Mario Baratta … [et al.], Pagine geografiche della nostra guerra. Raccolta delle conferenze tenute nell’anno 1916 alla Reale Società Geografica Italiana, Roma, presso la Reale Società Geografica Italiana, 1917
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pag. 2
Roma - Tip. dell'Unione Editrice, Via Federico cesi, 45.
pag. 3
PREFAZIONE
Nella prima decade dell' agosto del 1914 scoppiò uno spaventevole ciclone, che travolge il mondo, nè sembra che l'arcobaleno della pace stia per apparire nel cielo dell'Europa.
La coscienza popolare in Italia tosto indicò dover il nostro paese passare da un'onesta neutralità alla rivendicazione dei suoi diritti, privo essendo de'suoi naturali confini, esposto quindi ai pericoli di una invasione, mentre gli eletti fra i fratelli irredenti, da lustri e lustri, domandavano alla madre comune l'ambita tutela.
La tradizione nostra poi non poteva che trovarsi all'unisono nel fine supremo dei nostri alleati di debellare le egemonie con curanti dei diritti delle nazionalità e disposte a soffocare colla violenza il palpito dei popoli, che è palpito di libertà e di giustizia.
Combattono da quasi due anni i nostri fratelli fra aspre montagni in quasi sempre gelido clima, combattono, sotto la guida del nostro amato Sovrano, nella piena fede della vittoria.
Alla nostra Società incombevano due doveri, il primo cercare, co' suoi mezzi, di far conoscere la ragione geografica della nostra guerra, e preparare l'abito d'italianità nel nome dei luoghi, che la vittoria permetterà di ribattezzare, forte nei diritti della Storia.
Non è qua il luogo di parlare dei lavori, ormai condotti a compimento, di toponomastica delle terre nostre irredente; queste poche righe invece vogliono essere una prefazione ad un piccolo ciclo di conferenze, che si tennero nel 1916 nella Regia Università per nostra iniziativa, auspice il suo Rettore magnifico.
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PREFAZIONE
Nella prima decade dell' agosto del 1914 scoppiò uno spaventevole ciclone, che travolge il mondo, nè sembra che l'arcobaleno della pace stia per apparire nel cielo dell'Europa.
La coscienza popolare in Italia tosto indicò dover il nostro paese passare da un'onesta neutralità alla rivendicazione dei suoi diritti, privo essendo de'suoi naturali confini, esposto quindi ai pericoli di una invasione, mentre gli eletti fra i fratelli irredenti, da lustri e lustri, domandavano alla madre comune l'ambita tutela.
La tradizione nostra poi non poteva che trovarsi all'unisono nel fine supremo dei nostri alleati di debellare le egemonie con curanti dei diritti delle nazionalità e disposte a soffocare colla violenza il palpito dei popoli, che è palpito di libertà e di giustizia.
Combattono da quasi due anni i nostri fratelli fra aspre montagni in quasi sempre gelido clima, combattono, sotto la guida del nostro amato Sovrano, nella piena fede della vittoria.
Alla nostra Società incombevano due doveri, il primo cercare, co' suoi mezzi, di far conoscere la ragione geografica della nostra guerra, e preparare l'abito d'italianità nel nome dei luoghi, che la vittoria permetterà di ribattezzare, forte nei diritti della Storia.
Non è qua il luogo di parlare dei lavori, ormai condotti a compimento, di toponomastica delle terre nostre irredente; queste poche righe invece vogliono essere una prefazione ad un piccolo ciclo di conferenze, che si tennero nel 1916 nella Regia Università per nostra iniziativa, auspice il suo Rettore magnifico.
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PREFAZIONE
Nella prima decade dell' agosto del 1914 scoppiò uno spaventevole ciclone, che travolge il mondo, nè sembra che l'arcobaleno della pace stia per apparire nel cielo dell'Europa.
La coscienza popolare in Italia tosto indicò dover il nostro paese passare da un'onesta neutralità alla rivendicazione dei suoi diritti, privo essendo de'suoi naturali confini, esposto quindi ai pericoli di una invasione, mentre gli eletti fra i fratelli irredenti, da lustri e lustri, domandavano alla madre comune l'ambita tutela.
La tradizione nostra poi non poteva che trovarsi all'unisono nel fine supremo dei nostri alleati di debellare le egemonie con curanti dei diritti delle nazionalità e disposte a soffocare colla violenza il palpito dei popoli, che è palpito di libertà e di giustizia.
Combattono da quasi due anni i nostri fratelli fra aspre montagni in quasi sempre gelido clima, combattono, sotto la guida del nostro amato Sovrano, nella piena fede della vittoria.
Alla nostra Società incombevano due doveri, il primo cercare, co' suoi mezzi, di far conoscere la ragione geografica della nostra guerra, e preparare l'abito d'italianità nel nome dei luoghi, che la vittoria permetterà di ribattezzare, forte nei diritti della Storia.
Non è qua il luogo di parlare dei lavori, ormai condotti a compimento, di toponomastica delle terre nostre irredente; queste poche righe invece vogliono essere una prefazione ad un piccolo ciclo di conferenze, che si tennero nel 1916 nella Regia Università per nostra iniziativa, auspice il suo Rettore magnifico.
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