Propaganda di guerra. Estratto del Bollettino della R. Società Geografica Italiana, (25 novembre 1917), n. 1
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inglesi e 1.520.600 su navi elleniche. Oggi che le flotte mercantili
austro-tedesche sono requisite da noi o chiuse nei porti, come potrebbe
vivere il popolo italiano, come potrebbero funzionare le sue
industrie se noi dessimo alle marine inglese e nord-americana ragione
di serbare al proprio paese esclusivamente il tonnellaggio divenuto
così scarso?
Il problema del resto non sorgerebbe neppure; perchè mancherebbero
derrate e merci da trasportare. Nel 1916 su 291.729 tonn. di
frumento duro importate in Italia ben 285.930 venivano dagli Stati
Uniti; e nel primo semestre del 1917 su 257.138 tonn. ben 184.623 ci
giungevano dagli Stati Uniti e 50.076 dalle Indie britanniche. Su
1.538.819 tonn. di frumento tenero importante nel 1916, gli Stati Uniti
ce ne fornivano 1.020.140, l'Australia 150.856, il Canadà 31.436 e
l'Argentina neutrale 316.684. Nel primo semestre del 1917 su 859.758
tomm. importate dall'estero ben 349.107 ci furono date dall'Australia,
318.979 dagli Stati Uniti, 71.215 dall'India e solo 120.447 dall'Argentina.
Perchè dovrebbero i paesi alleati, i quali riducono i loro consumi,
mettono se stessi a razione per combattere il nemico, privarsi
di una parte dell'alimento oggi divenuto così prezioso per aiutare chi
avesse disertato la loro causa nel momento supremo? Pensino a
queste cifre coloro i quali affettano di lasciarsi persuadere soltanto
dalla reantà. Questa ci dice che su di noi cadrebbe non solo l'onta e
la vergogna, ma la fame, la carestia.
E come per il pane, per molti altri generi alimentari: per il
pesce, ad es., noi dipendiamo dagli Allieati o dalle loro marine. Su
188.337 quintali di merluzzo e stoccafisso importati nel 1° semestre,
l'Inghilterra ce ne mandava 92.842, il Canadà 36.183, mentre la neutrale
Norvegia poteva darcene 57.158.
Spaventosa diventerebbe la situazione delle industrie, e milioni
di lavoratori dovrebbero essere buttati sul lastrico, se ad esse
venisse a mancare quello che fu definito il loro pane: il carbone.
Su 8.064.900 tonn. di carbon fossile importate nel 1916 in Italia,
6.997.100 venivano dall'Inghilterra e 1.056.700 dagli Stati Uniti.
Su 2.579.500 tonn. importate nel 1° semestre del 1917 l'Inghilterra
ce ne fornì 2.297.000 e gli Stati Uniti 279.400. Su 97.746 tonn. di petrolio
importate nel 1916 gli Stati Uniti ce ne diedero 96.352; e su
46.469 tonn. importate nel 1° semestre del 1917 ce ne fornirono 46.442.
Invano una pace disonorevole potrebbe farci sperare di aver il carbone
dalla Germania, dove la produzione da 192 milioni di tonn. si
è ridotta a 120 milioni in ragion d'anno, insufficiente ai bisogno interni
ed alle richieste pressanti dei suoi alleati.
Come calzarci, se nel 1916 su 284.830 quintali di pelli di buoi e
vacche crude secche ne ricevemmo 115.345 dall'India, 25.631 dalla
Francia, 13.391 dall'Inghilterra, 2779 da Aden e se su 81.209 quintali
ricevuti nei primi sei mesi del 1917 l'India da sola ce ne mandò per
51.070 quintali? Come tenere in vita l'industria del cotone se su 2537
mila quintali importati nel 1916 ben 1852 venivano dagli Stati Uniti,
545 dall'India e 130 dall'Egitto; e se su 1197 mila quintali comperati
nel primo semestre del 1917 ne ottenemmo 900 dagli Stati Uniti, 247
dall'India e 48 dall'Egitto?
Poco meglio potrebbe vivere l'industria della lana, poichè circa
metà dei suoi approvvigionamenti dipende dai paesi belligeranti.
Su 498 mila quintali di lane naturali o sudicie importate nel 1916
l'Australia ce ne mandava 203,4 la Gran Bretagna 33,9 e la Francia 5,5;
su 75,5 mila quintali di lane lavate 25,6 venivano dalla Francia e
14,7 dall'Inghilterra.
Giova conoscere la realtà, non già per sentirc jugulati da alleati
più forti di noi, a condurre una guerra non voluta, ma per conoscere
bene la sorte che ci attenderebbe ove il coraggio venisse meno, ove
fallisse la tenacia nella resistenza. Se Inghilterra e Francia e Stati
Uniti nuotassero nell'abbondanza di frano, di carbone, di ferro, se
disponessero di una marina mercantile largamente esuberante ai loro
bisogni, e, nonostante ciò, si rifiutassero ad approvvigionarci nel
giorno in cui volessimo separare la nostra dalla loro causa, avremmo
ragione di parlare, come da taluno stoltamente si fece, di ricatto e
di jugulamento. Ma le cose non stanno così. Il tonnellaggio navale va
diventando ogni giorno più raro e prezioso; con qual diritto pretenderemmo
noi che gli Alleati si sottoponessero a rprivazioni grandi, se
noi disertassimo la causa comune? Il grano è dappertutto razionato;
e negli Stati Uniti il signor Hoover, controllare ai viveri, ha dinnanzi
a sè un problema singolarmente difficile. Con qual ragione chiederemmo
a lui di assegnarsi sulle sue scarse disponibilità i 20 od i 30 milioni
di quintali, che chiediamo ai soli Stati Uniti, senza contare
quel che chiediamo all'India e all'Australia? Si possono costringere
i nord-americani a ridurre il consumo del frumento; ma
bisogna che essi di ciò sappiano la cagione. Nè parrebbe ad essi
ragion sufficiente il sovvenire ai bisogni di chi avesse abbandonato
la loro causa.
Stringe il cuore dover ribattere argomenti venuti da parte nemica;
e che nessun italiano, il quale abbia senso d'onore, ha mai fatti
suoi. Ma fu d'uopo chiarire la verità: dovere ed interesse consigliano
di non dipartirci dalla via intrapresa, che è la via della resistenza fiduciosa.
LUIGI EINAUDI.
L'interesse della Patria
E' il titolo di un magnifico scritto dell'on. Ettore Ciccotti, pubblicato
nel Messaggero del 13 novembre. Articolo profondamente
buono, filosoficamente perfetto, dettato con la semplicità che ci vuole
per farsi intedere da chi più ha bisogno d'essere illuminato, non
solo su concetti astratti, che pur debbono essere parte fondamentale
della educazione sociale degli individui, a qualsiasi classe appartengono
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inglesi e 1.520.600 su navi elleniche. Oggi che le flotte mercantili
austro-tedesche sono requisite da noi o chiuse nei porti, come potrebbe
vivere il popolo italiano, come potrebbero funzionare le sue
industrie se noi dessimo alle marine inglese e nord-americana ragione
di serbare al proprio paese esclusivamente il tonnellaggio divenuto
così scarso?
Il problema del resto non sorgerebbe neppure; perchè mancherebbero
derrate e merci da trasportare. Nel 1916 su 291.729 tonn. di
frumento duro importate in Italia ben 285.930 venivano dagli Stati
Uniti; e nel primo semestre del 1917 su 257.138 tonn. ben 184.623 ci
giungevano dagli Stati Uniti e 50.076 dalle Indie britanniche. Su
1.538.819 tonn. di frumento tenero importante nel 1916, gli Stati Uniti
ce ne fornivano 1.020.140, l'Australia 150.856, il Canadà 31.436 e
l'Argentina neutrale 316.684. Nel primo semestre del 1917 su 859.758
tomm. importate dall'estero ben 349.107 ci furono date dall'Australia,
318.979 dagli Stati Uniti, 71.215 dall'India e solo 120.447 dall'Argentina.
Perchè dovrebbero i paesi alleati, i quali riducono i loro consumi,
mettono se stessi a razione per combattere il nemico, privarsi
di una parte dell'alimento oggi divenuto così prezioso per aiutare chi
avesse disertato la loro causa nel momento supremo? Pensino a
queste cifre coloro i quali affettano di lasciarsi persuadere soltanto
dalla reantà. Questa ci dice che su di noi cadrebbe non solo l'onta e
la vergogna, ma la fame, la carestia.
E come per il pane, per molti altri generi alimentari: per il
pesce, ad es., noi dipendiamo dagli Allieati o dalle loro marine. Su
188.337 quintali di merluzzo e stoccafisso importati nel 1° semestre,
l'Inghilterra ce ne mandava 92.842, il Canadà 36.183, mentre la neutrale
Norvegia poteva darcene 57.158.
Spaventosa diventerebbe la situazione delle industrie, e milioni
di lavoratori dovrebbero essere buttati sul lastrico, se ad esse
venisse a mancare quello che fu definito il loro pane: il carbone.
Su 8.064.900 tonn. di carbon fossile importate nel 1916 in Italia,
6.997.100 venivano dall'Inghilterra e 1.056.700 dagli Stati Uniti.
Su 2.579.500 tonn. importate nel 1° semestre del 1917 l'Inghilterra
ce ne fornì 2.297.000 e gli Stati Uniti 279.400. Su 97.746 tonn. di petrolio
importate nel 1916 gli Stati Uniti ce ne diedero 96.352; e su
46.469 tonn. importate nel 1° semestre del 1917 ce ne fornirono 46.442.
Invano una pace disonorevole potrebbe farci sperare di aver il carbone
dalla Germania, dove la produzione da 192 milioni di tonn. si
è ridotta a 120 milioni in ragion d'anno, insufficiente ai bisogno interni
ed alle richieste pressanti dei suoi alleati.
Come calzarci, se nel 1916 su 284.830 quintali di pelli di buoi e
vacche crude secche ne ricevemmo 115.345 dall'India, 25.631 dalla
Francia, 13.391 dall'Inghilterra, 2779 da Aden e se su 81.209 quintali
ricevuti nei primi sei mesi del 1917 l'India da sola ce ne mandò per
51.070 quintali? Come tenere in vita l'industria del cotone se su 2537
mila quintali importati nel 1916 ben 1852 venivano dagli Stati Uniti,
545 dall'India e 130 dall'Egitto; e se su 1197 mila quintali comperati
nel primo semestre del 1917 ne ottenemmo 900 dagli Stati Uniti, 247
dall'India e 48 dall'Egitto?
Poco meglio potrebbe vivere l'industria della lana, poichè circa
metà dei suoi approvvigionamenti dipende dai paesi belligeranti.
Su 498 mila quintali di lane naturali o sudicie importate nel 1916
l'Australia ce ne mandava 203,4 la Gran Bretagna 33,9 e la Francia 5,5;
su 75,5 mila quintali di lane lavate 25,6 venivano dalla Francia e
14,7 dall'Inghilterra.
Giova conoscere la realtà, non già per sentirc jugulati da alleati
più forti di noi, a condurre una guerra non voluta, ma per conoscere
bene la sorte che ci attenderebbe ove il coraggio venisse meno, ove
fallisse la tenacia nella resistenza. Se Inghilterra e Francia e Stati
Uniti nuotassero nell'abbondanza di frano, di carbone, di ferro, se
disponessero di una marina mercantile largamente esuberante ai loro
bisogni, e, nonostante ciò, si rifiutassero ad approvvigionarci nel
giorno in cui volessimo separare la nostra dalla loro causa, avremmo
ragione di parlare, come da taluno stoltamente si fece, di ricatto e
di jugulamento. Ma le cose non stanno così. Il tonnellaggio navale va
diventando ogni giorno più raro e prezioso; con qual diritto pretenderemmo
noi che gli Alleati si sottoponessero a rprivazioni grandi, se
noi disertassimo la causa comune? Il grano è dappertutto razionato;
e negli Stati Uniti il signor Hoover, controllare ai viveri, ha dinnanzi
a sè un problema singolarmente difficile. Con qual ragione chiederemmo
a lui di assegnarsi sulle sue scarse disponibilità i 20 od i 30 milioni
di quintali, che chiediamo ai soli Stati Uniti, senza contare
quel che chiediamo all'India e all'Australia? Si possono costringere
i nord-americani a ridurre il consumo del frumento; ma
bisogna che essi di ciò sappiano la cagione. Nè parrebbe ad essi
ragion sufficiente il sovvenire ai bisogni di chi avesse abbandonato
la loro causa.
Stringe il cuore dover ribattere argomenti venuti da parte nemica;
e che nessun italiano, il quale abbia senso d'onore, ha mai fatti
suoi. Ma fu d'uopo chiarire la verità: dovere ed interesse consigliano
di non dipartirci dalla via intrapresa, che è la via della resistenza fiduciosa.
LUIGI EINAUDI.
L'interesse della Patria
E' il titolo di un magnifico scritto dell'on. Ettore Ciccotti, pubblicato
nel Messaggero del 13 novembre. Articolo profondamente
buono, filosoficamente perfetto, dettato con la semplicità che ci vuole
per farsi intedere da chi più ha bisogno d'essere illuminato, non
solo su concetti astratti, che pur debbono essere parte fondamentale
della educazione sociale degli individui, a qualsiasi classe appartengono
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inglesi e 1.520.600 su navi elleniche. Oggi che le flotte mercantili
austro-tedesche sono requisite da noi o chiuse nei porti, come potrebbe
vivere il popolo italiano, come potrebbero funzionare le sue
industrie se noi dessimo alle marine inglese e nord-americana ragione
di serbare al proprio paese esclusivamente il tonnellaggio divenuto
così scarso?
Il problema del resto non sorgerebbe neppure; perchè mancherebbero
derrate e merci da trasportare. Nel 1916 su 291.729 tonn. di
frumento duro importate in Italia ben 285.930 venivano dagli Stati
Uniti; e nel primo semestre del 1917 su 257.138 tonn. ben 184.623 ci
giungevano dagli Stati Uniti e 50.076 dalle Indie britanniche. Su
1.538.819 tonn. di frumento tenero importante nel 1916, gli Stati Uniti
ce ne fornivano 1.020.140, l'Australia 150.856, il Canadà 31.436 e
l'Argentina neutrale 316.684. Nel primo semestre del 1917 su 859.758
tomm. importate dall'estero ben 349.107 ci furono date dall'Australia,
318.979 dagli Stati Uniti, 71.215 dall'India e solo 120.447 dall'Argentina.
Perchè dovrebbero i paesi alleati, i quali riducono i loro consumi,
mettono se stessi a razione per combattere il nemico, privarsi
di una parte dell'alimento oggi divenuto così prezioso per aiutare chi
avesse disertato la loro causa nel momento supremo? Pensino a
queste cifre coloro i quali affettano di lasciarsi persuadere soltanto
dalla reantà. Questa ci dice che su di noi cadrebbe non solo l'onta e
la vergogna, ma la fame, la carestia.
E come per il pane, per molti altri generi alimentari: per il
pesce, ad es., noi dipendiamo dagli Allieati o dalle loro marine. Su
188.337 quintali di merluzzo e stoccafisso importati nel 1° semestre,
l'Inghilterra ce ne mandava 92.842, il Canadà 36.183, mentre la neutrale
Norvegia poteva darcene 57.158.
Spaventosa diventerebbe la situazione delle industrie, e milioni
di lavoratori dovrebbero essere buttati sul lastrico, se ad esse
venisse a mancare quello che fu definito il loro pane: il carbone.
Su 8.064.900 tonn. di carbon fossile importate nel 1916 in Italia,
6.997.100 venivano dall'Inghilterra e 1.056.700 dagli Stati Uniti.
Su 2.579.500 tonn. importate nel 1° semestre del 1917 l'Inghilterra
ce ne fornì 2.297.000 e gli Stati Uniti 279.400. Su 97.746 tonn. di petrolio
importate nel 1916 gli Stati Uniti ce ne diedero 96.352; e su
46.469 tonn. importate nel 1° semestre del 1917 ce ne fornirono 46.442.
Invano una pace disonorevole potrebbe farci sperare di aver il carbone
dalla Germania, dove la produzione da 192 milioni di tonn. si
è ridotta a 120 milioni in ragion d'anno, insufficiente ai bisogno interni
ed alle richieste pressanti dei suoi alleati.
Come calzarci, se nel 1916 su 284.830 quintali di pelli di buoi e
vacche crude secche ne ricevemmo 115.345 dall'India, 25.631 dalla
Francia, 13.391 dall'Inghilterra, 2779 da Aden e se su 81.209 quintali
ricevuti nei primi sei mesi del 1917 l'India da sola ce ne mandò per
51.070 quintali? Come tenere in vita l'industria del cotone se su 2537
mila quintali importati nel 1916 ben 1852 venivano dagli Stati Uniti,
545 dall'India e 130 dall'Egitto; e se su 1197 mila quintali comperati
nel primo semestre del 1917 ne ottenemmo 900 dagli Stati Uniti, 247
dall'India e 48 dall'Egitto?
Poco meglio potrebbe vivere l'industria della lana, poichè circa
metà dei suoi approvvigionamenti dipende dai paesi belligeranti.
Su 498 mila quintali di lane naturali o sudicie importate nel 1916
l'Australia ce ne mandava 203,4 la Gran Bretagna 33,9 e la Francia 5,5;
su 75,5 mila quintali di lane lavate 25,6 venivano dalla Francia e
14,7 dall'Inghilterra.
Giova conoscere la realtà, non già per sentirc jugulati da alleati
più forti di noi, a condurre una guerra non voluta, ma per conoscere
bene la sorte che ci attenderebbe ove il coraggio venisse meno, ove
fallisse la tenacia nella resistenza. Se Inghilterra e Francia e Stati
Uniti nuotassero nell'abbondanza di frano, di carbone, di ferro, se
disponessero di una marina mercantile largamente esuberante ai loro
bisogni, e, nonostante ciò, si rifiutassero ad approvvigionarci nel
giorno in cui volessimo separare la nostra dalla loro causa, avremmo
ragione di parlare, come da taluno stoltamente si fece, di ricatto e
di jugulamento. Ma le cose non stanno così. Il tonnellaggio navale va
diventando ogni giorno più raro e prezioso; con qual diritto pretenderemmo
noi che gli Alleati si sottoponessero a rprivazioni grandi, se
noi disertassimo la causa comune? Il grano è dappertutto razionato;
e negli Stati Uniti il signor Hoover, controllare ai viveri, ha dinnanzi
a sè un problema singolarmente difficile. Con qual ragione chiederemmo
a lui di assegnarsi sulle sue scarse disponibilità i 20 od i 30 milioni
di quintali, che chiediamo ai soli Stati Uniti, senza contare
quel che chiediamo all'India e all'Australia? Si possono costringere
i nord-americani a ridurre il consumo del frumento; ma
bisogna che essi di ciò sappiano la cagione. Nè parrebbe ad essi
ragion sufficiente il sovvenire ai bisogni di chi avesse abbandonato
la loro causa.
Stringe il cuore dover ribattere argomenti venuti da parte nemica;
e che nessun italiano, il quale abbia senso d'onore, ha mai fatti
suoi. Ma fu d'uopo chiarire la verità: dovere ed interesse consigliano
di non dipartirci dalla via intrapresa, che è la via della resistenza fiduciosa.
LUIGI EINAUDI.
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inglesi e 1.520.600 su navi elleniche. Oggi che le flotte mercantili
austro-tedesche sono requisite da noi o chiuse nei porti, come potrebbe
vivere il popolo italiano, come potrebbero funzionare le sue
industrie se noi dessimo alle marine inglese e nord-americana ragione
di serbare al proprio paese esclusivamente il tonnellaggio divenuto
così scarso?
Il problema del resto non sorgerebbe neppure; perchè mancherebbero
derrate e merci da trasportare. Nel 1916 su 291.729 tonn. di
frumento duro importate in Italia ben 285.930 venivano dagli Stati
Uniti; e nel primo semestre del 1917 su 257.138 tonn. ben 184.623 ci
giungevano dagli Stati Uniti e 50.076 dalle Indie britanniche. Su
1.538.819 tonn. di frumento tenero importante nel 1916, gli Stati Uniti
ce ne fornivano 1.020.140, l'Australia 150.856, il Canadà 31.436 e
l'Argentina neutrale 316.684. Nel primo semestre del 1917 su 859.758
tomm. importate dall'estero ben 349.107 ci furono date dall'Australia,
318.979 dagli Stati Uniti, 71.215 dall'India e solo 120.447 dall'Argentina.
Perchè dovrebbero i paesi alleati, i quali riducono i loro consumi,
mettono se stessi a razione per combattere il nemico, privarsi
di una parte dell'alimento oggi divenuto così prezioso per aiutare chi
avesse disertato la loro causa nel momento supremo? Pensino a
queste cifre coloro i quali affettano di lasciarsi persuadere soltanto
dalla reantà. Questa ci dice che su di noi cadrebbe non solo l'onta e
la vergogna, ma la fame, la carestia.
E come per il pane, per molti altri generi alimentari: per il
pesce, ad es., noi dipendiamo dagli Allieati o dalle loro marine. Su
188.337 quintali di merluzzo e stoccafisso importati nel 1° semestre,
l'Inghilterra ce ne mandava 92.842, il Canadà 36.183, mentre la neutrale
Norvegia poteva darcene 57.158.
Spaventosa diventerebbe la situazione delle industrie, e milioni
di lavoratori dovrebbero essere buttati sul lastrico, se ad esse
venisse a mancare quello che fu definito il loro pane: il carbone.
Su 8.064.900 tonn. di carbon fossile importate nel 1916 in Italia,
6.997.100 venivano dall'Inghilterra e 1.056.700 dagli Stati Uniti.
Su 2.579.500 tonn. importate nel 1° semestre del 1917 l'Inghilterra
ce ne fornì 2.297.000 e gli Stati Uniti 279.400. Su 97.746 tonn. di petrolio
importate nel 1916 gli Stati Uniti ce ne diedero 96.352; e su
46.469 tonn. importate nel 1° semestre del 1917 ce ne fornirono 46.442.
Invano una pace disonorevole potrebbe farci sperare di aver il carbone
dalla Germania, dove la produzione da 192 milioni di tonn. si
è ridotta a 120 milioni in ragion d'anno, insufficiente ai bisogno interni
ed alle richieste pressanti dei suoi alleati.
Come calzarci, se nel 1916 su 284.830 quintali di pelli di buoi e
vacche crude secche ne ricevemmo 115.345 dall'India, 25.631 dalla
Francia, 13.391 dall'Inghilterra, 2779 da Aden e se su 81.209 quintali
ricevuti nei primi sei mesi del 1917 l'India da sola ce ne mandò per
51.070 quintali? Come tenere in vita l'industria del cotone se su 2537
mila quintali importati nel 1916 ben 1852 venivano dagli Stati Uniti,
545 dall'India e 130 dall'Egitto; e se su 1197 mila quintali comperati
nel primo semestre del 1917 ne ottenemmo 900 dagli Stati Uniti, 247
dall'India e 48 dall'Egitto?
Poco meglio potrebbe vivere l'industria della lana, poichè circa
metà dei suoi approvvigionamenti dipende dai paesi belligeranti.
Su 498 mila quintali di lane naturali o sudicie
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- 4 -
inglesi e 1.520.600 su navi elleniche. Oggi che le flotte mercantili
austro-tedesche sono requisite da noi o chiuse nei porti, come potrebbe
vivere il popolo italiano, come potrebbero funzionare le sue
industrie se noi dessimo alle marine inglese e nord-americana ragione
di serbare al proprio paese esclusivamente il tonnellaggio divenuto
così scarso?
Il problema del resto non sorgerebbe neppure; perchè mancherebbero
derrate e merci da trasportare. Nel 1916 su 291.729 tonn. di
frumento duro importate in Italia ben 285.930 venivano dagli Stati
Uniti; e nel primo semestre del 1917 su 257.138 tonn. ben 184.623 ci
giungevano dagli Stati Uniti e 50.076 dalle Indie britanniche. Su
1.538.819 tonn. di frumento tenero importante nel 1916, gli Stati Uniti
ce ne fornivano 1.020.140, l'Australia 150.856, il Canadà 31.436 e
l'Argentina neutrale 316.684. Nel primo semestre del 1917 su 859.758
tomm. importate dall'estero ben 349.107 ci furono date dall'Australia,
318.979 dagli Stati Uniti, 71.215 dall'India e solo 120.447 dall'Argentina.
Perchè dovrebbero i paesi alleati, i quali riducono i loro consumi,
mettono se stessi a razione per combattere il nemico, privarsi
di una parte dell'alimento oggi divenuto così prezioso per aiutare chi
avesse disertato la loro causa nel momento supremo? Pensino a
queste cifre coloro i quali affettano di lasciarsi persuadere soltanto
dalla reantà. Questa ci dice che su di noi cadrebbe non solo l'onta e
la vergogna, ma la fame, la carestia.
E come per il pane, per molti altri generi alimentari: per il
pesce, ad es., noi dipendiamo dagli Allieati o dalle loro marine. Su
188.337 quintali di merluzzo e stoccafisso importati nel 1° semestre,
l'Inghilterra ce ne mandava 92.842, il Canadà 36.183, mentre la neutrale
Norvegia poteva darcene 57.158.
Spaventosa diventerebbe la situazione delle industrie, e milioni
di lavoratori dovrebbero essere buttati sul lastrico, se ad esse
venisse a mancare quello che fu definito il loro pane: il carbone.
-
- 4 -
inglesi e 1.520.600 su navi elleniche. Oggi che le flotte mercantili
austro-tedesche sono requisite da noi o chiuse nei porti, come potrebbe
vivere il popolo italiano, come potrebbero funzionare le sue
industrie se noi dessimo alle marine inglese e nord-americana ragione
di serbare al proprio paese esclusivamente il tonnellaggio divenuto
così scarso?
Il problema del resto non sorgerebbe neppure; perchè mancherebbero
derrate e merci da trasportare. Nel 1916 su 291.729 tonn. di
frumento duro importate in Italia ben 285.930 venivano dagli Stati
Uniti; e nel primo semestre del 1917 su 257.138 tonn. ben 184.623 ci
giungevano dagli Stati Uniti e 50.076 dalle Indie britanniche. Su
1.538.819 tonn. di frumento tenero importante nel 1916, gli Stati Uniti
ce ne fornivano 1.020.140, l'Australia 150.856, il Canadà 31.436 e
l'Argentina neutrale 316.684. Nel primo semestre del 1917 su 859.758
tomm. importate dall'estero ben 349.107 ci furono date dall'Australia,
318.979 dagli Stati Uniti, 71.215 dall'India e solo 120.447 dall'Argentina.
Perchè dovrebbero i paesi alleati, i quali riducono i loro consumi,
mettono se stessi a razione per combattere il nemico, privarsi
di una parte dell'alimento oggi divenuto così prezioso per aiutare chi
avesse disertato la loro causa nel momento supremo? Pensino a
queste cifre coloro i quali affettano di lasciarsi persuadere soltanto
dalla reantà. Questa ci dice che su di noi cadrebbe non solo l'onta e
la vergogna, ma la fame, la carestia.
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inglesi e 1.520.600 su navi elleniche. Oggi che le flotte mercantili
austro-tedesche sono requisite da noi o chiuse nei porti, come potrebbe
vivere il popolo italiano, come potrebbero funzionare le sue
industrie se noi dessimo alle marine inglese e nord-americana ragione
di serbare al proprio paese esclusivamente il tonnellaggio divenuto
così scarso?
Il problema del resto non sorgerebbe neppure; perchè mancherebbero
derrate e merci da trasportare. Nel 1916 su 291.729 tonn. di
frumento duro importate in Italia ben 285.930 venivano dagli Stati
Uniti; e nel primo semestre del 1917 su 257.138 tonn. ben 184.623 ci
giungevano dagli Stati Uniti e 50.076 dalle Indie britanniche. Su
1.538.819 tonn. di frumento tenero importante nel 1916, gli Stati Uniti
ce ne fornivano 1.020.140, l'Australia 150.856, il Canadà 31.436 e
l'Argentina neutrale 316.684. Nel primo semestre del 1917 su 859.758
tomm. importate dall'estero ben 349.107 ci furono date dall'Australia,
318.979 dagli Stati Uniti, 71.215 dall'India e solo 120.447 dall'Argentina.
Perchè dovrebbero i paesi alleati, i quali riducono i loro consumi,
mettono se stessi a razione per combattere il nemico, privarsi
di una parte
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