città per non sottoporre le abitazioni al martirio delle artiglierie nemiche che hanno incendiato la chiesa e demolito parecchie abitazioni. Anche ad un corteo di prigionieri presi sull'Javorcek hanno fatto percorrere un'altra via, quella della montagna, affinchè i cannoni nemici non distruggessero il pegno di una faticosa operazione.
Il corteo è giunto incolume, a traverso la strada maestra dell'Isonzo, sottratta alle minacce nemiche.
L'episodio di Monte Coston.
La conquista del Monte Coston presso la vallata dell'Astico, venne accolta — scrive un giornale di Vicenza — con viva soddisfazione, perchè qui si conosce l'importanza strategica della località.
I 123 prigionieri, fra i quali cinque ufficiali, di cui uno di grado superiore, appena arresisi, chiesero avidamente da bere; la siccità di settembre aveva esaurito il loro scarso rifornimento di acqua, nè potevano aver comunicazioni con l'altipiano di Folgaria e con l'alta vallata dell'Astico, che per mezzo di aeroplani ! Ebbero rifornimenti a mezzo di un velivolo che gettò dall'alto delle scatole di carne e pagnotte; ma alcune di queste insufficienti provviste, sbagliando traiettoria, caddero nelle nostre file; si possono immaginare i bei pepati commenti dai nostri soldati!
Un giovane prigioniero austriaco sedicenne, prima di depositare il fucile, proditoriamente sparò contro una nostra sentinella, freddandola: l'atto vile eccitò i nostri soldati che ben a ragione volevano linciarlo; fu salvato dal pronto accorrere degli ufficiali. Ha l'aspetto truce, l'occhio bieco di chi premedita la selvaggia vendetta.
Gli austriaci, prima di proseguire per i posti di concentramento, furono accuratamente disinfettati e cambiati; il loro passaggio pei paesi dell'alta vallata dell'Astico sollevò viva curiosità e così pure la vista del bottino catturato. Gli austriaci, provenienti dalla resa del Coston, sono giovanetti imberbi od anziani, di età più che matura, in gran parte padri di famiglia.
Un posto austriaco accerchiato.
In una corrispondenza al Secolo si narra un fatto d'arme vittorioso per i nostri nel Trentino al quale presero parte molti milanesi e il deputato on. Gasparotto.
« Con bella preparazione — scrive il corrispondente, che è un ufficiale — il nostro Comando voleva occupare una importante posizione, un'altura già resa nota nei comunicati ufficiali, ma che a me non è consentito di nominare, e difesa con accanimento dagli austriaci, i quali ne conoscevano tutta l'importanza. Il nostro Comando — sfuggendo e sfidando nel contempo l'insidia dei forti — riuscì ad ottenere l'accerchiamento del monte tanto disputato. Vani riuscirono gli sforzi dell'austriaco accerchiato per aprirsi un varco, vano riuscì lo sforzo di battaglioni austriaci accorsi per tentare dall'esterno di sfondare la forte linea armonicamente composta dalla rappresentanza di tutte le armi nostre. Ottenuto l'accerchiamento fu deciso l'assalto generale. Il nemico non beveva da tre giorni, ma si batteva accanitamente. La notte scambiava segnalazioni coi forti, i quali dovevano certamente dirgli: « resistete che arrivano rinforzi », e resisterono infatti; ma irresistibile fu l'ultimo assalto dei nostri. I difensori del monte, ritenuto da loro imprendibile, come dissero poi i prigionieri, dovettero arrendersi. L'on. Gasparotto — che partecipò con gli altri a questo movimento meraviglioso che costò ai nostri questa volta pochi sacrifici di uomini, ma molti disagi — per qualche momento fu creduto morto. La notizia si propalò fulminea su tutta la linea e arrivò naturalmente ai milanesi producendo grande impressione.
Poi, finalmente, si seppe che era invece vivo, più vivo che mai! E la notizia ricorse velocemente la linea riportando la letizia negli animi. »
foto - Questi grossi mortai possono appena essere smossi dallo sforzo simultaneo di cinquanta persone.
foto - I MORTI PER LA PATRIA
I MORTI PER LA PATRIA. — Da sinistra a destra; prima linea: marchese Sersale, di Casapulla (Caserta), ten. colonnello fanteria; Mario Campioni, di Milano, ten. colonn. alpini; Gaetano Reali, di Firenze, magg. bersaglieri; Siro Sacchetti, di Orte, capitano fanteria; Menotti di Francesco, di Aquila, capitano artiglieria; seconda linea: ing. Luigi Ferraris, di Saluzzo, tenente artiglieria; Eugenio Cannovale, di Messina, capitano di fanteria; avv. Loreto Starace, di Vico Equense, tenente fanteria; Filippo Criscuolo, di Spezia, tenente fanteria; Paolino Gibelli, di Oneglia, tenente fanteria; terza linea: Achille Besozzi, di Laveno, tenente alpini; avv. Ranieri Rocchi, di Perugia, tenente amministrazione; cav. Federico Marchetti, di Morrovalle (Macerata), ten. colonn. fanteria; Ernesto Leante, di Galatone (Lecce), sottoten. fanteria; Vito Pantaleo, di Bitonto, tenente fanteria; quarta linea: Alfredo Maurelli, di Milano, sottoten. fanteria; Adolfo Montoneri, di Avola, sottoten. artiglieria; Giovanni Monticone, di Torino, sottoten. fanteria; Luigi Costanzo, di Popolo (Casale), Capo torp. Medusa; ing. Giuseppe Spatocco, di Chieti, sottoten. artiglieria; quinta linea: Enrico Lobefalo, di Salerno, sottotenente fanteria; Giulio Selmi-Godart, di Modena, sottoten. fanteria; Mario Salsa, di Toirano (Genova), caporalmagg. fanteria; Angelo Albanesi, di Milano, caporalmagg. cavalleria; Giorgio Paolo Lazzari, di Milano, soldato di fanteria.
-
pag. 310
Plezzo sporge le sue prime case tra gli alberi di una collina dominata da un campanile a cui le cannonate nemiche hanno tolta la cuspide di ardesia. Il campanile, mozzato, sembra una vecchia torre abbandonata. La cittadina è completamente deserta e mostra i segni di una fuga precipitosa, ordinata dalle autorità improvvisamente: i negozi sono aperti e sul tavolo di un mercante di panni le forbici si aprono sul taglio di una stoffa interrotto dalla fuga.
Le nostre truppe non entrano nella città per non sottoporre le abitazioni al martirio delle artiglierie nemiche che hanno incendiato la chiesa e demolito parecchie abitazioni. Anche ad un corteo di prigionieri presi sull'Javorcek hanno fatto percorrere un'altra via, quella della montagna, affinchè i cannoni nemici non distruggessero il pegno di una faticosa operazione.
Il corteo è giunto incolume, a traverso la strada maestra dell'Isonzo, sottratta alle minacce nemiche.
L'episodio di Monte Coston.
La conquista del Monte Coston presso la vallata dell'Astico, venne accolta — scrive un giornale di Vicenza — con viva soddisfazione, perchè qui si conosce l'importanza strategica della località.
I 123 prigionieri, fra i quali cinque ufficiali, di cui uno di grado superiore, appena arresisi, chiesero avidamente da bere; la siccità di settembre aveva esaurito il loro scarso rifornimento di acqua, nè potevano aver comunicazioni con l'altipiano di Folgaria e con l'alta vallata dell'Astico, che per mezzo di aeroplani ! Ebbero rifornimenti a mezzo di un velivolo che gettò dall'alto delle scatole di carne e pagnotte; ma alcune di queste insufficienti provviste, sbagliando traiettoria, caddero nelle nostre file; si possono immaginare i bei pepati commenti dai nostri soldati!
Un giovane prigioniero austriaco sedicenne, prima di depositare il fucile, proditoriamente sparò contro una nostra sentinella, freddandola: l'atto vile eccitò i nostri soldati che ben a ragione volevano linciarlo; fu salvato dal pronto accorrere degli ufficiali. Ha l'aspetto truce, l'occhio bieco di chi premedita la selvaggia vendetta.
Gli austriaci, prima di proseguire per i posti di concentramento, furono accuratamente disinfettati e cambiati; il loro passaggio pei paesi dell'alta vallata dell'Astico sollevò viva curiosità e così pure la vista del bottino catturato. Gli austriaci, provenienti dalla resa del Coston, sono giovanetti imberbi od anziani, di età più che matura, in gran parte padri di famiglia.
Un posto austriaco accerchiato.
In una corrispondenza al Secolo si narra un fatto d'arme vittorioso per i nostri nel Trentino al quale presero parte molti milanesi e il deputato on. Gasparotto.
« Con bella preparazione — scrive il corrispondente, che è un ufficiale — il nostro Comando voleva occupare una importante posizione, un'altura già resa nota nei comunicati ufficiali, ma che a me non è consentito di nominare, e difesa con accanimento dagli austriaci, i quali ne conoscevano tutta l'importanza. Il nostro Comando — sfuggendo e sfidando nel contempo l'insidia dei forti — riuscì ad ottenere l'accerchiamento del monte tanto disputato. Vani riuscirono gli sforzi dell'austriaco accerchiato per aprirsi un varco, vano riuscì lo sforzo di battaglioni austriaci accorsi per tentare dall'esterno di sfondare la forte linea armonicamente composta dalla rappresentanza di tutte le armi nostre. Ottenuto l'accerchiamento fu deciso l'assalto generale. Il nemico non beveva da tre giorni, ma si batteva accanitamente. La notte scambiava segnalazioni coi forti, i quali dovevano certamente dirgli: « resistete che arrivano rinforzi », e resisterono infatti; ma irresistibile fu l'ultimo assalto dei nostri. I difensori del monte, ritenuto da loro imprendibile, come dissero poi i prigionieri, dovettero arrendersi. L'on. Gasparotto — che partecipò con gli altri a questo movimento meraviglioso che costò ai nostri questa volta pochi sacrifici di uomini, ma molti disagi — per qualche momento fu creduto morto. La notizia si propalò fulminea su tutta la linea e arrivò naturalmente ai milanesi producendo grande impressione.
Poi, finalmente, si seppe che era invece vivo, più vivo che mai! E la notizia ricorse velocemente la linea riportando la letizia negli animi. »
foto - Questi grossi mortai possono appena essere smossi dallo sforzo simultaneo di cinquanta persone.
I MORTI PER LA PATRIA. — Da sinistra a destra; prima linea: marchese Sersale, di Casapulla (Caserta), ten. colonnello fanteria; Mario Campioni, di Milano, ten. colonn. alpini; Gaetano Reali, di Firenze, magg. bersaglieri; Siro Sacchetti, di Orte, capitano fanteria; Menotti di Francesco, di Aquila, capitano artiglieria; seconda linea: ing. Luigi Ferraris, di Saluzzo, tenente artiglieria; Eugenio Cannovale, di Messina, capitano di fanteria; avv. Loreto Starace, di Vico Equense, tenente fanteria; Filippo Criscuolo, di Spezia, tenente fanteria; Paolino Gibelli, di Oneglia, tenente fanteria; terza linea: Achille Besozzi, di Laveno, tenente alpini; avv. Ranieri Rocchi, di Perugia, tenente amministrazione; cav. Federico Marchetti, di Morrovalle (Macerata), ten. colonn. fanteria; Ernesto Leante, di Galatone (Lecce), sottoten. fanteria; Vito Pantaleo, di Bitonto, tenente fanteria; quarta linea: Alfredo Maurelli, di Milano, sottoten. fanteria; Adolfo Montoneri, di Avola, sottoten. artiglieria; Giovanni Monticone, di Torino, sottoten. fanteria; Luigi Costanzo, di Popolo (Casale), Capo torp. Medusa; ing. Giuseppe Spatocco, di Chieti, sottoten. artiglieria; quinta linea: Enrico Lobefalo, di Salerno, sottotenente fanteria; Giulio Selmi-Godart, di Modena, sottoten. fanteria; Mario Salsa, di Toirano (Genova), caporalmagg. fanteria; Angelo Albanesi, di Milano, caporalmagg. cavalleria; Giorgio Paolo Lazzari, di Milano, soldato di fanteria.
-
Plezzo sporge le sue prime case tra gli alberi di una collina dominata da un campanile a cui le cannonate nemiche hanno tolta la cuspide di ardesia. Il campanile, mozzato, sembra una vecchia torre abbandonata. La cittadina è completamente deserta e mostra i segni di una fuga precipitosa, ordinata dalle autorità improvvisamente: i negozi sono aperti e sul tavolo di un mercante di panni le forbici si aprono sul taglio di una stoffa interrotto dalla fuga.
Le nostre truppe non entrano nella città per non sottoporre le abitazioni al martirio delle artiglierie nemiche che hanno incendiato la chiesa e demolito parecchie abitazioni. Anche ad un corteo di prigionieri presi sull'Javorcek hanno fatto percorrere un'altra via, quella della montagna, affinchè [SIC] i cannoni nemici non distruggessero il pegno di una faticosa operazione.
Il corteo è giunto incolume, a traverso la strada maestra dell'Isonzo, sottratta alle minacce nemiche.
L'episodio di Monte Coston.
La conquista del Monte Coston presso la vallata dell'Astico, venne accolta — scrive un giornale di Vicenza — con viva soddisfazione, perchè [SIC] qui si conosce l'importanza strategica della località.
I 123 prigionieri, fra i quali cinque ufficiali, di cui uno di grado superiore, appena arresisi, chiesero avidamente da bere; la siccità di settembre aveva esaurito il loro scarso rifornimento di acqua, nè [SIC] potevano aver comunicazioni con l'altipiano di Folgaria e con l'alta vallata dell'Astico, che per mezzo di aeroplani ! Ebbero rifornimenti a mezzo di un velivolo che gettò dall'alto delle scatole di carne e pagnotte; ma alcune di queste insufficienti provviste, sbagliando traiettoria, caddero nelle nostre filel si possono immaginare i bei pepati commenti dai nostri soldati!
Un giovane prigioniero austriaco sedicenne, prima di depositare il fucile, proditoriamente sparò contro una nostra sentinella, freddandola: l'atto vile eccitò i nostri soldati che ben a ragione volevano linciarlo; fu salvato dal pronto accorrere degli ufficiali. Ha l'aspetto truce, l'occhio bieco di chi premedita la selvaggia vendetta.
Gli austriaci, prima di proseguire per i posti di concentramento, furono accuratamente disinfettati e cambiati; il loro passaggio pei paesi dell'alta vallata dell'Astico sollevò viva curiosità e così pure la vista del bottino catturato. Gli austriaci, provenienti dalla resa del Coston, sono giovanetti imberbi od anziani, di età più che matura, in gran parte padri di famiglia.
Un posto austriaco accerchiato.
In una corrispondenza al Secolo si narra un fatto d'arme vittorioso per i nostri nel Trentino al quale presero parte molti milanesi e il deputato on. Gasparotto.
« Con bella preparazione — scrive il corrispondente, che è un ufficiale — il nostro Comando voleva occupare una importante posizione, un'altura già resa nota nei comunicati ufficiali, ma che a me non è consentito di nominare, e difesa con accanimento dagli austriaci, i quali ne conoscevano tutta l'importanza. Il nostro Comando — sfuggendo e sfidando nel contempo l'insidia dei forti — riuscì ad ottenere l'accerchiamento del monte tanto disputato. Vani riuscirono gli sforzi dell'austriaco accerchiato per aprirsi un varco, vano riuscì lo sforzo di battaglioni austriaci accorsi per tentare dall'esterno di sfondare la forte linea armonicamente composta dalla rappresentanza di tutte le armi nostre. Ottenuto l'accerchiamento fu deciso l'assalto generale. Il nemico non beveva da tre giorni, ma si batteva accanitamente. La notte scambiava segnalazioni coi forti, i quali dovevano certamente dirgli: « resistete che arrivano rinforzi », e resisterono infatti; ma irresistibile fu l'ultimo assalto dei nostri. I difensori del monte, ritenuto da loro imprendibile, come dissero poi i prigionieri, dovettero arrendersi. L'on. Gasparotto — che partecipò con gli altri a questo movimento meraviglioso che costò ai nostri questa volta pochi sacrifici di uomini, ma molti disagi — per qualche momento fu creduto morto. La notizia si propalò fulminea su tutta la linea e arrivò naturalmente ai milanesi producendo grande impressione.
Poi, finalmente, si seppe che era invece vivo, più vivo che mai! E la notizia ricorse velocemente la linea riportando la letizia negli animi. »
[FIG. Questi grossi mortai possono appena essere smossi dallo sforzo simultaneo di cinquanta persone.]
I MORTI PER LA PATRIA. — Da sinistra a destra; prima linea: marchese Sersale, di Casapulla (Caserta), ten. colonnello fanteria; Mario Campioni, di Milano, ten. colonn. alpini; Gaetano Reali, di Firenze, magg. bersaglieri; Siro Sacchetti, di Orte, capitano fanteria; Menotti di Francesco, di Aquila, capitano artiglieria; seconda linea: ing. Luigi Ferraris, di Saluzzo, tenente artiglieria; Eugenio Cannovale, di Messina, capitano di fanteria; avv. Loreto Starace, di Vico Equense, tenente fanteria; Filippo Criscuolo, di Spezia, tenente fanteria; Paolino Gibelli, di Oneglia, tenente fanteria; terza linea: Achille Besozzi, di Laveno, tenente alpini; avv. Ranieri Rocchi, di Perugia, tenente amministrazione; cav. Federico Marchetti, di Morrovalle (Macerata), ten. colonn. fanteria; Ernesto Leante, di Galatone (Lecce), sottoten. fanteria; Vito Pantaleo, di Bitonto, tenente fanteria; quarta linea: Alfredo Maurelli, di Milano, sottoten. fanteria; Adolfo Montoneri, di Avola, sottoten. artiglieria; Giovanni Monticone, di Torino, sottoten. fanteria; Luigi Costanzo, di Popolo (Casale), Capo torp. Medusa; ing. Giuseppe Spatocco, di Chieti, sottoten. artiglieria; quinta linea: Enrico Lobefalo, di Salerno, sottotenente fanteria; Giulio Selmi-Godart, di Modena, sottoten. fanteria; Mario Salsa, di Toirano (Genova), caporalmagg. fanteria; Angelo Albanesi, di Milano, caporalmagg. cavalleria; Giorgio Paolo Lazzari, di Milano, soldato di fanteria.
-
Plezzo sporge le sue prime case tra gli alberi di una collina dominata da un campanile a cui le cannonate nemiche hanno tolta la cuspide di ardesia. Il campanile, mozzato, sembra una vecchia torre abbandonata. La cittadina è completamente deserta e mostra i segni di una fuga precipitosa, ordinata dalle autorità improvvisamente: i negozi sono aperti e sul tavolo di un mercante di panni le forbici si aprono sul taglio di una stoffa interrotto dalla fuga.
Le nostre truppe non entrano nella città per non sottoporre le abitazioni al martirio delle artiglierie nemiche che hanno incendiato la chiesa e demolito parecchie abitazioni. Anche ad un corteo di prigionieri presi sull'Javorcek hanno fatto percorrere un'altra via, quella della montagna, affinchè [SIC] i cannoni nemici non distruggessero il pegno di una faticosa operazione.
Il corteo è giunto incolume, a traverso la strada maestra dell'Isonzo, sottratta alle minacce nemiche.
L'episodio di Monte Coston.
La conquista del Monte Coston presso la vallata dell'Astico, venne accolta — scrive un giornale di Vicenza — con viva soddisfazione, perchè [SIC] qui si conosce l'importanza strategica della località.
I 123 prigionieri, fra i quali cinque ufficiali, di cui uno di grado superiore, appena arresisi, chiesero avidamente da bere; la siccità di settembre aveva esaurito il loro scarso rifornimento di acqua, nè [SIC] potevano aver comunicazioni con l'altipiano di Folgaria e con l'alta vallata dell'Astico, che per mezzo di aeroplani ! Ebbero rifornimenti a mezzo di un velivolo che gettò dall'alto delle scatole di carne e pagnotte; ma alcune di queste insufficienti provviste, sbagliando traiettoria, caddero nelle nostre filel si possono immaginare i bei pepati commenti dai nostri soldati!
Un giovane prigioniero austriaco sedicenne, prima di depositare il fucile, proditoriamente sparò contro una nostra sentinella, freddandola: l'atto vile eccitò i nostri soldati che ben a ragione volevano linciarlo; fu salvato dal pronto accorrere degli ufficiali. Ha l'aspetto truce, l'occhio bieco di chi premedita la selvaggia vendetta.
Gli austriaci, prima di proseguire per i posti di concentramento, furono accuratamente disinfettati e cambiati; il loro passaggio pei paesi dell'alta vallata dell'Astico sollevò viva curiosità e così pure la vista del bottino catturato. Gli austriaci, provenienti dalla resa del Coston, sono giovanetti imberbi od anziani, di età più che matura, in gran parte padri di famiglia.
Un posto austriaco accerchiato.
In una corrispondenza al Secolo si narra un fatto d'arme vittorioso per i nostri nel Trentino al quale presero parte molti milanesi e il deputato on. Gasparotto.
« Con bella preparazione — scrive il corrispondente, che è un ufficiale — il nostro Comando voleva occupare una importante posizione, un'altura già resa nota nei comunicati ufficiali, ma che a me non è consentito di nominare, e difesa con accanimento dagli austriaci, i quali ne conoscevano tutta l'importanza. Il nostro Comando — sfuggendo e sfidando nel contempo l'insidia dei forti — riuscì ad ottenere l'accerchiamento del monte tanto disputato. Vani riuscirono gli sforzi dell'austriaco accerchiato per aprirsi un varco, vano riuscì lo sforzo di battaglioni austriaci accorsi per tentare dall'esterno di sfondare la forte linea armonicamente composta dalla rappresentanza di tutte le armi nostre. Ottenuto l'accerchiamento fu deciso l'assalto generale. Il nemico non beveva da tre giorni, ma si batteva accanitamente. La notte scambiava segnalazioni coi forti, i quali dovevano certamente dirgli: « resistete che arrivano rinforzi », e resisterono infatti; ma irresistibile fu l'ultimo assalto dei nostri. I difensori del monte, ritenuto da loro imprendibile, come dissero poi i prigionieri, dovettero arrendersi. L'on. Gasparotto — che partecipò con gli altri a questo movimento meraviglioso che costò ai nostri questa volta pochi sacrifici di uomini, ma molti disagi — per qualche momento fu creduto morto. La notizia si propalò fulminea su tutta la linea e arrivò naturalmente ai milanesi producendo grande impressione.
Poi, finalmente, si seppe che era invece vivo, più vivo che mai! E la notizia ricorse velocemente la linea riportando la letizia negli animi. »
[FIG. Questi grossi mortai possono appena essere smossi dallo sforzo simultaneo di cinquanta persone.]
Description
Save descriptionLocation(s)
- ID
- 5850 / 66309
- Contributor
- Guglielmina Di Girolamo
October 10, 1915
Login to edit the languages
- Italiano
Login to edit the fronts
- Italian Front
Login to add keywords
- Home Front
Login to leave a note